A tre mesi dal voto di fiducia al Senato, il governo ha posto, tra le proteste di M5s, Lega e Fi, la fiducia sul ddl di riforma del processo penale. Era previsto l’inizio delle votazioni in Aula sul provvedimento che è alla lettura finale e contiene tra l’altro la delega sulle intercettazioni. I lavori sono stati sospese per la riunione della conferenza dei capigruppo per decidere il prosieguo. La votazione si terrà domani alle 13. Il dibattito sulla fiducia avrà inizio alle 11. Dopo il question time verranno esaminati gli ordini del giorno. Le dichiarazioni di voto finali, trasmesse in diretta televisiva, avranno inizio dalle 17.30. Il voto finale è atteso intorno alle 19.30.

La decisione di chiedere la fiducia è maturata in relazione alla necessità di approvare in via definitiva il testo. In Aula sono infatti previste circa 100 votazioni ma sul 70% degli emendamenti è stato chiesto il voto segreto. Dunque, per condurre in porto la riforma senza modifiche, il governo – spiegano fonti parlamentari – ha chiesto di porre la fiducia sul testo, come già fatto al Senato. Si confermano così i rumor sulla fiducia che, nei giorni scorsi, avevano già scatenato la contrarietà di Mdp e dei centristi e quella dell’Unione delle Camere penali e dell’Associazione nazionale magistrati.

Su intercettazioni e prescrizione, temi delicati, non ci saranno infatti voti segreti. Ma lo spettro dei franchi tiratori tornato ad aleggiare nei giorni scorsi ha “consigliato” di porre la fiducia sul provvedimento. Il tema non è solo il fuoco amico, dentro e fuori il Pd, che potrebbe far cadere il governo nel silenzio dell’urna, ma anche il rischio di affossare una legge attesa da anni, discussa per più di due anni in commissione e che la fiducia l’ha già incassata in Senato.

“La fiducia sul ddl di riforma del processo penale sarebbe un atto di vergognosa arroganza: il Pd continua, scientificamente, a mortificare il dibattito parlamentare e le dinamiche democratiche che dovrebbero guidare un percorso legislativo di qualità – dice il deputato di Forza Italia Francesco Paolo Sisto – Sono in discussione delle norme penali di grande e profonda rilevanza, e questo rende ancor più indigeribile la chiusura del Pd a qualsiasi modifica e il disprezzo dimostrato per le prerogative delle istituzioni parlamentari e soprattutto per i diritti fondamentali dei cittadini”. Protestano i deputati del M5S. I parlamentari pentastellati si sono avvicinati ai banchi del Governo esponendo alcuni cartelli, con su scritto #DistruggonoLaGiustizia. Il presidente di turno Simone Baldelli li ha richiamati all’ordine e fatto intervenire i commessi.  “Oggi si sancisce la debolezza di questo governo e di questa maggioranza, che perdono una grande occasione per discutere seriamente di giustizia in Parlamento. E’ una pagina nera” dice Nicola Molteni della Lega dopo che il governo ha posto la fiducia sul ddl penale.

L’iter del provvedimento è stato particolarmente tormentato. Dopo il via libera della commissione Giustizia del Senato ai primi d’agosto dell’anno scorso, in Aula si era arenato l’11 ottobre, impallinato dalle tensioni fra Ap e Pd e dal clima di attesa per il referendum sulle riforme costituzionali. E così, non era  tornato all’attenzione dell’assemblea prima del 28 febbraio scorso. Per poi ricevere il sì il 15 marzo solo grazie al voto di fiducia.

I punti fondamentali sono la prescrizione, la delega sulle intercettazioni e la riforma dell’ordinamento penitenziario. Per quanto riguarda la prescrizione si prevede un massimo di 3 anni per la sospensione dei termini: in caso di condanna in primo grado, uno stop di un anno e mezzo tra il processo di primo grado e l’appello, e la medesima sospensione tra secondo grado e Cassazione. L’aumento dei termini di prescrizione, con uno stop fino a 18 anni, è poi previsto per i reati contro la pubblica amministrazione, come la corruzione.

Sempre per quanto riguarda la durata del procedimento, se il testo dovesse ricevere il sì di Montecitorio, si inserisce il limite di 3 mesi per decidere se procedere o archiviare. Allo scadere del termine della durata massima delle indagini preliminari il pm avrà tempo 3 mesi per decidere se chiedere l’archiviazione o esercitare l’azione penale. Il limite – dopo una modifica introdotta nel corso dell’esame dell’aula – potrà essere prorogato di altri 3 mesi per inchieste di particolare complessità. Il limite previsto per i reati di mafia e terrorismo è invece di 12 mesi. In caso di mancata decisione entro il termine previsto l’indagine sarà avocata dal procuratore generale presso la Corte d’appello. Le nuove regole si applicheranno solo alle nuove iscrizioni di reato. Si introduce inoltre l’obbligo di archiviazione quando la persona offesa non abbia presentato opposizione e pm o pg insistano nel richiedere l’archiviazione stessa. Di contro viene abrogata la disposizione in base alla quali l’ordinanza di archiviazione è ricorribile per cassazione solo nei casi di nullità previsti per i procedimenti in camera di consiglio.

Molto discusso anche il punto che riguarda le intercettazioni. Nel ddl si prevede anche una delega al governo per la famosa questione della pubblicazione delle intercettazioni con l’inserimento di udienze filtro durante le quali i magistrati possono eliminare dagli atti quelle non penalmente rilevanti o che ledono la privacy soprattutto di soggetti terzi.

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