Secondo il Financial Times, il conto di Londra per la Brexit potrebbe lievitare fino alla ragguardevole cifra di 100 miliardi di euro. Ma Downing Street non ci sta e coglie la palla al balzo per attaccare Bruxelles. Theresa May accusa leader e funzionari europei di aver rivolto “minacce” sui negoziati per la Brexit con l’intento di “condizionare” le elezioni, aggiungendo che la posizione di Londra in questi giorni è stata deliberatamente “mal rappresentata“. La dichiarazione è arrivata al termine dell’incontro con la regina a Buckingham Palace per l’atto formale di scioglimento del Parlamento in vista delle elezioni anticipate già annunciate per l’8 giugno. Il placet della sovrana segna l’avvio ufficiale del conto alla rovescia, anche se la campagna elettorale – giocata soprattutto sulla Brexit – è iniziata da giorni, con il leader laburista Jeremy Corbyn e altre forze d’opposizione all’inseguimento dei favoritissimi Conservatori.

E David Davis, ministro britannico per la Brexit, ha puntualizzato in un’intervista ad Itv che la Gran Bretagna pagherà solo quanto è “legalmente dovuto” e non “semplicemente ciò che l’Ue vuole”. Il ministri ha aggiunto che “prendiamo sul serio sia i nostri diritti sia i nostri obblighi”, sostenendo che l’Unione Europea ha avviato la partita in modo “duro e ruvido”, ma non ha comunque ancora messo cifre sul tavolo.

L’analisi del Financial Times tiene in considerazione le richieste avanzate dagli Stati membri della Ue, in particolare Francia e Germania. La stima è nettamente più alta rispetto a quella circolata finora di 60 miliardi di euro – indicata dallo stesso Jean-Claude Juncker, presidente della Commissone europea – e riflette quello che il quotidiano finanziario descrive come “un indurimento” nella posizione negoziale. Secondo il Ft, la nuova cifra tiene conto dei 10-15 miliardi dei sussidi agricoli voluti da Parigi e Varsavia per il 2019/2020 e del rifiuto, da parte di Berlino, di lasciare a Londra la sua quota degli edifici comunitari.

“È nostra intenzione – ha spiegato Davis a Bbc Radio – arrivare a un accordo, ma dobbiamo mantenere un’opzione alternativa. Ecco perché Theresa May dice che nessun accordo è meglio di un cattivo accordo. Oggi ci vediamo chiedere 100 miliardi sui giornali. Siamo passati da 50 miliardi a 60, fino a 100. Questo dimostra che ha ragione. So che non si sa dove andremo a finire. La semplice verità – ha concluso – è che sarà un negoziato duro“, precisando che Londra rispetterà gli “obblighi internazionali, ma accanto a quelli, tra attività e passività, ci saranno anche i nostri diritti, non solo quello che la Commissione vuole”.

Ma la somma che il Regno Unito dovrà pagare per uscire dall’Unione europea “non è un castigo né una tassa“, ha spiegato il negoziatore della Commissione europea per la Brexit, Michel Barnier. “Sono stati presi degli impegni e si devono rispettare, è una questione di responsabilità“, ha detto in conferenza stampa, presentando le raccomandazioni della Commissione Ue per l’apertura dei negoziati con il Regno Unito. Barnier ha aggiunto che “il nostro obiettivo nella prima fase sarà di accordarci con il Regno Unito su una metodologia rigorosa per calcolare questi obblighi”, precisando che i negoziati non si concluderanno “rapidamente e in modo indolore“. E Theresa May ha annunciato che sarà una “donna tremendamente difficile” nei negoziati sulla Brexit, pur impegnandosi a garantire in tempi rapidi, senza però indicare una scadenza, i diritti dei cittadini Ue residenti nel Regno Unito.

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