Ci vogliono metodo e talento per trasformare in fake news, cioè balle, la verità, screditandola con una sventagliata di fake news autentiche. Matteo Renzi c’è riuscito confermando che merita il nomignolo di Bomba con cui lo conoscono nel suo paese di Rignano. Parlando a Matrix mercoledì sera ha scandito: “I giornalisti che stanno accompagnando Gentiloni dicono “ah, ma è un aereo normale“”, riferendosi all’ormai famoso Air Force Renzi, l’Airbus 340/500 che la presidenza del Consiglio ha preso da Etihad, la compagnia che controlla Alitalia. Il grande aereo, cioè, che quando era capo del governo Renzi si fece spedire a Fiumicino a febbraio 2016 con l’intenzione di trasformarlo da cima a fondo in aereo Vip per i viaggi intercontinentali. Senza riuscirci, però.

Invece di riconoscere l’insuccesso con onestà, Renzi che fa? Cambia le carte in tavola e fa passare come visionari raccontatori di frottole quei giornalisti e giornali gufi come Il Fatto che si sarebbero spesi per accreditare l’idea che l’aereo di Renzi fosse una roba specialissima. È vero l’esatto contrario. Il Fatto il 29 marzo di un anno fa scrisse che l’aereo in questione era un normalissimo velivolo di linea della compagnia Etihad con una livrea tutta araba, poco adatto allo scopo perché tirava carburante come un’idrovora, e scrisse anche che Renzi voleva cambiargli i connotati. Avrebbe voluto farlo diventare un jet lussuoso con una configurazione Vip, ritenuta più consona al suo rango di presidente, con la sala per le riunioni con i collaboratori, le docce, le cabine per il riposo, le aree riservate agli agenti di scorta. Il progetto però è rimasto al palo e l’Airbus è restato normale non perché Renzi ci ha ripensato in un soprassalto di sobrietà o per senso del risparmio. Ma semplicemente perché come scrisse Il Fatto c’erano mille difficoltà per riconfigurare quell’aereo e il restyling si è poi impantanato in un ginepraio di intoppi tecnici e burocratici.

La verità è che il piano di riconfigurazione del jumbo Etihad da aereo di linea in aereo Vip affidato ai tecnici Alitalia non è stato mai abbandonato né ai tempi di Renzi né dopo. Solo che perché l’operazione venga portata a compimento, ammesso che prima o poi un compimento ci sia, ci vorrà ancora un sacco di tempo. Almeno più di un anno e mezzo perché l’Airbus cambi faccia. Per ora ci sono poco più che progetti. Insomma, per l’Air Force in versione presidenziale si va dritti verso il 2019 e chissà chi ci sarà allora a palazzo Chigi. Un anno fa Il Fatto formulò una previsione che si è rivelata esatta sostenendo che difficilmente Renzi avrebbe fatto in tempo a salire da capo del governo su quell’aereo trasformato in jet Vip. Rispetto ad allora l’Air Force ha cambiato solo la livrea: sulle fiancate non ci sono più i simboli arabi di Etihad, ma campeggia la scritta Repubblica Italiana. All’interno, però, le scritte in arabo ancora ci sono. Così come sono al loro posto le file di poltrone usate dai passeggeri ai tempi in cui l’Airbus era utilizzato per i voli commerciali.

Renzi su quell’aereo non c’è mai salito, e nessuno ha mai capito perché. Forse avrebbe voluto salirci a restyling avvenuto, magari con una di quelle cerimonie in pompa magna che tanto gli piacevano, chissà. Nel frattempo altri del suo governo l’hanno usato tranquillamente l’Airbus, a partire da Paolo Gentiloni ministro degli Esteri. Anche perché quell’aereo parcheggiato in un hangar costa e anche parecchio, 40mila euro al giorno per il leasing, e lasciarlo fermo è uno spreco. Ora che Gentiloni è capo del governo lo sta usando di nuovo, da ultimo per la vista in Usa da Trump con un po’ di giornalisti al seguito.

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