Sono passati quasi cinquant’anni dall’introduzione del tempo pieno alla scuola primaria ma per il Meridione la Legge 820 del 1971 resta solo sulla carta: solo l’11,7% degli studenti iscritti alle elementari nelle Marche, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Calabria può avvalersi di questo diritto. Ancor peggio in Sicilia e Sardegna dove a frequentare la scuola a tempo pieno sono solo il 4,2% dei bambini. Al contrario la percentuale record si tocca al Nord Ovest, con il 38% di studenti che usufruiscono di questo diritto. Il dato arriva dai due nuovi portali dedicati all’Istruzione inaugurati dagli uffici di viale Trastevere in occasione della “settimana dell’amministrazione aperta” che nasce nell’ambito delle iniziative di open government avviate dal dipartimento della funzione pubblica.

Il Miur ha aperto i suoi cassetti al pubblico e tra i numeri spuntano i difetti di un sistema che fa acqua da più parti.  Il primo dato che balza all’occhio è proprio quello del tempo pieno che divide l’Italia in due. L’idea nata negli anni Settanta come risposta ai bisogni sociali dell’utenza e come laboratorio di innovazione in virtù dei tempi distesi per l’apprendimento e per lo spazio curricolare è una prerogativa solo del Settentrione: su un totale di 948.565 studenti che usufruiscono in Italia di questo diritto, infatti, ben il 38% sono iscritti nelle scuole del Nord Ovest, del Centro (25,8%) e del Nord Est 20,3%.

Se poi andiamo a vedere quanti studenti delle primarie paritarie usufruiscono di questa opportunità (31.507) scopriamo che le scuole di Marche, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Calabria riescono ad offrire il tempo pieno al 25,9% dei bambini. Nulla da fare, invece, per Sicilia e Sardegna: in questo caso nemmeno le paritarie suppliscono alle carenze dello Stato fermandosi ad un 2,7% di ragazzi che fanno il tempo pieno.

A proposito di paritarie (dove ci sono 332.548 studenti), i numeri dei portali del ministero smentiscono il pregiudizio sul Settentrione con molte più scuole non statali che al Sud: l’intero Meridione, infatti, registra il 26,5% degli iscritti che supera il dato del Nord Est (15,9%) e del Centro (20,1). La maggior parte degli alunni delle paritarie sono alla scuola elementare.  Addio anche all’idea che i bambini figli di immigrati siano nel Sud. Solo il 4% dei 647.185 ragazzi con cittadinanza non italiana presenti nelle nostre aule, infatti, è nelle isole, mentre il 9% si trova nel resto del Meridione. Ad accogliere questi ragazzi sono in primis il Nord Ovest con il 37,9% degli iscritti e il Nord Est che arriva ad ospitare il 25,6% degli studenti non oriundi. Se si analizza poi il dato riferito alle paritarie si scopre che in questo caso sono molto più le classi del Meridione (17,2%) che del Nord Est (14,3%) ad aprire le porte ai migranti.

Infine, la questione di genere tanto cara alla ministra Valeria Fedeli. Andando a vedere tra i numeri relativi al personale presente negli atenei si scopre che il mondo dell’Università non è per nulla rosa. I docenti di ruolo sono 50.354 ma solo 12.878 sono donne. Un parametro che vale anche tra i docenti a contratto dove su 26.871 professori, 10.620 sono femmine. Il dato non migliore nemmeno tra il personale non docente perché solo circa la metà è del gentil sesso così anche tra i tecnici amministrativi a tempo indeterminato e determinato.

Articolo Precedente

Scuola, i gestori della mensa a Bologna scioperano: 11mila bimbi a pranzo ricevono cracker, tonno e fagioli

next
Articolo Successivo

I test Invalsi non danno ‘giudizi oggettivi’ sugli studenti. A volte li rovesciano

next