Primarie il 30 aprile. Questo il verdetto della mediazione all’interno delle diverse anime dem e ratificato durante la Direzione Nazionale del Partito Democratico a Roma. I renziani, che spingevano per la data del 9 aprile, al fine di tenere vive le speranze di elezioni anticipate a giugno, escono dal ‘Nazareno’ rassegnati. “Le elezioni ancipite a giugno credo non siano più in campo” afferma il senatore Andrea Marcucci che poi glissa sulle esternazioni del Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda: “Credo ci siano meccanismi che Calenda conosce meglio di me” è il commento del senatore renziano. “Elezioni a giungo? E’ la matematica a dire che non ci sono più. E’ un dato oggettivo” è il commento rassegnato di Roberto Giachetti. Se rassegnazione si coglie nelle dichiarazioni ‘genziane’, sollievo dalle altre componenti Pd. “La data del 30 aprile per le primarie chiude la finestra elettorale di giugno perché sarebbe impossibile creare una crisi di governo mentre siamo in una fase congressuale”, è il commento di Cesare Damiano, vicino alla candidatura di Andrea Orlando. E mentre Francesco Boccia rivendica l’impossibilità di votare a giugno, come “un successo della candidatura di Michele Emiliano”, anche per Gianni Cuperlo: “la prospettiva del voto a giugno è tramontata”.

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Pd, primarie il 30 aprile. Direzione amara per Boccia e Cuperlo: “Non una parola sulla scissione”

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