Sono passati due anni da quando il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato la fine della “supplentite” ma a due mesi dall’inizio dell’anno scolastico ci sono ancora scuole di ogni ordine e grado che non hanno docenti e sono costrette a chiamare il supplente mettendo in scena una vera e propria caccia all’insegnante.
C’è chi è arrivato al punto di fare trecento telefonate per trovare un informatico e chi all’infanzia “Bambini del mondo” di Roma ha suggerito ai genitori di portare a casa i figli perché non si trovava una sostituta delle maestre ammalate.

Sul banco degli imputati c’è il sistema di chiamata che i dirigenti sono costretti ad adottare per scegliere dalle graduatorie il docente supplente. Una questione che riguarda le sostituzioni di pochi giorni ma anche quelle più lunghe che possono verificarsi per contratti che arrivano al termine dell’anno scolastico. E’ il caso dell’istituto “Avogadro” di Torino dove per una cattedra fino al 31 agosto con nove ore in questa scuola e altre nove all’istituto per geometri “Guarini” a pochi chilometri dall’altra sede, si è arrivati a inviare 300 richieste. “Il problema ha più facce. I tecnici sono abbastanza rari, poteva accadere con un elettronico, un meccanico. A questa cosa – spiega il dirigente Tommaso De Luca, presidente dell’Associazione scuole autonome del Piemonte – si è sommato il fatto che abbiamo iniziato a chiamare i supplenti tardi; lo abbiamo potuto fare solo quando l’ufficio scolastico territoriale ha terminato le sue operazioni”.

Ma questa non è l’unica questione. De Luca va alla radice del problema: “Diventare insegnante è diventata una cosa lunga, costosa sproporzionata rispetto ai benefici sociali. I giovani laureati se trovano altro da fare lo fanno”. La soluzione secondo il preside è una sola: “Il fabbisogno non è come il terremoto o una pestilenza si può prevedere in una forma quasi assoluta: basta vedere quante sono le classi funzionanti, confrontarle con i dati di previsione di pensionamenti e qualsiasi computer è in grado di fare un conto con uno scarto di errore minimo. Bisogna mandare a regime i sistemi di reclutamento: servono meccanismi snelli, non servono due anni e mezzo per fare un concorso”. Anche Daniela Beltrame, dirigente dell’Usr Veneto ammette che anche quest’anno non è stato facile soprattutto sul fronte disabili: “In Veneto su 7.985 posti di sostegno ne abbiamo coperti 4.800 con docenti titolari specializzati. Non è stato facile trovare queste persone. Sulle supplenze di pochi giorni c’è il sistema delle graduatorie che obbliga le scuole a fare queste chiamate, c’è un gran lavoro nelle segreterie. Oggi c’è la possibilità di usare i docenti del potenziamento ma si tratta di un parafulmine”.

I “nodi” al pettine di questo sistema li conosce bene Mario Rusconi, vice presidente dell’associazione nazionale presidi: “I dirigenti a volte chiamano quattro persone: una ha la 104, l’altra ha la gravidanza, l’altra ancora il puerperio. Pur avendo messo in ruolo 120mila persone non si può eliminare la supplentite. Bisogna usare sempre più l’organico funzionale che dovrebbe tuttavia servire per arricchire l’offerta formativa e non a tappare i buchi dei docenti assenti. La supplentite si può ridurre se i dirigenti e gli insegnanti iniziano ad organizzare delle attività comuni che possono impegnare gli studenti. Non sarà mai totalmente eliminato il supplente”.
Intanto a fare i conti con questi problemi sono i genitori dei più piccoli.

La supplentite ha fatto le sue vittime anche a Roma, nella scuola dell’infanzia comunale. La scorsa settimana alla “Bambini del mondo” di via Guglielmo degli Ubertini a causa della malattia di alcune maestre ai genitori è stato consigliato di tenere a casa i bambini: “E’ un problema che ci affligge da due-tre anni. Non essendo stata riaperta la graduatoria dell’inserimento di nuove supplenti pian piano la lista è terminata. Ogni giorno – spiega Vanda Basilone che ricopre la carica di posizione organizzativa – ci troviamo a sopperire nel miglior modo possibile il disagio che viene creato a genitori e bambini. Spesso ho tenuto anch’io la classe. Mercoledì scorso non mi avevano mandato tre supplenti e le insegnanti che fanno solitamente il turno del mattino avevano fatto otto ore al punto che una maestra ha avuto uno sbalzo di pressione. Il giorno dopo era in malattia creando un ulteriore problema. E’ stato consigliato ai genitori di portare a casa i bambini: sono stati avvertiti che c’erano delle difficoltà. E’ stata una scelta facoltativa ma necessaria”. Vanda Basilone pensa ai prossimi mesi: “Ora qualcuno saprà che abbiamo questa problematica. Va riaperta la graduatoria dei supplenti, la quarta fascia. Intanto per quest’anno la situazione è irrisolvibile. Durante il periodo delle assenze a causa dell’influenza la questione si aggraverà”.

Protesta originale. Da Firenze è partito un appello a Babbo Natale: “siamo un gruppo di mamme e papà della scuola Baracca di Firenze. Abbiamo contattato tutti ma, nonostante il Natale già alle porte, siamo ancora senza maestra. Abbiamo contattato Miur (che non ha mai risposto), Usr (con risposta di circostanza), l’assessore Giachi del Comune di Firenze (risposta non pervenuta) e ovviamente la Preside che non ci ha mai dato una risposta definitiva nonostante i tantissimi nostri tentativi di avere notizie sulla nostra situazione. Ora basta! Abbiamo deciso di puntare in alto! E se lo stato italiano e le istituzioni non vogliono darci una mano e garantirci la scuola dell’obbligo allora chiediamo a Babbo Natale!”.

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