Non molti di quelli che parlano (a sproposito?) del “sogno americano” lo raccontano ma, nonostante la grande ricchezza e la medicina avanzata, gli Stati Uniti hanno tra i peggiori indicatori di salute tra i paesi ricchi – vivono in media quattro anni in meno rispetto agli italiani. Nonostante questo, la longevità media negli Usa, come nelle altre nazioni avanzate, ha continuato ad aumentare senza soste dal dopoguerra. Lo scorso anno però due economisti americani hanno pubblicato uno studio sconcertante. La loro analisi ha evidenziato che dal 1999 al 2013 c’è stato un drastico incremento della mortalità tra i bianchi americani di età compresa tra i 45 anni ai 54 anni. Questo esito è in netta controtendenza rispetto ai dati di mortalità di tutte le altre etnie e gruppi di età negli Usa e rispetto ad altri paesi affluenti. Secondo gli autori, se il tasso di mortalità tra i bianchi di mezza età fosse continuato a diminuire con la stessa velocità del tasso di mortalità riscontrato tra il 1979 e il 1998, si sarebbero potuti evitare circa mezzo milione di morti.

Cos’ha ucciso queste persone? L’analisi delle cause di morte ha rivelato che l’incremento è in gran parte dovuto ad avvelenamenti da alcol e droga, cirrosi e suicidi. Sebbene tutti i gruppi di popolazione entro questa fascia di età abbiano vissuto un aumento della mortalità dovuto a queste cause, la fascia di popolazione meno istruita ha subito un aumento più accentuato. Qualcuno ha citato la crisi economica come causa scatenante, e si sa che la stessa ha mietuto parecchie vittime negli Usa e in Europa. Eppure questa spiegazione non sembra esauriente: questo incremento di mortalità è cominciato ben prima della crisi economica. Gli autori stessi si sono dichiarati possibilisti sull’ipotesi che i trends temporali sull’insicurezza economica e sulle disuguaglianze di reddito possano essere alla radice di questi esiti; ma perché allora questa catastrofe si è abbattuta solo sui bianchi americani? Il loro articolo non ha fornito risposte a questa domanda.

Secondo altri due autori, l’origine di questa crisi di mortalità risiede non solo nella marginalizzazione economica subita dalle persone di basso reddito, ma anche nella perdita di vantaggi sociali in precedenza attribuibili all’essere bianchi in America. In pratica, per i bianchi delle fasce meno abbienti, il sogno americano si è trasformato in un incubo. Noam Chomsky ha proposto però una tesi più profonda: il peggioramento delle condizioni economiche dei bianchi di mezza età negli Usa non è la vera causa di questa crisi di mortalità, ma solo un meccanismo esplicativo. La vera “causa delle cause” è la politica economica neoliberista particolarmente iniqua nei confronti delle classi medie. Lo stress economico patito da questa fascia di popolazione sarebbe poi sfociato in rabbia, frustrazione, e in un pervasivo senso d’impotenza auto-distruttivo. L’editoriale di Chomsky ha inoltre evidenziato come il successo di Trump sia in parte attribuibile al crescente senso d’ingiustizia percepito dagli stessi bianchi americani che muoiono in massa.

Un voto di protesta contro un sistema economico iniquo e politicamente corrotto è umanamente comprensibile – a proposito avete notato che le elezioni americane sembrano ormai diventate affari di famiglia? Prima è stato eletto Bush I, il padre, seguito da Bush II, il figlio – c’era da aspettarsi pure lo Spirito Santo oramai; dall’altra parte dello spettro politico invece, abbiamo avuto Clinton I, il marito, e ora rischiamo di vedere eletta Clinton II, la moglie.

Quello che è più difficile capire però è cosa c’entri Trump con la protesta nei confronti di un sistema iniquo. Le ingiustizie sociali e le crisi economiche producono opportunità politiche per gli affabulatori – Hitler non sarebbe mai stato preso sul serio senza le conseguenze del Trattato di Versailles e della Grande Depressione. Con modalità simili, Trump ha sfruttato la disperazione delle vittime delle riforme neoliberiste sostenute in modo bipartisan da Repubblicani e Democratici – secondo Gore Vidal non sono altro che due “ali destre” del Partito della (grande) Proprietà. Il demagogo dai capelli arancione non c’entra nulla con la sofferenza dei bianchi americani di mezza età uccisi da una politica economica dei magnati, dai magnati e per i magnati come lui. Soprattutto, da quando in qua la rivoluzione per una società più equa la fanno i miliardari che l’hanno resa iniqua? 

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