“Il cielo era rosso, infuocato. Vedevo i palazzi barcollare e franare davanti a me”, “Non si stava in piedi, il terreno sobbalzava di mezzo metro”, “Ci fu poi un silenzio assoluto”. Sono le testimonianze di chi ha vissuto il terremoto del Friuli del 1976 ed è sopravvissuto. Quel 6 maggio, qualche secondo prima delle 21.00, arrivò la prima scossa, subito dopo, neanche il tempo di realizzare cosa stesse succedendo, arrivò la seconda, ancora più potente. Il sisma, di magnitudo 6.4 Richter, rase al suolo interi paesi. Gravemente colpite Gemona, Artegna, Osoppo, Buja, San Daniele, tutti in provincia di Udine. Le vittime furono 989, secondo quella che poi diventò la Protezione civile, centinaia i feriti e migliaia i senzatetto che in un attimo videro sconvolta la loro esistenza. Dopo la prima emergenza, gestita dai militari ma anche autogestita dai civili sopravvissuti, i friulani passarono la prima estate da terremotati sotto le tende. La scossa di settembre spazzò definitivamente via la speranza di poter rientrare in tempi brevi nelle case rimaste in piedi  di Barbara Righini 

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Terremoto Friuli 1976, quelle case espropriate per ricostruire tutto com’era e dov’era prima. E evitare le new town

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