Matteo Renzi cerca la sponda di Angela Merkel sulla flessibilità di bilancio. Ma ottiene solo di essere ancora una volta rimbalzato. “E’ compito della Commissione decidere”, lo gela la Cancelliera. Così il vertice tra “Angela” e “Matteo” a Berlino, al di là della cordialità ostentata in conferenza stampa, si chiude con un nulla di fatto su tutti i fronti. Anche perché è lo stesso premier italiano a ridimensionare il perimetro delle richieste, limitandosi a rivolgere a Bruxelles una frecciatina e archiviando lo scontro frontale andato in scena nelle scorse settimane. Scontro che aveva al centro la partita più importante: i quasi 17 miliardi di deficit aggiuntivo (un punto di Pil) previsti dalla legge di Stabilità, che viene considerata a rischio di non conformità e su cui l’esecutivo Ue darà il proprio verdetto a maggio.

Il piatto forte, ora, diventano invece i 280 milioni che rappresentano la quota parte dell’Italia sul finanziamento da 3 miliardi promesso dall’Unione europea alla Turchia per la gestione dei flussi migratori. Soldi in cambio dei quali Ankara si è impegnata a frenare il flusso migratorio che dal Medio Oriente fa rotta verso l’Europa centrale e settentrionale. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan il 15 gennaio aveva auspicato che si sfruttasse il bilancio europeo prima di chiedere contributi nazionali. Ora Renzi fa marcia indietro e spiega che Roma è “da sempre disponibile a fare la propria parte” ma attende risposte sul “modo di intendere e concepire questo contributo”, cioè come dovrà essere contabilizzato. Ovviamente la richiesta è di tenerlo fuori dai vincoli del patto di stabilità. Del resto “la flessibilità è una condizione dell’elezione di Jean-Claude Juncker. Non credo che abbia cambiato idea”. Dubbio retorico, visto che il leader Pd sa molto bene che neanche due settimane fa, proprio rispondendo alle sue critiche, il lussemburghese ha rivendicato di essere stato lui a rendere più flessibili i patti di bilancio europei.

Non c’è più traccia della polemica con Berlino e anche degli attacchi al vetriolo a Bruxelles resta solo una battuta: “Alla Commissione hanno sempre tempo di fare conferenze stampa con i giornalisti, per cui avranno senza dubbio tempo di affrontare questo problema. Mi piacerebbe una risposta europea prima della conferenza di Londra sulla Siria”, prevista per il 4 febbraio. E a questo punto Merkel, di cui Renzi cercava l’assist, si sfila: “Non mi immischio in queste cose. È compito della Commissione decidere l’interpretazione. La cosa bella è questa, che anche quando si tratta della comunicazione sulla flessibilità accettiamo che ci siano interpretazioni della Commissione divergenti”.

“Il debito deve scendere, non per Angela ma per i miei figli” – Per quanto riguarda la partita davvero cruciale per l’Italia, quella del giudizio Ue sulla legge di Stabilità, Renzi si è limitato a ripetere quello che lo stesso Juncker ha ricordato il 15 gennaio: “La Commissione Ue ha adottato una comunicazione sulla flessibilità, questo è il punto di riferimento per noi. Non stiamo chiedendo di cambiare le regole, ma che le regole siano applicate senza equivoci”. Addio attacchi lancia in resta, Italia che “non si fa telecomandare” né “intimidire” e ha smesso di presentarsi “con il cappello in mano”. L’Italia in questi due anni “ha fatto riforme attese da vent’anni rispettando i parametri, e questo ci permette di tornare ad avere il segno più. Alla luce di questo nessuno ha dubbi sul fatto che il debito italiano debba scendere, anche se è per molti aspetti sostenibile e ha caratteristiche che non creano preoccupazione. Noi siamo i primi a dire che deve scendere, e lo dico non per far piacere ad Angela, io lo dico per i miei figli. Ma le politiche di austerity da sole non funzionano e non aiutano l’Europa a ripartire”.

La Cancelliera: “Siamo d’accordo sul fatto che i soldi vanno sbloccati” – “Abbiamo parlato anche della questione dei profughi e dell’accordo con la Turchia, la cui attuazione è urgente”, aveva esordito la Cancelliera dopo aver ricordato che l’anno prossimo la Germania avrà la presidenza del G20 e l’Italia del G7. “Siamo d’accordo sul fatto che il finanziamento da 3 miliardi debba essere sbloccato. Ankara ha dato il suo contributo, il flusso dei profughi è migliorato”. L’inquilino di Palazzo Chigi ha risposto abbassando la testa: “Abbiamo detto sì già il 29 novembre. Siamo disponibili e volenterosi di fare la nostra parte, non abbiamo nessun problema. Stiamo però aspettando che le istituzioni europee ci diano alcune risposte su dei quesiti che abbiamo formulato per le vie brevi sulla contabilizzazione di questo contributo. Ma non c’è nessun dubbio sul fatto che l’Italia è pronta a fare le propria parte. Certo è che per mesi il problema dell’immigrazione sembrava solo un problema italiano, ora è chiaro che non è così”. Per affrontare la questione migranti, “la leva deve essere la lotta alle cause. Occorre migliorare la situazione dei profughi in Libano, in Giordania e in Turchia” e “migliorare il pattugliamento dei mari”, aveva sottolineato Merkel.

Merkel: “Jobs Act nella direzione giusta” – Del resto Renzi aveva esordito rivendicando: “Per la prima volta sono qui non con un elenco di impegni e promesse ma con riforme, risultati. L’Italia non è più il problema dell’Europa, ha voglia di fare la propria parte. Siamo in un momento delicato, ne avverto la responsabilità. Tutti vogliamo un Europa più efficiente. Angela ci ha proposto di fare iniziative congiunte su industria 4.0, banda larga, digitale. Nei primi 11 mesi del 2015 l’import di prodotti tedeschi in Italia è aumentato di oltre il 7%. Che vuol dire che finalmente la ripresa in Italia la toccano con mano anche le aziende tedesche. Ci sono state alcune incomprensioni ma crediamo insieme anche combattere la disoccupazione oggi in Europa significa combattere il populismo che è un nemico comune”. La cancelliera ha dato atto che “il premier Renzi è partito con una agenda di riforme molto ambiziosa e il Jobs Act si muove nella direzione giusta. Il successo di queste riforme sarà un contributo importante all’Europa e all’Italia”. “Vogliamo organizzare una conferenza economica” per rafforzare la cooperazione economica bilaterale Italia-Germania, ha poi annunciato.

Il “rischio Maya” per la cultura europea – Il premier è poi tornato sul ruolo della cultura e della crescita economica per fermare i populismi. “E’ importante quello che Angela mi disse a Milano durante una cena con le rispettive famiglie: mi disse che c’era il “rischio Maya” per la cultura europea. Abbiamo bisogno di un’Europa che torni a essere degna del proprio passato“. Auspicio che salta all’occhio nei giorni della polemica sulle statue coperte in occasione della visita del presidente iraniano Rouhani. “Fondamentale la consapevolezza di due grandi Paesi fondatori che hanno avuto vicissitudini in passato ma oggi vogliono Europa che viaggi in modo totalmente diverso da quando avvenuto nel recente passato. Domani sarò a Ventotene per visitare i luoghi in cui Altiero Spinelli ebbe modo di parlare degli Stati uniti d’Europa”.

In Tunisia la missione di addestramento delle forze libiche – Sul fronte del possibile intervento occidentale in Libia, la Merkel ha detto che Germania e Italia possono fare di più, “possiamo mandare missioni militari per addestrare forze di sicurezza”. Ci sarà dunque una “missione di addestramento” delle forze di sicurezza, ma “non in Libia, in Tunisia. E potrà cominciare con il governo unitario in Libia”.

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