Troppi malintesi perché Bruxelles non ha un interlocutore a Roma. Così almeno sostengono fonti dell’Unione Europea parlando con l’agenzia Ansa. Alla commissione Ue risponde il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, impegnato in queste ore in un vertice con i colleghi europei. “Abbiamo un continuo dialogo con le istituzioni, abbiamo un ministro degli Esteri, degli Interni, dell’Economia, l’Italia ha un governo nel pieno dei suoi poteri”. In precedenza Gentiloni aveva definito quelle di Bruxelles dei giorni scorsi “polemiche inutili“. Sul punto interviene anche l’Alto rappresentante per gli Affari Esteri dell’Ue Federica Mogherini, che già pare avere problemi con il governo Renzi e con il Pd: “I canali con il governo italiano sono aperti, funzionano, ci sono costanti scambi e il lavoro comune con il governo italiano funziona”. A loro si aggiunge anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei Sandro Gozi: “Queste dichiarazioni sono inusuali, però noi riteniamo che si risolvano con la politica ed affrontando i temi che abbiamo posto sul tavolo, innanzitutto nell’interesse di quell’Europa che deve cambiare. Noi non abbiamo problemi personali con nessuno dei membri della Commissione. Se le fonti anonime volevano riavviare il dialogo, ben venga. Ma l’Italia ha i suoi punti fermi e li ha messi bene in chiaro, su cosa l’Ue deve fare per cambiare”.

Le cosiddette “fonti europee” citate dall’Ansa osservano come “i problemi di comunicazione possano diventare problemi politici”. Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker “era e resta amico” del presidente del Consiglio Matteo Renzi ed il miglior alleato dell’Italia. Ma i nervi sono saltati, la scorsa settimana, perché “Bruxelles non ha un interlocutore per dialogare con Roma sui dossier più delicati”. Le fonti definiscono il rappresentante permanente dell’Italia, Stefano Sannino, come il miglior ambasciatore a Bruxelles e riferiscono che è estremamente apprezzato il suo lavoro di mediazione. A mancare sarebbe il dialogo continuo con gli sherpa che le altre capitali inviano sui diversi temi specifici: un metodo di lavoro che permette di smussare gli angoli, come accaduto ad esempio con la Francia che in autunno ha inviato specialisti per “negoziare per settimane” fino all’ultima virgola sulla bozza di finanziaria. A Bruxelles negli ultimi mesi si è invece osservato un vuoto di comunicazione con Roma, vuoto che ha portato a ricostruzioni fattuali fuorvianti tanto sulle banche, quanto sull’Ilva e la flessibilità.

Per la questione delle banche, è stato sottolineato che lo stesso Renzi era stato informato della posizione della Commissione in una riunione a margine del G20 ad Antalya. Ma ha sollevato sconcerto anche la questione delle dimissioni dell’esperto giuridico Carlo Zadra, unico funzionario italiano nel gabinetto Juncker, che sarebbero state strumentalizzate politicamente. E’ poi considerato particolarmente problematico il blocco dell’Italia sul finanziamento del fondo di 3 miliardi di euro a favore dei profughi siriani in Turchia. Un versamento che per la Ue è da fare al più presto per rispettare gli accordi con Ankara, ma che è ancora fermo nonostante la Commissione abbia “messo per iscritto” quanto chiesto dall’Italia, ovvero che i fondi messi a disposizione della Turchia non saranno inseriti nel calcolo nel deficit. Ed anche sulla flessibilità, a Bruxelles si osserva che già alla fine del 2015 è stato raggiunto l’accordo politico perché possano essere cumulate quella per gli investimenti, quella per le riforme strutturali e quella per i rifugiati. Sono però ancora da discutere nel dettaglio le cifre.

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