FullSizeRender[1]

Rileggere il passato col senno di poi. Dubbi, interrogativi, cicatrici indelebili e la ricerca di una verità. Nessuna rivincita da consumare. “Federico morì a 5 anni e mezzo, di cui 2 di malattia”. Una magra consolazione quando progresso e tecnologia corrono più veloci di ricerche, sentenze di tribunale e studi epidemiologici. Non è mai troppo tardi. “La sua scuola era accanto ad un traliccio dell’alta tensione. Ci ho riflettuto molto, col tempo. Chissà se…”. Quel ‘chissà’ è l’ombra di un elettrodotto, impresso sullo sfondo di un decesso, leucemia linfoblastica acuta, chiodo fisso nei pensieri di mamma: “Solo coincidenze? Oppure ci sono delle correlazioni?”.

convegno-elettroClaudia Nasi da Reggio Emilia presiede “Casina dei Bimbi”, una rete (molto attiva!) di volontariato e sostegno partecipato per bambini malati e rispettive famiglie, bisognose d’aiuto: s’è presa la briga di organizzare in Campidoglio a Roma un convegno (di questi tempi!) coraggioso non solo per l’argomento: “Sensibilità Chimica Multipla ed Elettrosensibilità, due realtà… negate”. Al tavolo dei relatori c’erano medici, scienziati e ricercatori. Alle spalle di un’Aula Giulio Cesare chiusa per commissariamento prefettizio, il palcoscenico è stato di Claudia Nasi: “Nell’asilo di mio figlio – ha raccontato composta – dopo Federico s’ammalò un altro bambino di leucemia. E poi un altro ancora, di cancro”. La sua iniziativa ha gettato un sassolino nello stagno dell’indifferenza, mentre tra i banchi delle classi italiane è arrivata l’irradiazione Wi-Fi e nella Reggio di suo figlio, oggi spuntano altri genitori prudenti: “Non ci sono sufficienti indagini epidemiologiche, manca un registro tumori, servono studi approfonditi anche sull’uso di moderne tecnologie – ha chiuso la Presidente della Onlus emiliana – Bisognerebbe capire se esiste o meno una correlazione tra l’incidenza tumorale giovanile-infantile e la presenza di elettrosmog nell’ambiente”. Già. Ma è tutt’altro che facile.

Federico scoprì il male nel 1999. Tra Oncologia Pediatrica a Parma e un trapianto di midollo a Bologna, morì nel 2001. Eravamo nel pieno della stagione del tira e molla, del detto e non detto, tra precauzione e negazione. Può sembrare assurdo, ma alle soglie del 2000 (cioè prima del DM 381/98) non esistevano limiti di legge per arginare l’elettrosmog magnetico ed elettromagnetico. Un colpevole vuoto legislativo: la mancata applicazione del Decreto Ruffolo (art. 5, Dpcm, 23 aprile 1992) sul risanamento degli elettrodotti dell’Enel in prossimità di abitazioni e scuole (il provvedimento del ministro ambientalista venne varato proprio per scongiurare il pericolo della nocività dei campi magnetici generati dagli elettrodotti, sospettati di causare l’insorgere della leucemia nei bambini) finì nel suo rinvio col Decreto Baratta (Governo Dini), di fatto pietra tombale sull’obbligo di presentare ed attuare un piano nazionale di risanamento dei tralicci.

Quelli erano gli anni della partecipazione popolare, della cittadinanza attiva e vigile sull’inquinamento ambientale. Nel 1998 la rivolta organizzata dei genitori della scuola elementare Giacomo Leopardi di Roma arrivò alla costituzione di ‘Bambini senza Radiazioni’, un’associazione della zona di Monte Mario impegnata su più fronti (scientifico, politico, legale e sociale): dopo una serie di monitoraggi, esposti e azioni simboliche (alcune mamme si incatenarono fuori scuola per tutelare i piccoli!) riuscì a far smantellare dall’area i tralicci dell’Enel, portando al sequestro dei ripetitori di Radio Maria e di quelli di telefonia mobile della Telecom.

La media più alta in Italia di incidenza di tumori e leucemie infantili nel territorio intorno a S. Maria di Galeria, spinse poi altri papà e mamme alla formazione del comitato ‘Bambini senza Onde’: dieci anni di processo penale (due sessioni di primo grado, altrettante d’appello e ben tre in Cassazione!) servirono ad arginare l’eccesso di elettrosmog prodotto dai ripetitori di Radio Vaticana. Getto pericoloso di cose. Costate le vite di uomini e donne, e di troppi bambini: “Lo Studio Marconi – terminato nel 2010 – suggerisce che vi sia stata un’associazione importante, coerente e significativa tra esposizione residenziale all’emittente ed eccesso di rischio di morte per leucemia”. Lo dice la storia: dalle nostre parti, quando arrivano (se arrivano) le certezze, si manifestano decenni dopo la consumazione dei fatti. Col senno di poi.

Articolo Precedente

Cambiamenti climatici, vertice di Parigi: due gradi sono già troppi

next
Articolo Successivo

Inquinamento, in Italia record Ue di morti premature: “Nella Penisola 84.400 decessi su 491mila”

next