Qualche giorno fa, a proposito del tentativo del “legislatore” di reintrodurre la carta nel Processo Civile Telematico (Pct), con il pieno avallo e sostegno entusiasta del Guardasigilli (ha mica notizie della riforma della Giustizia tanto annunciata dal suo Premier sin dall’insediamento per giugno 2014, poi allo scadere del termine presentata a monosillabi sulla lavagna, ed ancora oggi chimera?), ne ha scritto Guido Scorza. Ha però dimenticato di raccontarci chi sia il mandante di tale nostalgica reintroduzione. Lo sveleremo noi, sul finire, come in un giallo.

La storia del Pct, l’ho scritto più volte in passato, ben riassume tutti i nostri peggior difetti e svela un’Italia cialtrona, sprecona, disorganizzata. Però con i soldi e con i diritti dei contribuenti. Il Pct è parte del piano di e-Government della giustizia civile italiana, che costituisce circa il 60% del carico giudiziale (circa 5.000.000 di processi pendenti; il restante concerne il penale, amministrativo, tributario). L’obiettivo del Pct, nato oltre 10 anni fa, è eccellente: informatizzare tutto il procedimento giudiziario civile (gestione dell’intero fascicolo del processo: consultazione dei fascicoli e degli atti, deposito dei provvedimenti da parte del magistrato, estrazione copie, deposito di atti e documenti da parte dell’avvocato; velocizzazione delle procedure esecutive e concorsuali; comunicazioni di cancelleria effettuate per Pec). Con l’intento dunque di eliminare tutto il cartaceo, trasferendolo in telematico (mediante copie digitali e adempimenti solo in telematico). All’insegna del risparmio di tempi, costi e di un miglior impiego del personale amministrativo, un miglioramento del lavoro dei magistrati (niente fascicoli persi, da trasferire o da portare a casa, spesso se voluminosi) e degli avvocati (meno file in cancelleria e più dedizione ai clienti e allo studio etc.).

La fonte legislativa iniziale del Pct era contenuta nel d.P.R. 13 febbraio 2001 n.123, poi seguito da una sequela compulsiva di altre norme (d.l. 25.6.08 n. 112, modificato dal d.l. 29.12.09 n. 193; d.m. 21.2.11 n. 44; d.m. 15.10.12 n. 209; d.l. 18.10.12, n. 179; d.l. 18.10.12, n. 179; d.m. 3.4.13 n. 48), il tutto condito da circolari, norme tecniche e prassi vergognose (tribunale che vai prassi che trovi) degne di un trattato di psicopatologia. Il cui unico scopo è stato di rendere ardua la piena applicazione del Pct, per i nostalgici della carta e/o poco informatizzati (trasversali all’inizio: magistrati/personale amministrativo/avvocati).

La realizzazione del Pct ha visto sin dall’inizio collaborare attivamente e in modo determinante anche alcuni Ordini degli avvocati, tra cui Milano.

In 10 anni tuttavia non può dirsi ancora compiuto (tanti gli adempimenti che ancora pretendono un deposito in cartaceo) e soprattutto non è ancora utilizzabile per i Giudici di Pace che però si occupano di un elevato carico civile. Eppure sino ad oggi il Pct è costato circa 4 miliardi di euro (avete capito bene!) secondo i dati smozzicati a bocca chiusa dal Ministero della Giustizia nei convegni.

Sarebbe il caso di porsi tre banali domande: a) (la prima al Garante dott. Cantone) perché sin dall’inizio non è stata bandita una gara d’appalto?; b) (la seconda al presidente della Corte dei Conti) qual è il danno erariale dinanzi ad uno spreco così elevato di denaro pubblico a fronte di un risultato così mediocre?; c) (la terza, al Ministero della Giustizia) perché non è stato progettato sin dall’inizio un portale unico della Giustizia diviso per settori (giustizia civile, incluso il giudice di Pace; penale; amministrativa; tributaria; contabile) agevolmente accessibile e che consenta di gestire tutti i processi? Mentre invece oggi abbiamo vari portali, peraltro incompleti, con un imbarazzante e mediocre tentativo “federalista” di gestione informatica delle singole giurisdizioni.
Eppure secondo i dati forniti oltre 1 anno fa ufficialmente dal Ministero della Giustizia il risparmio stimato ad oggi grazie al Pct zoppo e mediocre è di 42 milioni di euro/anno. Con un Processo Telematico completo quante centinaia di milioni annui potremmo risparmiare? Questa è vera spending review, il resto son chiacchere.

Rispondo ora al quesito: chi è il mandante del ritorno della carta nel Pct? Da almeno 3 anni l’avvocatura chiede che si completi e migliori il Pct. Da anni il Ministero e la magistratura procedono nel verso opposto: complicarlo. Prova ne sono le circolari/norme tecniche/prassi e giurisprudenza che ostacola la piena applicazione del Pct. Tra queste prassi quelle imposte da tantissimi uffici giudiziari che chiedono la “copia cortesia” cartacea di tutti gli atti depositati digitalmente in Pct! E se non sei “cortese” se lo ricordano nei provvedimenti, anche sanzionandoti (Trib. Milano, sez. II, decreto 15.1.2015)!

I magistrati dunque pretendono (cortesemente… per carità) dagli avvocati una copia cartacea che il Pct ha inteso eliminare, perché essi desiderandola non sono in grado di farsela stampare dalla cancelleria o di stamparsela da sé. Curioso perché le spese di giustizia (che versano gli avvocati per ogni singolo processo con il Contributo Unificato e altre marchette) sono negli ultimi anni aumentate sino al 300%, dunque pagando lucrosamente anche le eventuali copie che la cancelleria può ben stampare.

L’avvocatura al riguardo, attraverso l’Aiga ha già ruggito.

Personalmente #nonsonocortese e dunque la copia cortesia non ve la darò.

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