Dopo le effrazioni all’oleodotto Eni Civitavecchia-Fiumicino che lo scorso novembre hanno causato un disastro ambientale dalle proporzioni ancora incalcolabili, questa volta i ladri hanno agito nei depositi della Raffineria di Roma. “La condotta passa all’interno dell’aeroporto Leonardo Da Vinci – spiega Riccardo Di Giuseppe, responsabile dell’Oasi Wwf del Litorale romano – ma stavolta il danno è minore. Comunque circa 6mila litri di cherosene hanno contaminato acqua e atmosfera”. Un territorio sotto attacco se si pensa che negli ultimi anni su 100 effrazioni a condotte di cherosene 15 hanno interessato il territorio di Fiumicino. “In questo caso – rimarca Roberto Cini, assessore all’Ambiente del comune alle porte di Roma – siamo stati noi che abbiamo scoperto il furto. Mi sorge spontanea la domanda di quale sia il grado di sicurezza che queste compagnie mettono in campo, a maggior ragione in questo caso visto che il fatto è avvenuto all’interno del perimetro aeroportuale. Il sindaco ha detto che se non si prendono provvedimenti emetterà un’ordinanza per bloccare gli oleodotti. Le conseguenze saranno gravi anche perché c’è un aeroporto ma la situazione non è più sostenibile. La procura di Civitavecchia – conclude – ha già sequestrato l’oleodotto dell’Eni, se sequestrasse anche la Raffineria di Roma gli aerei rimarrebbero a secco”. Ma al di là dei furti frequenti che mettono a dura prova l’ecosistema del Litorale romano sorge anche il dubbio sulla sicurezza delle strutture visto che sono un po’ obsolete, come l’oleodotto Eni Civitavecchia-Fiumicino datato 1961  di Luca Teolato

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