La sentenza parla di “situazione di consapevole e lucida omissione”. Per la magistratura non si è fatto tempestivamente ciò che si poteva fare. E di conseguenza non si sono salvate vite umane. Dall’Italsider all’Ilva il filo conduttore è questo.
Parliamo della sentenza con cui il 27 maggio scorso sono stati condannati 27 ex dirigenti di questa fabbrica pubblica fino al 1995 e poi venduta ai Riva.
Una sentenza centrata sull’amianto ma che allarga l’orizzonte alla questione della responsabilità di coloro hanno governato la fabbrica.”Erano a conoscenza delle inaccettabili condizioni in cui costringevano a lavorare i dipendenti”, si legge nella sentenza.
Omissione sia con lo Stato sia con il privato, dunque. Una scelta che ha colpito prima i lavoratori e poi la popolazione nel complesso, trasformandosi da problema della fabbrica a problema di tutta la città. E’ una sentenza sul “passato remoto” di Taranto che non può non riverberarsi sul “passato prossimo”, a cui porrà attenzione il nuovo imponente e imminente processo.
I cittadini di via De Vincentis, Lisippo, Trojlo, Savino
Una targa che riassume quell’intreccio fra ignavia, complicità e sciatteria che ha caratterizzato tanta parte della politica di chi poteva fare e non ha fatto, portando Taranto al disastro non solo ambientale ma anche morale.