Dello zafferano, delle sue qualità e dei benefici per il nostro organismo se ne è occupato addirittura uno studio pubblicato nell’ultimo numero della prestigiosa rivista scientifica Pnas. Era da tempo che ne volevo parlare, anche perché è da tempo che voglio riprovare a coltivare in casa uno degli ingredienti più costosi della nostra tavola e questo è proprio il periodo giusto.

Lo zafferano, delizia della gola e degli occhi, ha un colore bellissimo e deciso dovuto alla crocetina e alla crocina, molecole naturali che “derivano dal taglio di una molecola di carotenoide. La stessa reazione di taglio che dà anche luogo a molecole coinvolte nel sapore e nell’aroma dello zafferano”, dicono i ricercatori dell’Enea e delle università dell’Arabia Saudita, della Germania e della Spagna, che ne hanno svelato il “mistero” biochimico.

Una ricerca internazionale, questa, finanziata dalla Commissione europea e da fondi nazionali, che non intende produrre l’equivalente biotecnologico dello zafferano, perché quello naturale è ancora insuperabile, ma riuscire ad aumentare la produzione e averne così grandi quantità. La crocina, infatti, oltre ad essere un potente colorante e antiossidante è anche ricco di sostanze benefiche per il nostro organismo. Se pensiamo che è usato come medicina naturale fin dalla civiltà minoica…

Lo zafferano dunque viene ricavato dagli stigmi essiccati dei fiori di Crocus sativus. Ed è costosissimo. Un chilogrammo di questo prodotto  richiede la raccolta manuale di stigmi da oltre 100 mila fiori e costa da 2 mila a 7 mila euro. Con queste cifre, i casi di adulterazione con altri ingredienti vegetali o prodotti chimici sono abbastanza diffusi. Ma allora perché non ce lo coltiviamo da soli? Io tempo fa ci ho provato. Avevo interrato i bulbi di crocus sativus in piena terra, ma qualche insetto deve averli mangiati. O forse sono “annegati” per la troppa pioggia. I bulbi di crocus o crochi sono molto delicati, temono infatti l’attacco dei funghi e la troppa umidità. Allora proprio in virtù delle sue virtù e dei suoi costi, ho deciso di riprovarci,  ma questa volta in vaso, per essere sicura che i bulbi siano preservati da malattie o altro.

Il procedimento è semplice. Prima di interrarli è necessario preparare e concimare bene la terra e  non è necessario innaffiarli molto. Dopo 3-4 mesi i crochi arrivano a maturazione e solo allora si può iniziare a raccogliere i pistilli che vanno messi ad asciugare al sole. Non rimane che provare!

 

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Delfini, per contemplarli entriamo nel loro mondo in punta di piedi

next
Articolo Successivo

Venezia, le grandi navi e la non soluzione

next