Così facevano tutti e la presidente non poteva non sapere. Il capogruppo del Pdl Franco Fiorito, indagato per peculato, si è scagliato contro tutti ieri durante l’interrogatorio fiume davanti agli inquirenti romani. “Tutti i consiglieri regionali del gruppo Pdl chiedevano soldi. Erano diventati insopportabili, una persecuzione. Mi telefonavano continuamente o mi aspettavano fuori dall’ufficio per chiedermi soldi per cene, book fotografici, manifestazioni. Mi sono stati chiesti anche 10 mila euro per una cena di 300 persone in locali in cui non so se potessero contenere tutte quelle persone”. Il politico regionale ha snocciolato una per una le richieste dei colleghi, scaricato una valanga di documenti a supporto e spiegato il sistema. 

Versione smentita in realtà dallo stesso Fiorito ai microfoni di SkyTg24: “Non ho detto che Renata Polverini non poteva non sapere – ha precisato – Non esiste alcun sistema e ho rendicontato tutto. Non mi piace essere paragonato a Luigi Lusi e non ho paura di andare in carcere perche’ non c’e’ motivo di finirci”.

Ma secondo le ricostruzioni delle agenzie di stampa sul banco degli imputati di sprechi e ruberie Fiorito ha messo anche l’ex segretario del sindacato Ugl: “La presidente della Regione Renata Polverini non poteva non sapere, poiché si trattava di una decisione di cui la giunta prendeva atto, dell’accordo di ripartizione dei fondi assegnati ai gruppi dall’ufficio di presidenza”. Un patto di ripartizione dei fondi tra tutti i gruppi del consiglio in funzione della loro consistenza politica che prevedeva l’assegnazione di 100mila euro l’anno a ciascun consigliere per finalità politiche ed un accordo all’interno del Pdl che raddoppiava o triplicava tale assegnazione a seconda degli incarichi ricoperti. Ecco il sistema, secondo Fiorito, in vigore alla Pisana. 

Sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti della Procura di Roma quindi è finita la posizione di sedici politici regionali. Fiorito, per effetto della somma delle cariche ovvero capogruppo del Pdl e presidente della Commissione Bilancio, gestiva, 300 mila euro l’anno. Parlando della gestione del denaro a lui “spettante” Fiorito, ha sottolineato che le sue spese sono state tutte rendicontate e, a sostegno della sua tesi di trasparenza delle sue operazioni, utilizzava bonifici bancari proprio perché le sue spese fossero tracciabili. Parlando dei suoi numerosi conti correnti, l’ex capogruppo del Pdl ha dichiarato che ognuno di questi era stato aperto per gestire singole necessità: ad esempio quelli in Spagna, due dei quali ereditati dal padre morto quattro anni fa a Tenerife ed altri contenti soldi personali, servivano per la manutenzione ed il pagamento delle utenze delle proprietà ereditate dal genitore. Altri conti erano utilizzati per il pagamento di mutui. Fiorito ha descritto ”una gestione caotica” dei fondi ai quali si poteva “accedere con estrema facilità, anche solo con una telefonata”.

E così questa mattina gli uomini del nucleo valutario della Guardia di Finanza hanno visitato si la sede del Consiglio regionale del Lazio per acquisire nuovi documenti e cercare documentazione cartacea e informatica. Blitz necessario per trovare i riscontri alle parole e alle carte depositate da Fiorito. Documenti e fatture che rappresenterebbero anche la prova di operazioni inesistenti. Agli investigatori è stato consegnato quello che si prò considerare l’intero archivio delle spese.

L’avvocato Carlo Taormina che assiste Fiorito spiega così l’interrogatorio: “Il mio assistito ha chiesto ai pubblici ministeri di indagare, di andare a guardare se a fronte dei soldi concessi corrisponda o meno l’organizzazione di un convegno, l’affissione di un manifesto, la pubblicazione di un testo. Comunque ai magistrati ha consegnato anche documenti riguardanti le somme e le indennità a lui liquidate”.  A chi gli ha chiesto se Fiorito ha accusato i colleghi Taormina smorza: “Accusare è una parola grossa. Fiorito ha chiesto che l’autorità giudiziaria proceda per comprendere che i materiali documentari che abbiamo depositato possano portare a una conclusione in tal senso”. Sul sistema di elargizione dei fondi ai gruppi consiliari laziali il penalista ed ex deputato di Forza Italia aggiunge che “era un sistema ben collaudato almeno dall’inizio di questo mandato. Il sistema chiama in causa chi decideva ovvero l‘ufficio di presidenza regionale da dove partivano le assegnazioni delle erogazioni. Fiorito ha chiesto che si facciano accertamenti su tutti i gruppi perché i benefici li hanno avuti tutti. Può darsi che Fiorito  abbia delle responsabilità, ma se le ha lui le hanno tutti”. Sul ruolo della Polverini il legale sottolinea: “Sul piano politico sono affari dei politici, ma quello che voglio dire è che eventuali accertamenti possono essere utili. La Polverini ha avuto una sua lista e un suo gruppo e se ci sono stati privilegi potrebbe averli avuti anche il suo gruppo”. Fiorito agli inquirenti ha anche detto che “se ha commesso errori è pronto a pagare”. Per lui però potrebbe essere in arrivo altri guai. Nei prossimi giorni infatti sarà ascoltato dal pm di Viterbo Massimiliano Siddi per reati connessi ad un’inchiesta aperta sulla gestione di fondi regionali.

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