Due documenti. Uno a firma “Gap” (Gruppi armati proletari) e un altro, firmato dal “compagno Tokarev”. Entrambi comparsi su Indymedia, esprimono solidarietà a chi, lunedì 7 maggio, ha sparato e ferito alle gambe Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo nucleare a Genova. Gli esperti antiterrorismo dei carabinieri escludono però che si tratti di una rivendicazione vera e propria dell’attentato. Li considerano piuttosto “attestati di stima” a chi l’ha commesso. Secondo gli inquirenti, che stanno seguendo tre piste, “una valutazione politica di quanto accaduto era comunque attesa”. Del resto, nel testo firmato con il nome dell’arma utilizzata – una Tokarev calibro 7.62 – si legge: “Il mondo di merda che ci circonda è già abbastanza chiaro, non abbiamo bisogno di rivendicazioni esplicative. Abbiamo bisogno di bei gesti e di solidarietà complice”. 

Sull’agguato è intervenuto questa mattina anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che si è detto convinto che “la risposta e la vigilanza devono essere categoriche”. Quanti fossero tentati di mettersi sulla strada del terrorismo, ha aggiunto, “sono dei perdenti, non si illudano di intimidire lo Stato e i cittadini”. Secondo il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, inoltre, il fatto “desta molta preoccupazione per la sua gravità: per il valore simbolico che, in passato, l’Ansaldo ha rappresentato nella lotta all’eversione”. Il riferimento è agli episodi degli anni ’70 quando  il capoluogo ligure fu scosso da numerosi attentati terroristici: nel ’76 l’omicidio del procuratore Francesco Coco, nel ’77 i tanti ferimenti di dirigenti dell’Ansaldo stessa – Sergio Prandi, Carlo Castellano e Giuseppe Bonzani – nel ’79 l’uccisione del delegato sindacale dell’Italsider Guido Rossa. “E’ un momento molto delicato: è un momento di crisi e nei momenti di crisi succede di tutto e quindi occorre essere molto vigili”, ha detto ancora il ministro Cancellieri al termine del suo intervento alla Camera dei deputati sull’agguato di Genova. La titolare del Viminale è tornata a lamentare, come già fatto lunedì scorso in sede di commento sull’aumento dell’astensionismo alle elezioni amministrative, “questo distacco che c’è fra i cittadini e le istituzioni, che va assolutamente recuperato, perché un Paese deve fare sistema, quando ci sono momenti difficili”. Perché, ha sottolineato la Cancellieri, mentre negli anni del terrorismo, “c’era una forte coesione nazionale”, oggi “dobbiamo ricostruire un rapporto di fiducia affinché i cittadini si sentano parte delle istituzioni e non contro le istituzioni”. 

“Non piangiamo gli sfruttatori e i loro servi, anzi ci rallegriamo che lor signori non si sentano più così tanto protetti come in questi ultimi tempi! Lavoriamo per l’organizzazione di un partito rivoluzionario che sappia anche orientare all’autodifesa del proletariato!”, si legge nel testo postato alle 18 del 7 maggio sul sito di Indymedia Piemonte. Il messaggio, intitolato “Contro la violenza dei padroni… violenza rivoluzionaria” viene considerato dalla Digos di Genova l’equivalente di un attestato di solidarietà piuttosto che una rivendicazione vera e propria: 

Nel messaggio rientrano anche alcune considerazioni su Alberto Musy, consigliere dell’Udc di Torino colpito lo scorso marzo. “Mentre questi zelanti servi armati danno prova della loro fedeltà ai loro padroni, altri servi di adoperano per lo stesso scopo magari dai banchi di un tribunale del lavoro, come nel caso dell’assessore Musy nonché avvocato consulente e difensore dei banchieri nelle vertenze di mobbing. Nella città della Fiat e delle vittime della Thyssen Krupp, un assessore dell’Udc , avvocato difensore degli intrallazzatori e degli speculatori, è stato preso di mira e colpito da 6 colpi di revolver”.

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