L’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, società del gruppo Finmeccanica, Roberto Adinolfi, è stato gambizzato stamani a Genova. Il manager, nato a Salerno, 59 anni, è stato raggiunto da un colpo di pistola alla gamba destra mentre stava uscendo da casa insieme al figlio ventenne. Due persone si sono avvicinate a bordo di una moto, entrambe con un casco nero integrale: a sparare, con una pistola semiautomatica, è stato quello seduto dietro. Adinolfi ha riportato la frattura della tibia destra e non è in pericolo di vita. Il manager è stato trasportato all’ospedale San Martino in “codice giallo”. 

Video – Medici: “Adinolfi in buone condizioni”

Contro il dirigente della Ansaldo è stato esploso un solo colpo (e non tre come sembrava inizialmente ) che lo ha raggiunto sotto al ginocchio. Il calibro della pistola utilizzata è un 7.62 di fabbricazione est europea. Il calibro è stato determinato con certezza. L’arma è una Tokarev, in uso alle forze armate dei Paesi dell’Est.

Un agguato con tecniche che ricordano quelle degli anni Settanta e che hanno elementi inquietanti, ancorché simbolici. I metodi ricordano infatti quelli delle Brigate rosse, spiegano fonti della sicurezza, secondo le quali quello di Genova è un gesto “altamente simbolico”. “Uno dei primi attentati delle Br fu proprio all’Ansaldo negli anni Settanta – sostengono le fonti – oggi è come se avessero voluto dire ‘Ricominciamo come 40 anni fa’”.

“Sono uscito di casa, li ho visti fermi sullo scooter. Hanno attirato la mia attenzione, ma non più di tanto. Li ho superati. Mi hanno seguito e mi hanno sparato. Avevano il casco” ha spiegato Adinolfi agli inquirenti che lo hanno sentito in ospedale. Il dirigente ha fornito alcuni elementi utili alle indagini anche se ha confermato di non avere visto molto, tantomeno il volto dei suoi aggressori.

VIDEO – Testimone: “Ho pensato a dei petardi, poi quell’uomo in terra che urlava”

La ricostruzione. Colui che ha sparato a Adinolfi lo ha seguito a piedi per alcuni metri, gli ha esploso alle spalle un colpo a bruciapelo all’altezza del polpaccio, poi ha raggiunto il complice che lo attendeva su una moto ed è fuggito. Questa la ricostruzione esatta dell’attentato riferita dai carabinieri. Il manager dell’Ansaldo è uscito di casada solo, con una borsa 24 ore, per andare al lavoro. La sua Peugeot monovolume era parcheggiata poco distante, e si è avviato verso l’auto. Uno dei due uomini che lo attendevano in strada è sceso dalla moto e si è messo a seguirlo. Quando Adinolfi è giunto all’altezza della sua auto, ha appena fatto in tempo ad aprire lo sportello che l’uomo gli ha sparato alle spalle, avvicinando l’arma al suo polpaccio. Poi è fuggito in moto. Adinolfi si è accasciato tra l’auto e la strada, sotto shock. Non riusciva a parlare. E’ stato soccorso dal portinaio del palazzo in cui vive e da una passante, che hanno chiamato il 118. Testimoni hanno riferito di “alcuni colpi”, ma i carabinieri hanno rinvenuto sul luogo dell’attentato un solo bossolo.

L’Ansaldo e gli Anni di piombo. Negli anni di piombo l’Ansaldo di Genova fu uno degli obiettivi della colonna genovese delle Brigate Rosse. In particolare, 4 dirigenti dell’azienda furono colpiti dai terroristi. Il primo fu Vincenzo Casabona, capo del personale dell’Ansaldo Meccanica: il 23 ottobre 1975 sta rientrando a casa col figlio quando un commando composto da quattro uomini lo prende e lo trascina su un furgone sotto gli occhi dei passanti. Intorno a mezzanotte viene rilasciato legato ad un albero a Recco. L’azione viene rivendicata dalle Br con una telefonata al Secolo XIX. La prima gambizzazione è invece del 10 luglio 1977, Sergio Prandi, vicecaporeparto dell’Ansaldo Nucleare, colpito alle gambe da proiettili sparati da un commando (l’attentato viene poi rivendicato dalle Br). Le altre vittime degli agguati saranno poi il 10 novembre 1977 Carlo Castellano, direttore pianificazione dell’Ansaldo, colpito alle gambe, e Giuseppe Bonzani, direttore dello stabilimento G.T. Ansaldo, ferito il 30 aprile 1979. In entrambi i casi sono poi arrivate rivendicazioni dalle Brigate Rosse.

 Chi è Adinolfi. Adinolfi è amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, società del gruppo Finmeccanica nata nel 1989 dalla fusione tra Nira (Nucleare Italiana Reattori Avanzati) e Ansaldo Meccanico Nucleare. Nel 1999 è diventata una divisione di Ansaldo Energia, mentre dal 2005 è una società per azioni controllata al 100 per cento da Ansaldo Energia. Ha 170 dipendenti, produce reattori e centrali nucleari di terza generazione. Ha sede a Genova. La Ansaldo Nucleare ha chiuso il bilancio 2011 con i conti in positivo e non ha prospettato prossimi licenziamenti.

Il video di un convegno dell’Ansaldo in cui Adinolfi aveva fatto da relatore.

Le indagini. Chi ha sparato lo ha fatto a bruciapelo, ma non voleva uccidere, secondo i carabinieri del Ros. Ai carabinieri Adinolfi ha detto di non essere in grado di fornire elementi utili per identificare il killer e il suo accompagnatore: oltre che coperti dai caschi integrali, infatti, i due non hanno pronunciato parole, neanche per richiamare l’attenzione del dirigente. Anche per quanto riguarda il movente – al momento non ci sono rivendicazioni – Adinolfi non sarebbe stato in grado di fornire elementi utili: “Non ho idea” avrebbe detto ai carabinieri. Si indaga sulla pista anarchica, ma anche sull’ultrasinistra e sull’estremismo ambientalista.

“Dobbiamo ancora orientarci, sono in corso i primi rilievi” ha detto il procuratore capo di Genova, Michele Di Lecce. Tuttavia il ruolo di Adinolfi in una società attiva nell’ambito nucleare avvalorerebbe l’ipotesi della pista anarchica. Le modalità della gambizzazione e il tipo di pistola, una semiautomatica, riportano agli attentati degli anni Settanta. Di particolare interesse, secondo gli inquirenti, sarà stabilire il calibro dei proiettili utilizzati per stabilire analogie specifiche con altri attentati di matrice sovversiva compiuti negli anni.

Rsu: “Pronti a fermarci”. Manifestazioni di solidarietà a Adinolfi sono arrivate da tutti i sindacati di Genova. Gli operai degli stabilimenti della Ansaldo sono anche pronti a fermarsi in segno di protesta: “Siamo contro ogni forma di violenza – chiarisce Renato Parodi, delegato Fiom in Rsu di Ansaldo Energia – Eravamo già pronti a fermare il lavoro per esprimere solidarietà all’ad e dire no a ogni forma di violenza. Siamo in attesa di capire le ragioni di questo ferimento, comunque gravissimo. Se emerge una matrice terroristica siamo pronti a fermarci”.

Le reazioni. Non ha voluto commentare l’episodio il ministro del Lavoro Elsa Fornero, a Torino per un convegno: “Sono cose che non si commentano” ha risposto ai cronisti. Parla invece il collega di governo Andrea Riccardi: “E’ necessario abbassare i toni e isolare i predicatori d’odio”. Siamo di fronte a “un episodio molto grave che non va sottovalutato in questo momento di crisi economica. Un episodio che bisogna condannare tutti, e subito, facendo sentire la solidarietà dello Stato. La violenza non è mai giustificabile”. Più deciso il ministro dell’Ambiente Corrado Clini: “Sono preoccupato e angosciato per il terribile episodio di Genova, un segnale orrendo di conservazione, reazionario: viene da un secolo che non vuole passare. Bisogna reagire subito, stiamo attraversando una fase di trasizione molto delicata: dal sistema industriale del vecchio secolo a un sistema industriale di tipo nuovo, che altre economie hanno già iniziato, e di cui Ansaldo Nucleare è uno degli snodi cruciali per il nostro Paese”.

Parole più chiare anche dal mondo politico che condanna, senza distinzioni, l’agguato di Genova. “Il ferimento dell’amministratore delegato dell’Ansaldo nucleare questa mattina è un segnale preoccupante di un salto di qualità delle tensioni e della violenza” dichiara il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. “Esprimo a nome mio e del Partito democratico tutta la solidarietà al dirigente ferito e tutta l’esecrazione possibile per questo vile attentato. La storia d’Italia purtroppo è già stata segnata dalla violenza e il Paese ha già pagato un tributo di sangue e di arretramento politico. Si faccia subito luce su questo avvenimento e si tenga alta la guardia della democrazia”.

“E’ il gravissimo sintomo di un clima saturo di tensioni sociali che rischiano di inquinare la storia di civiltà che ci siamo conquistati, lasciandoci alle spalle periodi bui e mai dimenticati” afferma il segretario del Pdl Angelino Alfano. “Il nemico terribile della contrapposizione democratica – continua – è la violenza che non risponde a nessuna giustificazione ideologica e culturale e per questo va combattuta in ogni modo, tenendo alta la guardia in difesa dello spirito liberale che è alla base della nostra Repubblica”.

“Avevo appena finito di votare a Terlizzi, che mi informano del ferimento del manager Ansaldo a Genova: orrore e preoccupazione. Non tornino i tempi bui” scrive su Twitter il leader di Sinistra e Libertà Nichi Vendola. “Esprimiamo vicinanza e solidarietà all’ad dell’Ansaldo, Roberto Adinolfi, e ci auguriamo che venga fatta, quanto prima, piena luce sulla tragica vicenda – afferma in una nota il presidente dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro  – L’Italia dei Valori è un partito che si batte per la legalità, per la trasparenza e la giustizia sociale e considera criminale e nemico della democrazia e dei lavoratori qualsiasi atto eversivo e violento”. Sdegno e solidarietà anche da Rifondazione. “Il grave attentato subito da Adinolfi ci preoccupa seriamente: i fenomeni terroristici possono trovare nuovo impulso in un clima di tensione sociale” aggiunge il segretario della Uil Luigi Angeletti.

Solidarietà anche dal sindaco di Genova Marta Vincenzi (“E’ stata colpita una persona che rappresenta le capacità e l’eccellenza dell’impresa e del lavoro di Genova”) e del candidato del centrosinistra per la sua successione Marco Doria: ““Oggi diventa ancora più importante richiamarsi ai contenuti della Costituzione Italiana e all’ambito di democrazia e partecipazione che essa assegna allo svolgimento della vita politica”.

In ospedale i familiari di Adinolfi hanno ricevuto anche la visita di Sabina Rossa, parlamentare del Pd e figlia del sindacalista Guido Rossa, ucciso dalle Brigate Rosse il 24 gennaio 1979 a Genova.

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