Un modus operandi da colonna brigatista, ma anche molti dubbi che l’agguato sia stato organizzato ed eseguito da una banda strutturata: quasi fosse un’azione da “emuli”, più che da esperti. Carabinieri, polizia e procura di Genova stanno indagando sulla gambizzazione dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, senza tralasciare alcuna opzione. I magistrati continuano a spiegare di non avere “alcuna tesi precostituita stante la mancanza di una rivendicazione – come dice il sostituto procuratore Nicola Piacente – Non diamo nessuna paternità ideologica o strategica allo stato”. I pm escludono solo la pista personale. Ma l’assenza di una rivendicazione a oltre 24 ore dall’episodio appare come un elemento anomalo. “Siamo aperti a qualsiasi ipotesi. Prendiamo atto che non ci sia, per ora, una rivendicazione. L’orizzonte per noi è molto ampio” prosegue il magistrato. 

Tuttavia non c’è solo il terrorismo di matrice politica tra le piste investigative battute. Ce n’è anche una, di cui ha dato conto già oggi il quotidiano genovese Secolo XIX, punteggiata dalle anomalie dell’episodio di Genova e che porta alla criminalità dell’Europa dell’Est. 

La pista brigatista. Il modus operandi, spiegano alle agenzie fonti della sicurezza confidenziali, è chiaramente brigatista, ma si ritiene improbabile che dietro l’azione genovese ci sia un’organizzazione strutturata. L’ipotesi, insomma, è che si tratti di emuli delle Brigate Rosse che vogliono rilanciare la lotta armata. Gli investigatori sembrano sicuri che la rivendicazione possa arrivare entro domani, altrimenti sarebbe “un’anomalia – spiega all’Ansa uno degli investigatori che per anni ha combattuto le Brigate rosse e che adesso è impegnato sul caso Adinolfi – Ma questo ‘ritardo’ è fisiologico: per poter rivendicare un’azione è necessario assicurarsi che chi l’ha compiuta sia al sicuro”. Il documento dovrà spiegare l’azione e non è detto che si tratti di un’organizzazione già strutturata, ma di una cellula che con questo attentato chiede ai brigatisti irriducibili ancora in carcere una sorta di ‘riconoscimento’ come è già successo con le nuove Brigate rosse guidate da Nadia Desdemona Lioce, responsabili degli omicidi di Massimo D’Antona, nel 1999, e di Marco Biagi, nel 2002. 

Qui dentro si inserirebbe anche l’utilizzo della pistola, una Tokarev calibro 7,62. Un’arma simbolica, prodotta dall’esercito russo fino alla seconda guerra mondiale. “Uno dei primi attentati delle Br – avevano già spiegato ieri fonti investigative – fu proprio all’Ansaldo negli anni Settanta. Oggi è come se avessero voluto dire ‘Ricominciamo come 40 anni fa’”.

Le anomalie. Ci sono elementi che non tornano, in ogni caso, se si pensa a una gambizzazione “brigatista”: la prima, ha sparato un uomo solo; la seconda, lo scooter rubato non rimanda a un’organizzazione militare; la terza, sono stati esplosi pochi colpi per un agguato di questo genere. L’Ansalo è una società in buona salute; non ci sono vertenze sindacali, non ci sono stati pre-pensionameti, né licenziamenti o utilizzo di cassa integrazione. Nei mesi precedenti non sono stati trovati volantini o messaggi che potessero far pensare a un innalzamento della tensione. Con l’agguanto ci sono stati tanti fatti concomitanti: dal cda della società alle elezioni in mezza Europa.  

Le altre piste politiche. Il gesto viene definito “altamente simbolico” ed è per questo che le principali piste portano alla matrice marxista-leninista e all’estremismo ambientalista, vicino all’area anarchica. Squadre dell’antiterrorismo sono partite da Roma già ieri, mentre accertamenti tecnici sono in corso sul fatto, mentre si stanno monitorando ambienti antagonisti genovesi e non solo. Gli investigatori attendono comunque una rivendicazione per orientare in modo deciso le indagini sull’attentato. 

L’ipotesi “aziendale”. Esclusa la pista “personale”, resta un’ultima ipotesi, riportata oggi dal Secolo XIX. Una strada che porta verso l’Est Europa. Ansaldo Nucleare, infatti, è andata a vendere il know how su manutenzione dei componenti e gestione dei rifiuti radioattivi in Romania, Ucraina, Estonia, Russia. Settore dove esistono dispute non da poco, in particolare per quanto riguarda la gestione di appalti e subappalti locali. Proprio la pistola potrebbe sostenere questa tesi: di Tokarev ne girano a migliaia tra le mafie albanesi e balcaniche. 

Il supertestimone. Non è esclusa l’esistenza di un supertestimone. Il procuratore capo Michele Di Lecce, ai cronisti che chiedevano se è vero che qualcuno ha visto i due attentatori senza casco, ha risposto “Può darsi” aggiungendo che “ci sono testimoni diversi in momenti diversi e non tutti hanno visto le stesse cose”. Anche se, a quanto apprende il Fatto, nessuno ha visto l’aggressore senza casco. 

I primi accertamenti. I carabinieri del Ros hanno eseguito una serie di tamponi sulle manopole dello scooter X-Max Yamaha usato dagli attentatori. I tamponi sono stati inviati al Ris di Parma così come i materiali prelevati dalle gomme e dalle pedaliere. Proseguono intanto gli esami dei tabulati delle celle telefoniche nella zona compresa tra il quartiere di Marassi e quello di Brignole e anche l’analisi dei video di sicurezza nella zona. “Non c’è alcun identikit – spiega lo stesso pm Piacente – ma solo una descrizione sommaria relativa a un individuo alto e con un casco integrale nero”. Piacente ha confermato che sul luogo dell’agguato è stato trovato un solo bossolo riconducibile ad una pistola di fabbricazione russa che “deve essere ancora analizzato”. Verifiche sono state ordinate agli investigatori perché si capisca se e quando l’arma usata nell’agguato possa essere stata utilizzata in altre azioni e se un collegamento con sequestri di questo tipo di pistola, una Tokarev, in Puglia o altre regioni.  

La Procura contesta l’aggravante di terrorismo. Sotto il profilo formale la procura genovese ha modificato il reato rubricato contro ignoti contestando l’aggravante della finalità di terrorismo. Fino ad ora il reato contestato era lesioni aggravate per l’uso dell’arma.

Il governo riferisce alla Camera. Domani alla Camera sull’agguato di Genova riferirà il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri. L’informativa del governo è stata richiesta, oltre che dal Pd, da Fabio Evangelisti (Italia dei Valori) e Roberto Cassinelli (Pdl). 

Stelle a 5 punte in Friuli. Oggi intanto stelle a cinque punte e sigle “Br-Pcc” sono state scoperte sui muri di alcuni edifici a Gemona del Friuli e a Cavazzo Carnico, in provincia di Udine. Le segnalazioni sono giunte ai carabinieri delle stazioni delle due località friulane. Simile lo stile delle due scritte: vernice nera, stelle non cerchiate. Gli ignoti hanno agito sulle mura di abitazioni di privati cittadini. Una terza scritta è stata notata dai militari in un sottopassaggio, sempre a Cavazzo Carnico.

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