Rinsaldare la rete dei sindaci e degli amministratori locali, base di lancio per il debutto di un ‘suo’ movimento su scala nazionale, per ora soltanto rinviato. Ricucire con le associazioni e i movimenti di Napoli che lo hanno sostenuto e che ora vivono con malcelato fastidio il suo decisionismo e certe recenti scelte. Rilanciare l’immagine intaccata da un gennaio orribile, dove l’ottima notizia del sondaggio del Sole24ore che lo indica come sindaco più amato d’Italia è stata annacquata dalle polemiche per i rumorosi addii di Raphael Rossi e Roberto Vecchioni e per il rinvio a giudizio per i tabulati di Why Not.

Luigi de Magistris riparte sabato 28 gennaio dal “Forum dei comuni per i beni comuni”. Una giornata di dibattiti spalmati tra il Teatro Politeama e il Maschio Angioino, moderati dal direttore del Manifesto Norma Rangeri, ai quali parteciperanno amministratori di peso, nomi grossi del centrosinistra nazionale, dal governatore della Puglia Nichi Vendola al presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti fino ai sindaci Giuliano Pisapia (Milano), Emiliano Zedda (Cagliari), Michele Emiliano (Bari), Virginio Merola (Bologna), Giorgio Orsoni (Venezia). Per tornare a fare politica dopo le fatiche dell’amministrazione.

Mercoledì il sindaco di Napoli ha caricato su youtube il video di presentazione dell’iniziativa “che la nostra amministrazione comunale ha fortemente voluto, considerandola una occasione preziosa per discutere dei beni comuni e della democrazia partecipativa, per analizzare anche quelle esperienze di politica dal basso che alcune amministrazioni comunali stanno realizzando”. “Abbiamo diviso il lavoro del Forum in quattro tavoli tematici di ampio respiro, invitando i sindaci, gli amministratori locali, gli esponenti dei movimenti di tutta Italia – prosegue il sindaco arancione – per confrontarci su come si possa costruire una democrazia partecipativa dal basso che abbia come filosofia di fondo la difesa e la promozione dei beni comuni, come l’acqua, il sapere, la conoscenza, il mare, il territorio. Dal concetto dei beni comuni, infatti, può nascere un movimento di liberazione e, quindi, di politica dal basso. E’ l’occasione anche per trovare pratiche che possano portare alla costruzione di alternative politiche, sociali, culturali ed economiche a modelli che ormai sono falliti, quelli del liberismo e della concentrazione di poteri, i quali hanno prodotto così tante e profonde diseguaglianze sociali inaccettabili”. De Magistris conclude così: “Il tema della promozione dei beni comuni è un tema fondamentale anche dal punto di vista costituzionale, è un tema radicato nei territori. Alla fine saremo tutti più consapevoli e magari anche pronti per elaborare insieme un percorso, una strategia per costruire uniti un’alternativa dal basso, un’alternativa capace di sintetizzare esperienze virtuose, laboratori, movimenti, lotte per i diritti e per il cambiamento”.

Chissà se basterà per arginare il malcontento che serpeggia in parte della base. Del quale è portavoce Giuliana Quattromini, animatrice dei girotondi e delle Assise di Palazzo San Marigliano, che nei giorni scorsi ha criticato de Magistris per “le troppe zone d’ombra, soprattutto in tema di rifiuti”, con riferimento al licenziamento di Rossi dalla guida della municipalizzata Asìa e alla decisione di smaltire parte della spazzatura attraverso le navi in Olanda. Da allora, l’avvocato guida un movimento d’opinione che chiede un’assemblea pubblica con de Magistris. E il Forum convocato per il 28 gennaio non la soddisfa affatto: “E’ una passerella mediatica. Schemi della vecchia politica dura a morire. Tra sindaci, giornalisti, associazioni, inventori e studiosi e scrittori, i cittadini che chiedevano l’assemblea potranno forse timidamente e democraticamente dire qualcosa?”

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