In Lombardia c’è bisogno di una nuova Erin Brockovich. L’attivista americana interpretata da Julia Roberts ha sconfitto in tribunale una multinazionale che inquinava le acque con cromo esavalente. La stessa sostanza cancerogena che da dieci anni contamina la falda della Bassa Bergamasca. Una storia, quella lombarda, raccontata con il silenziatore e smorzata da accuse di allarmismo. E ora una nuova emergenza ha costretto comuni e Regione a darsi una mossa.

Il cromo esavalente è spuntato una prima volta nel 2000 nell’acquedotto comunale di Treviglio, dopo una perdita da un impianto della ditta chimica Castelcrom di Ciserano. Da allora i trevigliesi bevono un’acqua che solo una normativa ambigua ha consentito di ritenere potabile. E un anno fa, proprio nel momento in cui le tracce inquinanti stavano sparendo grazie ai lavori effettuati sui pozzi, è spuntato un nuovo incubo: proveniente da Ciserano pure questa volta, si è insinuata nella falda un’altra ondata di cromo esavalente. L’origine è ancora ignota, nonostante l’Arpa stia effettuando rilievi da un anno. È come cercare un ago nel pagliaio, visto che sono più di 50 le aziende della zona a trattare questa sostanza. La Regione ha promesso uno stanziamento di 5 milioni per la bonifica e domani al Pirellone si deciderà, a più di dodici mesi dal “nuovo” allarme, come intervenire per fermare la contaminazione.

Ad aprile 2010 quattro pozzi privati sono stati chiusi dal sindaco trevigliese Ariella Borghi perché trovati con una concentrazione di cromo esavalente oltre i limiti di legge: 73, 66, 67 e 58 microgrammi per litro, a fronte di una soglia di 5 microgrammi in falda. Ma nei pozzi più a nord il livello ha superato abbondantemente i 600 mg, 120 volte rispetto al consentito. La contaminazione riguarda anche l’acqua potabile: se negli ultimi mesi la concentrazione totale di cromo, compreso quello innocuo per la salute (trivalente), è scesa a 7-8 microgrammi per litro, fino a un anno fa arrivava a 15-20. Il valore è sotto il limite di legge (50 µg/l), ma il cromo esavalente nell’acqua non dovrebbe proprio esserci, visto che non esiste in natura. Così nei mesi scorsi luminari come Silvio Garattini e Umberto Veronesi l’hanno detto chiaro: “Attenzione, meglio non bere dal rubinetto”. Anzi, sarebbe il caso di analizzare la popolazione per scoprire i potenziali danni alla salute derivanti dall’accumulo della sostanza nell’organismo. Il comune di Treviglio si è messo in moto a fine giugno, approvando la richiesta di fondi per eseguire un approfondito screening degli abitanti.

Per l’Asl era ed è tutto in regola: fino a prova contraria, dicono, il cromo esavalente è cancerogeno solo se respirato, non se ingurgitato. Peccato che un recente studio americano abbia provato il contrario con dei test su topi di laboratorio. Nelle ultime settimane un po’ di agitazione è stata provocata da due diffide di Legambiente. Dei 5 milioni promessi dalla Regione per la bonifica, solo 600 mila euro arriveranno subito, per realizzare una barriera a sud di Ciserano: il resto dei soldi sarà spalmato in tre anni. Intanto la procura “segue” la vicenda, ma per muoversi e individuare la fabbrica che da un anno perde cromo attende la denuncia (contro ignoti) dei comuni.

Sempre in provincia di Bergamo, anche la Val Seriana è minacciata dal cromo esavalente. In un pozzo di Gazzaniga due anni fa l’Arpa ha trovato un’allarmante concentrazione di 640 microgrammi per litro. Nessun pericolo per l’acqua potabile, ha assicurato l’ex sindaco: “Il nostro acquedotto pesca dalle sorgenti montane”. Il problema è tutto per chi vive a valle e per chi mangia i prodotti agricoli. L’acqua al cromo è infatti utilizzata per irrigare i campi e dissetare il bestiame. Proprio come nella Bassa.

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