Quello che successe dopo le stragi non è ancora molto conosciuto dall’opinione pubblica. L’interruzione delle stragi non fu netta, Salvatore Cucuzza, affiliato alla famiglia di Porta nuova di cui Mangano conservava il ruolo di capomandamento, racconta che nel 1994 durante il governo Berlusconi, Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca progettavano un grosso attentato a Palermo. Cucuzza, che nel 92 si trovava in carcere e ricordava le conseguenze che gli attentati ebbero sui carcerati mafiosi, suggerì di utilizzare l’amicizia di Mangano con DellUtri per ammorbidire le condizioni dei carcerati ed evitare gli attentati. Nel 1994, secondo Spatuzza, ci furono due incontri a Como tra Dell’Utri e Mangano e Dell’Utri si impegnò a presentare proposte favorevoli a Cosa Nostra in cambio di un atteggiamento più pacifico. Il 13 Luglio ’94 fu presentato il Decreto Biondi che consentiva, per la maggior parte dei crimini, gli arresti domiciliari. Ci furono reazioni fortissime: in quel periodo fu coniata l’espressione “popolo dei fax” per definire quelli che in massa protestarono inviando fax. Cucuzza racconta che Mangano gli spiegò “che erano stati scoperti”. Lo stesso ministro Maroni spiegò in una intervista al Tg3 il 17 Luglio 1994 che il decreto che lui aveva firmato era diverso. Cosa successe?

Di norma in materia di reati di mafia e di 416, si presume l’esigenza cautelare, salvo che non emergano elementi contrari. Il decreto Biondi modifica il terzo comma dell’articolo 275, che fissava quella presunzione e imponeva al giudice di verificare di volta in volta la necessità di esigenza cautelare; inoltre, per quanto riguarda «il pericolo di fuga», la formula della legge era stata cambiata da «quando sussiste il pericolo di fuga» a «quando stia per darsi alla fuga».

A proposito di piccole modifiche, c’era stato un piccolo ritocco individuabile nel testo finale del decreto Biondi, nell’espressione «fermo quanto previsto dall articolo 273-74»: si tratta della piccola modifica che faceva scomparire la presunzione delle esigenze di custodia cautelare. Difficile non vedere che questo racconto presenta riscontri pratici verificabili.

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