Primo Levi, le foibe e il ruolo dei giovani in politica. Sono alcuni degli argomenti che i maturandi hanno dovuto affrontare nella prova di italiano. Scelte, quelle del ministero dell’Istruzione, che non sono piaciute allo storico e saggista Angelo Del Boca. “Nella traccia intitolata ‘Il ruolo dei giovani nella storia e nella politica. Parlano i leader’ – spiega Del Boca – sono stati allegati brani dei discorsi di Benito Mussolini, Palmiro Togliatti, Aldo Moro e papa Giovanni Paolo II. Proporre questi personaggi alla rinfusa, identificandoli genericamente come leader, non è certo il modo migliore per insegnare la storia ai ragazzi e rivela il rapporto di chi ci governa con la storia e i suoi protagonisti. Ma se è vero che è tutta opera del ministro Gelmini, cosa vogliamo pretendere?”.

C’è chi ha accolto le scelte ministeriali come l’occasione per lasciarci alle spalle il Novecento, per pacificare la storia. E’ questa la strada da percorrere?

No. E non ci si arriva in un clima dominato dalla televisione. Oggi sappiamo bene cos’è la televisione in Italia. Se poi aggiungiamo quello che stanno cercando di fare alla stampa con il bavaglio, il mio giudizio è ancora più netto. L’Italia non è sulla buona strada per poter pensare di aver maturato un rapporto sereno con la sua storia più recente. Nel modo più assoluto.

E le tracce su Primo Levi e le foibe?

Intanto va detto che entrambi gli argomenti non sono compresi nel programma scolastico. È già tanto se si arriva a D’Annunzio. Dunque si pretende che il giovane frequenti altre letture, oltre a quelle scolastiche. La questione delle foibe è poi molto complessa. Necessita di studi approfonditi e solo così può assumere significato. Purtroppo negli ultimi tempi, queste vicende si sono affrontate unicamente per accusare il Partito Comunista di quegli anni o per altre, simili rivendicazioni.

Nel suo “Italiani, brava gente?” lei racconta i crimini commessi dagli italiani a cavallo delle due guerre mondiali. Perché molti italiani hanno subito l’orrendo destino della foiba?

Non si ha che una visione parziale della vicenda delle foibe, e della storia di quegli anni in generale, se non si ricordano i crimini commessi dagli italiani nella Venezia Giulia, dove si costrinse le genti di lingua slava a italianizzare il proprio nome e ad abbandonare la loro lingua. E quelli commessi dopo il ’41, con l’occupazione della Slovenia, dove i tanti campi di concentramento italiani furono l’inferno per migliaia di persone. Esiste un documento, frutto dello studio e del confronto di storici italiani, sloveni e croati, nel quale si certificano torti da entrambe le parti. Questo dovrebbe essere il documento da cui partire. Eppure mi pare sia stato pubblicato solo dal quotidiano di Trieste, Il Piccolo. Una volta di più questo dimostra che non siamo sulla buona strada, visto che si cerca di studiare in maniera scientifica un problema della storia italiana e poi si fa di tutto per coprirlo e dimenticarlo.

Il ministro Gelmini è promosso o bocciato?

Completamente bocciato. E non solo per queste tracce demenziali e inadatte agli studenti. Il ministro esegue un’unica operazione: obbedisce al dogma del risparmio imposto da Tremonti. Ma questo risparmio, che obbliga al licenziamento di migliaia di docenti, è uno degli errori più gravi che si possano commettere. Anche Francia, Inghilterra e Germania vivono esse la pesante congiuntura economica. Eppure non hanno smesso di operare importanti investimenti nella cultura. Invece la Gelmini non sa cosa voglia dire cultura, e tanto meno conosce il peso della cultura. È uno dei tanti personaggi berlusconiani che non hanno bisogno di troppi commenti: bocciata.

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