Milleproproghe, ma la milleunesima non ci sta. Nel decreto approvato, con la fiducia, al Senato, denuncia Vito Crimi del Movimento 5 Stelle, non è entrata una norma che avrebbe evitato a diverse procure – compresa la Nazionale antimafia – di rimanere scoperte. A cominciare da quella di Napoli, che indaga sullo scandalo Consip che imbarazza il Giglio magico. E che nel filone romano vede indagato Tiziano Renzi, padre del segretario Pd ed ex presidente del consiglio.

In Commissione Affari costituzionali, Crimi aveva sottoscritto un emendamento del senatore Pd Vincenzo Cuomo, che avrebbe riesumato il decreto 90 del 2013 (art. 3). Il quale, per “salvaguardare la funzionalità degli uffici giudiziari”, prolungava fino al 31 dicembre 2015 un’altra legge (decreto legislativo 503/1992, art. 16) che consentiva ai dipendenti pubblici di restare in servizio fino a due anni in più rispetto all’età della penssione. Questo perché nel 2016 l’intervento del governo Renzi ha beneficiato solo le toghe drigenti in Cassazione e in altre alte Corti, con la famosa “salva Canzio”. Con contorno di aspre polemiche, sollevate in particolare dall’Associazione nazionale magistrati. Il tandem Cuomo-Crimi ha provato a metterci una pezza, consentendo il prlungamento “fino alla copertura dell’organico della Magistratura e non oltre il compimento del settantaduesimo anno di età per tutti i magistrati”. Ma ora il milleproporoghe passa alla Camera senza ulteriori dilazioni per le toghe ordinarie.

Una delle conseguenze, spiega Crimi, è che andrà in pensione proprio in questi giorni il procuratore capo di Napoli Giovanni Colangelo, classe 1947, che quindi compie i fatidici 70 anni che rappresentano il tetto massimo per i magistrati “standard”. “La legge sul milleproroghe scritta dal governo e dal Pd”, ragiona Crimi, “rischia di far restare non solo la Procura nazionale antimafia, ma anche la Procura di Napoli scoperta di organico e, soprattutto, del proprio Procuratore, che verrebbe sostituito da un altro nominato dai partiti, magari da qualche capo gabinetto dell’attuale Governo”. Il riferimento è a Giovanni Melillo, capo di gabinetto del ministro della Giustizia Andrea Orlando (ma al posto ambisce un’altra toga di peso, Federico Cafiero de Raho, già procuratore aggiunto a Napoli e ora procuratore capo a Reggio Calabria).

“Sarà un caso”, continua Crimi, “ma sotto la lente di ingrandimento della procura di Napoli c’è l’inchiesta sulla corruzione e le mazzette in Consip, ovvero il più grande appalto d’Europa che vale 2,7 miliardi di euro, e nel quale sono coinvolti, direttamente o indirettamente Renzi, gli amici di Renzi, gli amici del papà di Renzi, il comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette, il comandante della legione toscana dell’Arma Emanuele Saltalamacchia e l’attuale Ministro Lotti, indagati per rivelazione di segreto e favoreggiamento”.

All’emendamento erano favorevoli anche i senatori Pd Miguel Gotor e Maurizio Migliavacca, che in Commissione sono stati sostituiti dal partito. Ma, nota Crimi, non avrebbero fatto la differenza perché al quello piddino si è affiancato il voto di Forza Italia. “Hanno chiesto loro di essere sostituiti”, ha assicurato il presidente dei senatori Pd Luigi Zanda, respingendo le “illazioni” di Crimi, fatte “tanto per mandare schizzi di fango sul Pd”.

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