Ok, purché con “trapianto in altre aree di Poseidonia Oceanica”. Praterie sottomarine che, per circa 780 metri quadri, saranno da trasferire altrove. È l’accorgimento, l’unico, che gli uffici tecnici – Direzione generale – dell’assessorato all’Ambiente della Sardegna suggeriscono per la sistemazione del pontile a sud dell’isola di Santo Stefano, Batteria Punta dello Zucchero, nell’arcipelago de La Maddalena, ancora servitù militare e quindi a disposizione della Difesa fino al 2019. Lì dovrebbe attraccare, secondo un progetto voluto dal ministero, la nave portaerei Cavour, orgoglio della Marina militare italiana, oltre a mezzi di classe Femm (Fregate europee multi-missione) e Lpd (Landing Platform Dock – unità da trasporto anfibi). Una scelta logistica che segue le tempistiche del rinnovo dell’intera flotta.

Il pontile sardo dovrà essere abbassato di un metro, la sua testata allargata di 600 metri quadri a cui si aggiunge la costruzione di un cassone di altri 180 metri quadri. Un ampliamento – non una nuova costruzione – già previsto, ma non completato, per i lavori del mancato G8. L’evento, spostato a L’Aquila, ha lasciato La Maddalena, già orfana delle basi americane, un altro sogno infranto tra opere abbandonate, bonifiche al palo e strascichi giudiziari per gli appalti da centinaia di milioni di euro. Ora all’orizzonte non ci sono ancora i turisti delle navi da crociera, ma un pontile da “adeguare” per consentire la presenza operativa e strategica di una maxi portaerei militare.

La politica dice no, i tecnici scrivono sì. La notizia del progetto resuscitato è stato diffusa d’estate: quando, a ridosso di Ferragosto, è arrivata una comunicazione del ministero dell’Ambiente. Ma le tavole del Genio militare con dettagli esecutivi per “l’assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale” risalgono a maggio. L’ultimo via libera tecnico che suggerisce “l’unica condizione aggiuntiva” del trapianto è del 22 settembre: nel documento, pubblicato dal quotidiano online SardiniaPost, si legge che viste “le moderate conseguenze complessive” della realizzazione non è necessaria la cosiddetta Via perché “si escludono impatti negativi e significativi sull’ambiente”. Anche se l’area militare ricade in Sito di interesse comunitario (Rete Natura 2000) nonché in un Parco nazionale, quello della Maddalena.

In mezzo, tra le due comunicazioni ufficiali, la gaffe della Regione che diceva di non sapere e un cortocircuito comunicativo: perché se da un lato i tecnici danno un ok sostanziale, dall’altro la politica si oppone a suon di dichiarazioni. In una nota istituzionale si legge “al Governo si chiede da tempo di affrontare, in base al principio di leale collaborazione, i nodi cruciali del rilancio in chiave turistica di La Maddalena e non certo di programmare ampliamenti della presenza militare”. Da lì le polemiche e la precisazione dell’assessorato all’Ambiente regionale: la valutazione tecnica è in linea con le norme nazionali e necessaria, ma – aggiunge l’assessora, Donatella Spano: “certamente non si sostituisce alle valutazioni di carattere politico, già espresse in modo chiaro e netto in precedenti dichiarazioni dal Presidente della Regione. È evidente che l’iniziativa progettuale del Ministero competente risente ancora di un mancato coinvolgimento del governo regionale in una scelta che ha implicazioni sui programmi di sviluppo”. Questione di galateo istituzionale: è mancata “un’informativa agli uffici che si occupano di servitù militari per la doverosa interlocuzione politica e la tutela degli interessi regionali”.

Sardegna vs Roma, guerra fredda e tempi morti. Ad di là dei lavori e dei potenziali danni ambientali l’ampliamento si inserisce appunto nel capitolo servitù militari. Un tema spinoso su cui da anni è in atto un processo di confronto tra la Regione e la Difesa con sullo sfondo le “dismissioni o la riconversione” delle tre principali basi e poligoni di tiro: a sud Teulada, sulla costa est il Poligono interforze sperimentale Salto di Quirra e Capo Frasca, nell’Oristanese. Qui centinaia di pescatori hanno manifestato contro le esercitazioni in corso e chiesto lo stop all’interdizione della pesca e maggiori, e puntuali, indennizzi. Al loro fianco si è schierato il presidente della Regione, Francesco Pigliaru che ha ricordato le lettere di sollecito inviate sul caso, rimaste senza risposta. A stretto giro ha replicato il sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi: “Mi stupiscono e mi rammaricano le strumentali dichiarazioni del presidente Pigliaru con il quale, da tempo, stiamo lavorando insieme al ministero dell’Economia e a Palazzo Chigi per venire incontro alle esigenze di mitigazione e al riequilibrio della presenza militare in Sardegna e in altre regioni”.

Il tutto nei giorni in cui la Commissione parlamentare di inchiesta sull’uranio impoverito, presieduta da Gian Piero Scanu (Pd), era nell’Isola per i sopralluoghi nelle basi militari. Dalla Difesa niente pass per i giornalisti, ma il presidente assicura: “C’è stata massima disponibilità da parte delle Forze armate”. Poi il messaggio di fiducia: “Il cammino della Sardegna verso l’emancipazione dalle servitù non si può fermare. Nulla sarà più come prima”. Tra un anno la chiusura e la relazione finale. Chissà a che punto sarà la vicenda del pontile.

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