Scordatevi di sapere quanto paga Palazzo Chigi per il nuovo mega-aereo voluto dal premier Matteo Renzi, rassegnatevi a non sapere se si tratta di un salasso per il contribuente italiano o di un benefit concesso da James Hogan e dalla sua Etihad nell’ambito della trattativa che ha portato la compagnia araba ad acquisire il 49 per cento di Alitalia: sull’Airbus A340-500, meglio noto come Air Force Renzi, è tutto un segreto. Ed è segreto perché il contratto è stato segretato.

Non è un gioco di parole, ma la spiegazione ufficiale che arriva da Palazzo Chigi. All’articolo 17, il codice degli appalti prevede che si possa derogare agli obblighi di trasparenza e di gara “per i contratti al cui oggetto, atti o modalità di esecuzione è attribuita una classifica di segretezza” e anche “per i contratti la cui esecuzione deve essere accompagnata da speciali misure di sicurezza, in conformità a disposizioni legislative, regolamentari o amministrative”. Visto che sull’Air Force Renzi è previsto che viaggino, oltre al premier, anche il presidente della Repubblica e membri del governo, Palazzo Chigi ha giustificato il ricorso alla procedura di segretazione. Oltre all’accordo nascosto con Etihad, in questa circostanza, i documenti collegati hanno ottenuto una protezione ancora maggiore: una classificazione di riservatezza.

In Italia ci sono quattro livelli di segretezza per le “informazioni la cui conoscenza non autorizzata sia idonea a recare pregiudizio agli interessi fondamentali della Repubblica”, come recita il glossario del Dis, il coordinamento dei Servizi segreti prezzo la Presidenza del Consiglio. In ordine crescente di segretezza, le informazioni possono essere classificate come Riservato (R), Riservatissimo (RR), Segreto (S) e Segretissimo (SS). A differenza del segreto di Stato vero e proprio, per questi livelli di sicurezza non è precluso l’accesso alle informazioni per l’autorità giudiziaria che, però, deve “curarne la conservazione in modo da salvaguardarne la riservatezza, assicurando il diritto delle parti coinvolte nel procedimento a prenderne visione”. Sul contratto, invece, può vigilare solo la Corte dei conti.

Tutta la pratica è stata gestita da Palazzo Chigi, coinvolgendo per lo stretto indispensabile il Tesoro e il ministero della Difesa, che si è occupato soltanto di alcuni passaggi amministrativi. Per quello che ne sappiamo finora, lo schema è questo: Palazzo Chigi paga un canone ad Alitalia che a sua volta lo paga all’azionista Etihad la quale, secondo quanto ha ricostruito La Notizia Giornale, a sua volta potrebbe essere ancora impegnata da un contratto di leasing con una delle società di noleggio del settore che ha comprato l’aereo da Airbus, l’azienda produttrice dell’A340-500 in servizio dal 2006. Alitalia non comunica il canone di leasing che versa a Etihad, Palazzo Chigi ha classificato l’informazione per tenerla coperta, Etihad non risponde.

Da parte sua, Alitalia ha precisato di non sostenere alcun onere nell’operazione se non quello per la “manutenzione ordinaria”. Neanche quella è stata messa a gara, pur non essendo – formalmente – l’Airbus A340-500 un velivolo Alitalia, bensì del suo partner industriale Etihad. Che bisogno c’era di costruire questa complessa struttura contrattuale? Palazzo Chigi non poteva fare direttamente un contratto con Etihad o con la compagnia di leasing titolare della proprietà ultima del velivolo? La risposta sembra essere, ancora una volta, nell’esigenza di segretezza di tutta l’operazione.

Secondo quando spiegano fonti di Palazzo Chigi al Fatto, Alitalia è stata “scelta” (quindi senza alcun tipo di gara) perché nella ex compagnia di bandiera, oggi completamente privata, lavorano persone in possesso del Nos, il Nulla osta di sicurezza. Cioè il permesso concesso dalla Presidenza del Consiglio “che consente alle persone fisiche la trattazione di informazioni classificate riservatissimo o superiore”. Il Nos non è necessario per fare lavori collegati a contratti che richiedono “speciali misure di sicurezza” o con la classifica “riservato”. Questo significa che sotto il contratto segretato dal governo Renzi ci sono informazioni e documenti che hanno bisogno di un permesso speciale per essere maneggiate.

Nel 2010 il governo Berlusconi confermò che dentro la Rai c’era un gruppo di giornalisti dotati di Nos che serviva per “l’espletamento di incarichi di natura amministrativa e non riguarda l’attività giornalistica”. Ci furono molte polemiche sulle reali mansioni di questo gruppo di giornalisti che aveva anche mansioni non giornalistiche. Ma il mistero è rimasto. Come sull’Air Force Renzi. Almeno per ora.

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