Al di là dei numeri, il dato è soprattutto politico. “Per la prima volta un organo istituzionale, attraverso il collegio dei Questori, certifica il fallimento della spending review sbandierata dal governo Renzi”. L’organo istituzionale in questione è la Camera dei deputati e l’analisi è quella di Riccardo Fraccaro, segretario dell’Ufficio di presidenza in quota Movimento 5 Stelle. Che analizzando il bilancio di previsione 2016 di Montecitorio accusa: “Sui tagli si poteva fare di più”. A cominciare dalle pensioni degli onorevoli: “Il nuovo regime previdenziale dei parlamentari è un’arma di ricatto nelle mani dell’esecutivo”.

Per il 2016 spese ridotte di 9,1 milioni, ma un bilancio ancora vicino ai nove zeri…

Prima di entrare nel merito delle scritture contabili, c’è un dato che credo, più di ogni altro, debba far riflettere. Ed è contenuto nell’intervento con il quale il collegio dei Questori ha illustrato il bilancio 2016 della Camera all’Ufficio di presidenza”.

Sarebbe a dire?

Per il quinto anno consecutivo, Montecitorio ha tagliato la spesa che, dal 2011 ad oggi, è scesa di 130 milioni con una flessione dell’11,7%. Nello stesso periodo, al contrario, la spesa delle amministrazioni centrali dello Stato, nel cui elenco figurano anche la presidenza del Consiglio e i ministeri, è aumentata del 12,6%”.

Tirando le somme?

Per la prima volta un organo istituzionale, come la Camera dei deputati, attraverso un documento del collegio dei Questori del quale, come noto, non fanno parte ‘sovversivi’ esponenti del Movimento 5 Stelle, certifica la bocciatura della spending review sbandierata dal premier Matteo Renzi. E’ un dato, quindi, che questo governo non solo non ha tagliato la spesa pubblica come promesso, ma l’ha addirittura aumentata”.

Ciò detto, si poteva fare di più per alleggerire i costi della macchina di Montecitorio?

I risparmi più consistenti sono arrivati grazie al lavoro del Movimento 5 Stelle. Innanzitutto, anche quest’anno come nel 2015, il bilancio beneficerà della disdetta dei contratti di locazione dei Palazzi Marini entrata a regime. Ma anche dei tetti agli stipendi dei dipendenti della Camera e dell’abolizione dei rimborsi viaggio, per 900 mila euro, previsti fino all’anno scorso per gli ex parlamentari. Basta per poterci definire soddisfatti? Direi di no”.

Cosa c’è ancora da fare?

Nonostante la crisi i deputati non si sono tagliati un euro. Il M5S continua a sostenere la necessità di intervenire, oltre che sulle indennità parlamentari, anche sui vitalizi e sulle pensioni. Rivedendo il sistema di calcolo degli assegni, non solo degli ex rappresentanti del popolo che già li percepiscono, ma anche di quelli che li incasseranno in futuro”.

Scusi, ma i vitalizi non sono già stati aboliti?

Noi chiediamo che siano aboliti non solo per il futuro ma anche per coloro che li percepiscono già. Così come vogliamo che siano cancellati altri privilegi ingiustificati e ancora inviolati. Anche dopo la riforma, infatti, gli ex parlamentari continueranno a beneficiare di un trattamento di favore. Con appena 5 anni di mandato alle spalle, l’equivalente di una legislatura, si avrà diritto ad andare in pensione a 65 anni. Con 10 anni in Parlamento ne basteranno addirittura 60. Una disparità insopportabile rispetto ai comuni cittadini. Senza contare un’altra degenerazione di questo iniquo sistema”.

Quale?

La minaccia di scioglimento delle Camere diventa un’arma di ricatto formidabile nelle mani del premier Matteo Renzi per mettere in riga quei parlamentari al primo o al secondo mandato che, in caso di fine anticipata della legislatura, rischiano di perdere questo vergognoso privilegio”.

E come se ne esce?

L’unica via d’uscita è indicata dai fatti e dai numeri: dove il Movimento 5 Stelle è già entrato, come alla Camera, la spesa pubblica diminuisce; dove ancora non è riuscito ad entrare, vedi il governo, la spesa pubblica aumenta. I cittadini ne tirino le somme”.

Twitter: @Antonio_Pitoni

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