Quintali di rifiuti sversati per anni nel fiume Sarno ed irrimediabilmente arrivati sulle coste di Castellamare di Stabia e di Torre Annunziata. E’ questa l’ipotesi che ha fatto finire sotto inchiesta 10 comuni della provincia a sud di Napoli, come riporta Metropolis web. L’indagine partita nel 2011 fu avviata dal comandante della capitaneria di porto di Torre Annunziata Claudia Di Lucca, su delega del pm Antonella Lauri della Procura torrese. Nel 2013, poi, la delega dell’inchiesta, sempre seguita dal pm Antonella Lauri, passa da Torre Annunziata a Castellammare di Stabia e viene affidata alla capitaneria di porto guidata dal comandante Savino Ricco. Concentrandosi, prevalentemente, sull’inquinamento del fiume Sarno che trascina in mare tutti i veleni raccolti durante un percorso di circa 24 chilometri.

Testimonianze e documenti raccolti in quattro anni potrebbero portare ai primi avvisi di garanzia per i comuni di Castellammare di Stabia, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase, Boscoreale, Boscotrecase, Gragnano, Portici, Scafati e Pompei. Le ricerche hanno appurato i ritardi accumulati, nella realizzazione e nel collettamento delle reti fognarie cittadine e se queste erano state allacciate al collettore madre, da parte degli uffici tecnici comunali e dai vari enti locali. Sistemi di canalizzazione che dovevano essere realizzati nel 2009, ad oggi non ancora completati. Le responsabilità maggiori dell’inquinamento del fiume sarebbero da attribuire proprio agli scarichi fognari dei diversi comuni che, attraverso affluenti, canali e semplici corsi d’acqua che poi vi confluiscono, rendono il Sarno un “fornitore” di veleni per il mare stabiese e torrese.

Divieto di balneazione, quindi per un lungo tratto di costa, dove ancora oggi, finiscono nel fiume e poi in mare i rifiuti senza alcun filtro, perché non passano attraverso gli impianti di depurazione. I vari Comuni, in questi anni, avrebbero dovuro cercare di limitare il danno, realizzando una serie di opere per consentire la deviazione degli scarichi come ad esempio il collettore di Gragnano, opera rimasta ferma per anni per ‘problemi tecnici’ ed ora in via di realizzazione. Nel 2012 a Torre Annunziata cominciarono i lavori di collegamento di 20 dei 31 scarichi fognari che finivano in mare, consentendo di recuperare parzialmente la balneabilità delle acque. Castellamare di Stabia ha iniziato gli stessi lavori nel 2014 e ancora non sono stati conclusi.

Il 2015 è l’anno indicato dall’Unione Europea per il recupero, quantomeno parziale, del Sarno. La Commissione europea, nel 2014, ha approvato un investimento di oltre 150 milioni di euro del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) per ripristinare e recuperare il bacino del Sarno, uno dei «grandi progetti» della Regione Campania. L’iniziativa puntava a preservare la sicurezza e la salute a lungo termine delle 900mila persone che vivono nell’area, e che negli ultimi vent’anni sono state ripetutamente colpite da gravi alluvioni, con morti e perdite economiche. Prevista nelle opere di ripristino la realizzazione di un sistema idraulico per ridurre in modo significativo i rischi di alluvione e l’adozione di misure di protezione e riqualificazione ambientale. L’obiettivo sembra ancora molto lontano.

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