Venti milioni di multa all’Italia per “l’inesatta applicazione della direttiva ‘rifiuti‘ in Campania“. Più una penalità di 120mila euro per ciascun giorno di ritardo”. Lo ha deciso la Corte di giustizia europea.

La direttiva in questione, recepita dall’Italia nel 2006 è stata tradotta nella legge regionale che ha definito 18 zone territoriali omogenee in Campania, in cui procedere alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti urbani prodotti nei rispettivi bacini. Ma per la crisi dei rifiuti del 2007 nella regione la Commissione Ue ha proposto un ricorso per inadempimento contro l’Italia, imputandole la mancata creazione di una rete integrata e adeguata di impianti. E una sentenza del 2010 della Corte di giustizia Ue ha confermato che l’Italia non aveva rispettato gli obblighi della direttiva.

Nell’ambito del controllo dell’esecuzione della sentenza, la Commissione di Bruxelles ha concluso che l’Italia non ne ha garantito un’attuazione corretta, con “carenze strutturali” in termini di impianti di smaltimento dei rifiuti e accumulo di “una grande quantità di rifiuti storici, le ‘ecoballe‘, che deve ancora essere smaltita, il che richiederà verosimilmente un periodo di circa quindici anni”. Ritenendo non soddisfacente la situazione, la Commissione ha proposto un nuovo ricorso per inadempimento contro l’Italia, chiedendo alla Corte di constatare il mancato rispetto della sua prima sentenza del 2010.

Nella sua sentenza di oggi la Corte condanna il Paese a pagare, da un lato, una penalità di 120 mila euro per ciascun giorno di ritardo nell’attuazione della sentenza del 2010 e, dall’altro, una somma forfettaria di 20 milioni. In particolare la penalità giornaliera è suddivisa in tre parti, ciascuna di un importo giornaliero di 40mila euro, calcolate per categoria di impianti: discariche, termovalorizzatori e impianti di trattamento dei rifiuti organici.

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