“Governo, sindacati e azienda hanno raggiunto l’accordo per l’Ast“. Lo ha annunciato nel pomeriggio di mercoledì Teresa Bellanova, sottosegretario al Lavoro. Bellanova, uscendo dalla sede del ministero dello Sviluppo Economico, ha tenuto a sottolineare che “non ci sono stati licenziamenti forzosi, ma 290 esuberi, tutti con adesione volontaria“. L’intesa per le acciaierie, arrivata dopo una durissima trattativa si basa su un piano di rilancio, sviluppo e ristrutturazione in quattro anni che prevede un investimento di 100 milioni di euro, con l’obiettivo di garantire almeno un milione di tonnellate di fuso attraverso il mantenimento dei due forni. La bozza verrà sottoposta alle assemblee dei lavoratori giovedì e poi votata con un referendum. Soddisfazione da parte di Matteo Renzi, ma anche dal segretario della Fiom, Maurizio Landini, che ha parlato di un “buon accordo, perché cambia il piano industriale”.

L’intesa per l’acciaieria di Terni è stata raggiunta dopo uno sciopero di 36 giorni, il più lungo degli ultimi anni per una crisi industriale, in cui non sono mancati episodi di tensione durante le proteste dei 2.800 dipendenti. Con l’accordo, si sono chiuse le procedure di mobilità avviate lo scorso 9 ottobre 2014, sostituite da incentivi all’esodo e la possibilità di salvaguardare i lavoratori con i contratti a termine e apprendisti. È stato previsto un capitolo specifico per la gestione delle ditte degli appalti con il supporto di strumenti messi a disposizione dalla Regione Umbria, anche in relazione alle ricollocazioni in caso di cambio appalto. Rispetto alle intenzioni iniziali, è stata eliminata dal contratto la cassa integrazione straordinaria di due anni per quattrocento lavoratori. Sulla clausola di salvaguardia per i dipendenti, il sottosegretario Bellanova ha sottolineato che “si guarderà prioritariamente ai lavoratori delle aziende appaltanti. L’accordo sarà considerato molto soddisfacente dai dipendenti che se lo sono conquistati”.

Anche per il segretario della Uilm, l’Unione Italiana Lavoratori Metalmeccanici, Mario Ghini, il nuovo piano prevede degli elementi migliorativi rispetto a quello precedentemente proposto dalla proprietà. “Ci impegneremo a monitorare semestralmente presso il Mise l’attuazione del piano e verificheremo il rispetto degli impegni assunti da ThyssenKrupp. È previsto – ha detto – anche un incremento di 700.000 tonnellate annue delle produzioni a freddo, per un investimento fra i 20 e 30 milioni. In arrivo anche 10 milioni per ricerca e sviluppo, mentre l’azienda sta ancora valutando se stanziare 26 milioni di euro per realizzazione dell’interconnector fisico“, la linea di trasmissione oltre frontiera per abbattere i costi energetici.

Nell’accordo con i vertici di ThyssenKrupp sono inoltre previste alcune garanzie per i dipendenti: una politica commerciale adeguata, la tutela dei contratti a tempo determinato e degli apprendisti, 40 euro per la domenica, la conferma delle attuali maggiorazioni, un’indennità di chiamata di 40 euro su volontariato, un premio di 723 euro per tutti legato alle certificazioni Iso, un percorso per garantire la tutela anche dei lavoratori delle ditte terze.

Tripudio dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Graziano Delrio che ha subito approfittato dell’accordo per incensare l’operato del governo: “Dopo Piombino anche Terni. Imprese e lavoratori di nuovo insieme per la rinascita del Paese. Il governo sempre al loro fianco”. E questo nonostante il fatto che delle tre T prioritarie per Renzi da almeno due mesi, ne è andata a segno solo una. Termini Imerese si brancola ancora nel buio e per la Taranto dell’Ilva si lavora per un intervento statale che salvi capra e cavoli.

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