’Ndrangheta e politica a Como: il “santista”, l’assessore comunale Francesco Scopelliti, fratello dell’ex governatore calabrese, e Gian Pasquale Bertossi, già membro della direzione nazionale dell’Udc. In mezzo la richiesta dell’assessore (oggi consigliere comunale con casacca Ncd) al boss per organizzare pullman di calabresi da mandare a Milano per l’arrivo del fratello Giuseppe Scopelliti, all’epoca (è il 2010) candidato alle Regionali che vincerà. Ma se il “santista” dei clan a metà novembre finisce in carcere per mafia, i due politici non risultano indagati. La storia inizia così.  
Per capirla bisogna incrociare due indagini della Direzione distrettuale antimafia di Milano. La prima è l’operazione “Insubria” che il 18 novembre ha dato scacco a 40 presunti affiliati delle cosche di Como e Lecco. Tra questi Alfredo Rullo, santista (una delle cariche più alte della ‘ndrangheta) con cerimonia celebrata in Carimate il 18 aprile 2014 e affiliato, sostiene la Procura, alla locale di Fino Mornasco. Indaga il Ros, coordina il procuratore aggiunto Ilda Boccassini che chiarisce: “In questa inchiesta non c’è politica”. E’ vero. Nelle 800 pagine di ordinanza firmata dal giudice Simone Luerti si parla solo di affiliazioni, doti , estorsioni. Eppure Alfredo Rullo, arrestato per 416 bis, è anche tra i protagonisti di un’altra indagine. Si tratta dell’inchiesta “Arcobaleno”, istruita nel 2009 dal pm Mario Venditti (all’epoca organico alla Dda) e sulla quale pende richiesta di archiviazione. Per due anni Venditti indaga sulla ‘ndrangheta di Fino Mornasco, come fa anche il Ros. Di più: i due fascicoli condividono molti indagati. Oltre a Rullo c’è Michelangelo Chindamo, eminenza grigia della malavita calabrese nell’Alta Brianza.  
Le indagini si completano a vicenda. Perché se da un lato Venditti non dimostra la mafiosità di Rullo (come invece fa il Ros), dall’altro accerta i contatti dello stesso con la politica. Tanto che nell’informativa “Arcobaleno” firmata dai carabinieri di Como il presunto “santista” viene descritto così: “Costituisce elemento di raccordo tra alti esponenti della ‘ndrangheta lombarda e politici di rilievo come l’assessore al Comune di Como Francesco Scopelliti e il responsabile provinciale dell’Udc Gian Pasquale Bertossi ai quali procura voti e presenze della comunità calabrese nelle pubbliche riunioni”. Succede per Scopelliti quando “chiede aiuto a Rullo affinché si riesca a organizzare un gruppo di persone, soprattutto calabresi, che in pullman raggiunga Milano dove arriverà il fratello, sindaco di Reggio Calabria, nel contesto della prossima campagna elettorale per le elezioni regionali”. Le intercettazioni colorano il quadro. Il 17 febbraio 2010 nella rete finisce il dialogo tra Rullo e Scopelliti. Ecco le parole dell’allora assessore di Como: “Lunedì sera, c’è mio fratello a Milano! Allora io volevo che tu mi mettessi su una ventina di persone, vestite bene e perbene per andare a trovarlo e poi così ve lo posso presentare”. Il boss si metterà subito al lavoro.  
La figura di Rullo, si legge nella carte di “Arcobaleno”, emerge già nel marzo 2009, quando viene sentito a sommarie informazioni un ex poliziotto che racconta di aver conosciuto il presunto “santista” della ‘ndrangheta durante un ricovero alla casa di cura Villa Aprica. Dopo le dimissioni il boss lo invita a cena. L’appuntamento è a Cadorago. Rullo è lì ad aspettarlo. Poco dopo arriva una Maserati dalla quale scende Gian Pasquale Bertossi. Da qui il gruppo parte verso una grande villa a Lurago Marinone. “Giunti alla villa – scrivono i carabinieri –, la fonte rimaneva fortemente impressionata da quell’ambiente, frequentato da molte persone, tutte di origine calabrese tra cui qualcuno venuto dalla Calabria per partecipare alla cena” durante la quale si discuteva “della compilazione delle liste dei candidati a sindaco per le elezioni di giugno 2009 (…). La fonte specificava che l’invitato d’onore era il Bertossi e che tutti rivolgendosi a lui lo chiamavano con il titolo di onorevole”. Del resto i carabinieri registrano diversi contatti tra Bertossi e Rullo. Come quello al New Moon Light di Bulgorello. Qui oltre all’onorevole e al “santista” c’è anche il presunto boss Michelangelo La Rosa soprannominato “bocconcino”.
da il Fatto Quotidiano del 26 novembre 2014
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