Dopo James FoleySteven Sotloff e David Haines, lo Stato Islamico ha decapitato il quarto ostaggio. Si tratta di Alan Henning ed è un cooperante britannico di 47 anni, tassista ad Eccles (Greater Manchester) e volontario in Medio Oriente. I media americani, che hanno dato la notizia, sottolineano che l’autenticità del video (dal titolo “Un altro messaggio all’America e ai suoi alleati“) che mostra l’uccisione dell’uomo – minacciato di morte lo scorso 14 settembre dopo le immagini della decapitazione di Haines – non è stata verificata.

Il filmato replica i tre precedenti: il boia vestito di nero e col volto coperto. Possibile che anche in questo caso si tratti di John, il jihadista dall’accento inglese che ha decapitato anche le precedenti vittime. Nella mano sinistra un coltello, mentre la destra è sulla spalla dell’ostaggio che indossa la tuta arancione dei prigionieri di Guantanamo. Il filmato dura poco più di un minuto e si apre con un servizio della tv inglese sul voto di Westminster, che il 26 settembre ha dato il via libera ai raid contro l’Isis. Durante il video, come nei precedenti, i terroristi hanno annunciato che la prossima vittima sarà l’americano Peter Edward Kassig. E’ originario dell’Indiana, si era arruolato nel 2006 con i Ranger e aveva combattuto in Iraq

Il video – “Sono Alan Henning – spiega la vittima all’inizio del filmato – e a causa della decisione del Parlamento britannico di attaccare lo Stato Islamico, io, che sono un membro della popolazione britannica, pagherò il prezzo della loro decisione”. Dopo le sue parole interviene il boia. “Il sangue di David Haines – dice – è tra le tue mani, Cameron, e ora anche Henning sta per essere sgozzato. Il suo sangue è nelle mani del Parlamento britannico”. Da qui seguono le immagini dell’uccisione e della testa decapitata e infine le ultime parole del boia insieme a Kassig. “Obama, tu hai iniziato i tuoi bombardamenti aerei in Sham (Grande Siria), colpendo e uccidendo le nostre persone. Così noi continueremo a giustiziare le vostre persone”.

L’advisor alla sicurezza del presidente Barack Obama, Lisa Monaco, ha spiegato che gli Usa stanno esaminando il video. Stesse verifiche in cui è impegnato il Foreign Office inglese. Per il premier David Cameron il “brutale omicidio” di Henning “mostra quanto sono barbari e ributtanti questi terroristi. Faremo tutto il possibile – ha proseguito – per stanare questi assassini e portarli davanti alla giustizia”.

Volontario in Siria – Padre di due bambini, originario di Manchester, Henning dedicava il suo tempo libero a raccogliere aiuti per i bambini siriani e a trasportarli in Medio Oriente, con una piccola organizzazione di volontariato chiamata Aid 4 Syria. Secondo quanto riferiva a metà settembre il Daily Telegraph, Henning era al suo quarto viaggio in Siria quando il 26 dicembre del 2013 venne rapito da un gruppo di uomini mascherati nella città di Al Dana, vicino al confine con la Turchia. Un attivista siriano che aveva trascorso con lui una notte in prigionia, prima di riuscire a fuggire, ha raccontato che Henning era convinto che sarebbe stato liberato molto presto per via della sua attività di volontariato per una organizzazione musulmana. Ma non è stato così. Sarebbe stato trasferito dai suoi rapitori nella città siriana di Raqqa, considerata come la roccaforte dell’Isis.

I suoi amici lo descrivono come una persona molto generosa, pronta a tutto per gli altri. “Lui pensava che la sua missione fosse quella di aiutare i bambini siriani“, aveva dichiarato sua moglie Barbara che il 21 settembre aveva inviato in messaggio ai jihadisti facendo un appello per la sua liberazione. “Rilasciatelo: Alan è un uomo di pace, che ha lasciato la sua famiglia e il suo lavoro per guidare un convoglio fino alla Siria e aiutare i più bisognosi – questo l’inizio del messaggio della donna – Ucciderlo non aiuterà la vostra causa”. Per Colin Livesay, cognato dell’ostaggio britannico, il governo britannico “avrebbe potuto fare di più” per salvare Alan Henning da quando si è saputo del suo rapimento “mesi e mesi fa“.

Chi è Peter Edward Kassig – È andato in Medio Oriente per scappare da un matrimonio sbagliato e dal malessere del “tornando a casa” dopo un periodo in Iraq con i Rangers dell’esercito. Kassig è partito per una delle regioni più pericolose del mondo cercando un’esperienza che gli cambiasse la vita, come aveva spiegato lui stesso in un’intervista di due anni fa alla Cnn. Dopo quell’esperienza di recente ha creato una propria ong per l’assistenza in Siria. “Qui hai questa impressione, ti convinci che non c’è speranza. Ed è quello il momento in cui, contro ogni speranza, è più che mai importante fare qualcosa”, aveva detto il giovane oggi ostaggio dell’Isis.

Appello ostaggi tedeschi: “Ogni giorno è peggio” – Un nuovo appello è stato lanciato ai governi di Manila e Berlino, da parte dei due coniugi tedeschi rapiti nelle Filippine dal gruppo di Abu Sayyaf, ribelli del sud del Paese, affiliati dell’Isis. “La situazione diventa ogni giorno peggiore”, ha detto la donna sequestrata, di 55 anni, secondo quanto riporta l’agenzia Dpa da Manila. Il secondo ostaggio è suo marito, cardiopatico di 74 anni. Il gruppo islamico ha minacciato di decapitare i due se non riceverà 4 milioni di euro entro il 17 ottobre. Inoltre, i terroristi chiedono che la Germania smetta di dare sostegno alla missione militare contro l’Isis in Iraq e Siria.

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