Ridurre la violenza e deporre le armi. Usa, Ue, Russia e Ucraina hanno firmato un primo accordo a Ginevra per trovare una soluzione pacifica nella crisi che da mesi coinvolge Kiev. Tra i primi provvedimenti annunciati, il disarmo dei gruppi illegali: “Tutte le formazioni armate illegali”, ha annunciato il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov in una conferenza stampa, ” devono deporre le armi e gli edifici occupati illegalmente devono essere sgombrati”. E ha rassicurato su uno dei punti più controversi, ovvero i timori di “nuove espansioni russe”: “Non abbiamo alcun desiderio di inviare truppe in Ucraina“. Obama nel frattempo ha inviato aiuti militari “non letali” all’esercito dell’Ucraina. Un segnale di pressione, anche se a livello ufficiale si continua a promuovere l’uso della diplomazia. ”L’opzione militare”, ha commentato in serata il presidente Usa, “in Ucraina non è sul tavolo. La crisi ucraina non si risolve con il ricorso alla forza, ma con la diplomazia. Ho parlato con Angela Merkel, parlerò con Cameron. Stiamo cercando un punto comune con gli alleati. Speriamo in una svolta. Ma intanto mi preparo a una risposta da Mosca”. 

Riforma costituzionale, liberazione di tutti gli edifici occupati illegalmente, scarcerazione e amnistia degli arrestati (tranne quelli accusati di crimini gravi): sono alcuni dei principi enunciati nel documento approvato dai capi delle diplomazie di Russia, Usa, Ue e Ucraina. Il patto richiede a tutte le parti di astenersi dalla violenza, dall’intimidazione o dalle azioni provocatorie. Osservatori dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa avranno il compito di aiutare le autorità ucraine e le comunità locali ad attenersi ai requisiti delinati nell’accordo. E secondo il patto i progetti di Kiev di riformare la sua costituzione e di trasferire più potere dal governo centrale alle autorità regionali devono essere inclusivi, trasparenti e responsabili, anche attraverso la creazione di un ampio dialogo nazionale.

Nel giorno del vertice a quattro a Ginevra, Vladimir Putin durante la annuale Linea diretta televisiva in cui risponde alle domande dei cittadini avverte: “Spero tanto di non dover usare il diritto concessomi dal parlamento di impiegare la forza in Ucraina, e la situazione possa essere risolta con mezzi politico-diplomatici”. Intanto proseguono gli scontri in Ucraina, dove almeno tre persone sono morte e 13 sono rimaste ferite nel corso di scontri armati tra le forze di polizia nazionali e quelle dei filorussi, scoppiati mercoledì sera e proseguiti nella notte a Mariupol, nella regione orientale di Donetsk.

Putin, nel corso della diretta, ha dichiarato che l’uso della forza contro il popolo nell’Ucraina dell’est è “un altro gravissimo crimine” delle autorità di Kiev. Per la prima volta, però, Putin ha ammesso pubblicamente la presenza di militari russi alle spalle delle forze di autodifesa in Crimea allo scopo di “garantire la libera espressione della volontà” in occasione del referendum e per evitare che la situazione degenerasse come sta accadendo ora nell’est ucraino. Putin ha ammonito che “nessuno di noi deve aver paura” dell’espansione della Nato a est perché la Russia “risponderà per garantire la propria sicurezza”, anche se “si rischia una corsa agli armamenti”. Quanto alle sanzioni presenti e future imposte e Mosca, Putin ha osservato: “Vogliono colpirci duramente, ma le loro opportunità sono limitate”. Inoltre ritiene che l’Unione europea non riuscirà a stare senza le forniture di gas naturale della Russia e sarà difficile per gli Stati Uniti colpire Mosca incoraggiando una discesa dei prezzi del petrolio. Intanto la candidata alla presidenza ucraina Iulia Timoshenko chiede l’introduzione dello stato d’emergenza nell’est del Paese per consentire alle forze armate di intervenire senza restrizioni contro i ribelli filorussi che hanno occupato molti edifici amministrativi.  

Obama invia aiuti militari “non letali” all’Ucraina
Malgrado gli spiragli di dialogo registrati a Ginevra sull’Ucraina, Barack Obama non molla la presa aumentando la sua pressione su Mosca. L’inquilino della Casa Bianca ieri ha annunciato di avere pronte nuove sanzioni economiche contro il Cremlino. E oggi ha firmato l’invio di aiuti militari logistici ‘non letali’ all’Esercito di Kiev. E in un intervista tv sfida apertamente Vladimir Putin: “La Russia – attacca Obama – non è interessata a qualsiasi tipo di scontro militare visto che è consapevole che le nostre forze convenzionali sono di gran lunga più forti delle loro”. Insomma, se a Ginevra il gruppo di 4, Usa, Russia, Ucraina e Unione Europea, trova un primo accordo sulla fine delle violenze, gli Stati Uniti non ci stanno a assistere passivamente e alzano la voce nei confronti di Mosca sia sul fronte economico, sia, su quello militare. Lo stesso John Kerry, auspicando che alle parole seguano i fatti, conferma che per gli Usa oggi è prematuro cancellare le sanzioni in vigore, o rimuovere la minaccia di nuove. “Ogni volta che la Russia agisce per destabilizzare l’Ucraina – ha avvertito Obama sulla Cbs – da parte nostra ci saranno conseguenze: già ora l’economia di Mosca è più debole, i capitali stanno lasciando il Paese.

Le decisioni di Putin non stanno danneggiando solo l’Ucraina, ma anche la Russia”. Il presidente è infatti convinto che, dopo aver invaso la Crimea, Putin stia apertamente aiutando le milizie “quanto meno ‘non statali’”, come le definisce Obama, in azione in queste ore nella parte meridionale e orientale del Paese. Ma è Chuck Hagel, il Capo del Pentagono, proprio mentre é in corso il summit a Ginevra, ad annunciare che il ‘Commander in Chief‘ ha autorizzato l’invio di aiuti ‘non letali’ destinati all’esercito di Kiev. Si tratta di tende, materassini, medicine, sistemi di purificazione d’acqua, non cannoni e fucili. Tuttavia, al di là dell’importante significato simbolico, si tratta di materiale molto importante in caso di un conflitto armato.

Onu, rapporto sui diritti umani in Ucraina
È stato presentato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite un rapporto sulla situazione dei diritti umani in Ucraina, compilato dall’assistente segretario generale per i diritti umani Ivan Simonovic e dalla missione di monitoraggio Onu nel Paese. Simonovic ha avvertito che la violenza nell’Ucraina orientale rischia di “destabilizzare seriamente l’intero Paese”. Riguardo all’annessione della Crimea da parte della Russia con il referendum del 16 marzo, Simonovic ha detto che “la presenza di forze paramilitari, dei cosiddetti gruppi di autodifesa e di soldati in uniforme senza insegne di riconoscimento non ha favorito la creazione di un ambiente in cui gli elettori avrebbero potuto esercitare liberamente il diritto di opinione”. L’assistente segretario ha inoltre criticato la “manipolazione mediatica” che ha contribuito a creare un “clima di paura e insicurezza nel periodo che ha preceduto il referendum” per l’annessione della Crimea. Il 15 maggio, inoltre, sarà pubblicato un secondo rapporto sui diritti umani in Ucraina. 

Il diritto di veto della Russia
Il Consiglio è di fatto impossibilitato a intraprendere alcuna azione sulla crisi, poiché la Russia ha diritto di veto in quanto membro permanente. Il rapporto sui diritti umani, basato sulle rilevazioni fatte sul posto da Simonovic e dalla missione di monitoraggio Onu in Ucraina, dichiara che l’armamento dei dimostranti nell’est del Paese deve finire e incoraggia “un dialogo nazionale inclusivo, duraturo e significativo”. Il rapporto affronta anche le dichiarazioni di Mosca in base alle quali la vasta minoranza russa nella regione sarebbe in pericolo. “Sebbene ci siano stati alcuni attacchi contro la comunità etnica russa, si è sempre trattato di episodi né sistematici né diffusi”, afferma il rapporto, aggiungendo che il clima rimane “particolarmente teso” e con i russi che temono che il nuovo governo ucraino non li rappresenti.

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