La Corte dei Conti lancia un nuovo allarme corruzione. Un fenomeno che incide “direttamente sulla finanza pubblica”, sottolinea il presidente, Raffaele Squitieri, all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2014. E anche se poco più di un anno fa il governo Monti ha varato la nuova legge coltivata dall’allora Guardasigilli Paola Severino, il presidente torna a chiedere “norme organiche, chiare e semplici”, che eliminano “margini di incertezza e ambiguità”.

Squitieri recepisce anche il recente dibattito sulla correttezza dei dati sull’entità del fenomeno in Italia. La cifra di 60 miliardi annui, mutuata da una vecchia stima della Banca mondiale su scala globale e fatta propria anche dalla Corte dei conti negli anni scorsi, è da tempo criticata dagli studiosi perché poco fondata e non comprensiva dei costi esterni (per esempio la distorsione della concorrenza e dell’impiego delle risorse pubblche). “Quanto ai dati – afferma Squitieri – non esistono criteri univoci sulla base dei quali elaborare credibili stime quantitative; a maggior ragione risulta arduo esprimersi con riguardo alle dinamiche del fenomeno”.

Quanto allo stato dei conti pubblici, “va scongiurata l’eventualità di nuovi interventi di correzione del disavanzo, riproduttivi di un circolo vizioso che rallenta la ripresa“. Restano invece ampi margini per “la revisione e la razionalizzazione della spesa pubblica“, che rappresentano uno snodo fondamentale dell’azione di Governo”. Tra le “numerose anomalie”, Squitieri ricorda la “ingiustificata sussistenza di trattamenti economici sperequati” nella Pubblica amministrazione. Per ridurre la pressione fiscale, intanto, è necessario “proseguire nell’azione di recupero della base imponibile sottratta all’obbligo tributario, condizione questa essenziale per ridurre il livello della pressione fiscale“.

“Gli indicatori congiunturali interni – aggiunge Squitieri – offrono una conferma del rafforzamento del ciclo economico, ma al contempo segnalano la presenza di alcune criticità”. Il quadro, osserva il presidente della Corte dei Conti, “presenta tendenze contraddittorie”. “Sul fronte internazionale – sottolinea – l’effetto combinato di una minore espansione degli scambi mondiali e di un cambio più forte indebolisce le prospettive per le esportazioni italiane, fattore strategico per la ripresa”.

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