L’ultima parola è arrivata via telefono da Roma, dal segretario del Pd Matteo Renzi. Niente da fare: il centrosinistra sardo non ha più un candidato governatore. Francesca Barracciu, europarlamentare Pd, incoronata dalle primarie tre mesi fa ha dovuto trattare la resa. Dopo giorni durissimi, con uno scontro interno al partito sfociato in uno psicodramma. Per convincerla a fare “il passo indietro” sibilato, intimato e poi chiesto pubblicamente dai dirigenti del suo partito non le sono bastate 24 ore di riflessione. Lei ha ribadito la sua innocenza e fermezza nel voler andare avanti, nonostante il coinvolgimento nell’inchiesta bis sui fondi ai gruppi consiliari. Ma gli spazi di manovra sono troppo stretti, come i tempi, d’altronde: il voto è previsto per il 16 febbraio e il centrodestra ha già avviato la campagna elettorale per il Cappellacci bis. Così, solo a notte fonda, si è evitato il voto a porte chiuse della Direzione riunita per il secondo giorno consecutivo, a Oristano. Ora punto e a capo, nome da definire e corsa frenetica. Ma su questo, sostiene l’eurodeputata: “Avrà l’ultima parola”. 

Candidata e indagata. La macchia arrivata sulla candidatura appena un giorno dopo il verdetto delle primarie è l’avviso di garanzia per peculato nell’ambito dell’inchiesta bis sui fondi ai gruppi consiliari della Procura di Cagliari. Il sostituto procuratore Marco Cocco le ha contestato spese per 33mila euro quando era consigliere, nella precedente legislatura. Lei ha risposto all’interrogatorio e spiegato anche pubblicamente che quei soldi sono stati spesi per la benzina (da tabella Aci) e per un’utilitaria, pronta e agguerrita per la corsa alla Regione. D’altronde non è sola: tra il primo e il secondo filone sono coinvolti (tra indagati, imputati e un condannato) più di 60 onorevoli. Eppure i fatti sono chiari e da subito fanno storcere il naso alla coalizione, Sel in testa, e ad alcune frange dello stesso Pd che le hanno chiesto di farsi da parte. Con lo scontro interno proprio nel bel mezzo delle feste, tra Natale e Capodanno. 

Il mandato alla direzione. La richiesta è stata fatta per una valutazione esclusivamente politica, così ha detto il segretario, e senatore, Silvio Lai – indagato a sua volta: “Non per una questione morale inesistente e spesso indegnamente citata, ma per una valutazione tutta politica, legata al fatto che la campagna elettorale del centrosinistra non può ridursi ad un processo anticipato fatto sui media, nei bar e nelle assemblee che faremo”. E ancora: “È una scelta solo politica, e di salvaguardia delle persone, quella che impone un passo indietro per farne insieme tre in avanti e riprenderci la Sardegna”. Riunione tormentata, sospesa più volte. A sorpresa è arrivato anche l’inviato di Renzi, Stefano Bonaccini, responsabile nazionale degli Enti locali, che prima della direzione ha sentito tutte le correnti. Con buona pace dell’ambizione “autonomista” del partito.

Le alternative. L’europarlamentare sarebbe stata la prima donna ad esser candidata dal centrosinistra alla guida della Regione: “Se mi fossi chiamata Francesco e non Francesca non mi avrebbero azzannata così”- ha detto dopo la chiusura della direzione di domenica. Si diceva fiduciosa: “Comunque 24 ore vanno benissimo, del resto nessuna candidatura decisa a tavolino in quattro giorni può avere più forza della mia legittimata dalle primarie”. Chi potrebbe entrare in campo? I nomi che circolano sono tutti maschili: l’ex ministro Arturo Parisi, i rettori delle Università di Cagliari Giovanni Melis e Sassari Attilio Mastino, il segretario nazionale della Federazione della stampa Franco Siddi. Oppure ex assessori della giunta Soru, come Francesco Pigliaru.

La compensazione. Dopo il dietrofront pronunciato a denti stretti per Francesca Barracciu potrebbero aprirsi nuovi scenari, in una sorta di patto di compensazione. Addirittura un posto da sottosegretario nel governo Letta se e quando ci sarà il rimpasto voluto da Renzi, oppure da assessore regionale in caso di vittoria del centrosinistra (ma resterebbe la questione giudiziaria da risolvere) o ancora un posto blindato nell’europarlamento. Ma la rabbia è troppa per pensare al paracadute. E l’ex candidata attacca i big del partito, a partire da Renato Soru e Antonello Cabras colpevoli, a suo dire, di aver creato e amplificato le spaccature.

Gli altri in pista. Alle elezioni di febbraio si presenteranno anche Mauro Pili, ex presidente della Regione, fuoriuscito dal Pdl per fondare il movimento autonomista Unidos; la scrittrice e vincitrice del Premio Campiello Michela Murgia a capo di “Sardegna Possibile”; Cristina Puddu per i separatisti di Meris di Doddore Meloni e Pier Franco Devias per il Fronte Indipendentista Unidu. Nessuna candidatura ufficiale per il Movimento 5 Stelle in lotta fratricida con relative scissioni che ha già denunciato un tentativo di “esclusione dal voto”.

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