Un “errore formale” che abroga le norme che si occupano di gravi sanzioni amministrative per i partiti che dichiarano il falso in bilancio. La scoperta durante lo studio degli emendamenti in Commissione affari costituzionali del disegno di legge contro il finanziamento pubblico. Annunciato dal capo del governo Enrico Letta, rimandato di mese in mese e ora sommerso dagli emendamenti, il testo subisce l’ennesima disavventura. Sempre a vantaggio dei partiti. “Non appena ce ne siamo accorti”, commenta al fattoquotidiano.it Gianclaudio Bressa, deputato del Partito democratico, “abbiamo fermato la discussione e chiesto ai relatori, Mariastella Gelmini e Emanuele Fiano, di proporre la correzione per quando arriveremo alla discussione dell’articolo che si occupa di questo aspetto. Si tratta di un punto fondamentale e interverremo subito. A chi ha scritto il testo dev’essere scappata la penna. Le parti cancellate erano quelle che facevano riferimento al vecchio sistema, poi da modificare”. Un’eliminazione di troppo, scoperta nel momento in cui si è proceduto alla discussione degli emendamenti presentati per sopperire all’errore dal Movimento 5 Stelle. “Non me la sento proprio di ipotizzare che sia stato fatto volutamente”, ha concluso Bressa, “siamo alla prima lettura, succedono queste cose”. Una delle tante disavventure del testo, che attende la stesura della versione finale.

“Si tratta di un errore gravissimo”, commenta il deputato M5S Riccardo Fraccaro, “non vogliamo pensare male. Abbiamo visto che c’è stato subito l’intento di mettere a posto le cose da parte di Pd e Pdl. Restiamo solo perplessi se pensiamo a chi del governo ha scritto il testo. Se fosse rimasto così com’è ora, ci sarebbero state delle lacune molto gravi. Ad esempio, le sanzioni in caso di falso in bilancio o non presentazione del rendiconto amministrativo avrebbero comportato semplicemente di non fruire delle agevolazioni per l’anno successivo. Non sarebbero stati toccati i finanziamenti dell’anno in questione”.

Il problema riguarda l’abrogazione dell’art.9 del testo del 2006 e i commi dal numero 8 al 20 che prevedono i controlli sui bilanci dei partiti e sanzioni a fronte di gravi irregolarità amministrative. “Questo esito paradossale”, ha detto Fraccaro, “è prodotto dal combinato disposto dell’articolo 7 e delle abrogazioni attuate con l’articolo 14 del ddl governativo, è per fortuna emerso in commissione grazie a due emendamenti che abbiamo presentato, il 7.7 e il 7.8. La lacuna è talmente oggettiva che i nostri emendamenti sono stati accantonati per approfondirli. Fermo restando che la soluzione al problema è già pronta nei due emendamenti del Movimento 5 Stelle, restiamo in attesa di vedere quale sarà la soluzione proposta, perché la trasparenza dei bilanci dei partiti è un tema fondamentale”. 

Il testo continua ad essere discusso in Commissione Affari costituzionali e sarebbe dovuto tornare in aula giovedì 19 settembre. Ma in serata è arrivata la notizia dell’ennesimo rinvio. La conferenza dei capigruppo ha stabilito che l’approdo a Montecitorio sarà solo la prossima settimana, a partire da mercoledì 25 settembre. Giorno in cui l’Aula dovrà eleggere il vicepresidente e il segretario di presidenza, dunque il ddl sullo stop ai finanziamenti rischia di slittare ulteriormente. Lo dà per scontato Riccardo Nuti, del M5S, che lasciando la capigruppo afferma polemico: “Martedì ci sarà un’altra conferenza dei capigruppo e vedrete che il provvedimento slitterà di nuovo”. 

“In realtà la discussione è molto lenta”, aveva spiegato Fraccaro, “e il Presidente Francesco Paolo Sisto ci ha chiesto come gruppo di scrivere a Laura Boldrini per essere autorizzati ad allungare i tempi. Non vuole prendersi la responsabilità di tale richiesta, ma di certo non lo faremo noi”. 

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