Indagini difensive prima che l’inchiesta fosse nota, un misterioso interrogatorio della ragazzina marocchina spacciata per la nipote di Mubarak, verbali difensivi precompilati e poi testimonianze false. Il processo Ruby bis, con le condanne per Fede e Mora a 7 anni e Minetti a 5, diventa un boomerang per Silvio Berlusconi, già condannato a 7 anni per concussione e prostituzione minorile, e per i suoi legali. I giudici di Milano hanno infatti trasmesso la trasmissione degli atti alla Procura “in relazione agli indizi di reità ravvisati con particolare riguardo a quanto accaduto il 6-7 ottobre 2010, il 15 gennaio 2011”. Nella lista spiccano i nomi di Silvio Berlusconi, dei legali Niccolò Ghedini e Piero Longo e della stessa Ruby che ha testimoniato per due giorni al processo negando tutto.

I giudici invitano a indagare su Ioana Claudia Amarghioale, Mariano Apicella (il cantante a cui il Cavaliere ha comprato casa), Iris Berardi, Lisney Barizonte, Roberta Bonasia (a lungo considerata dalle altre ragazze la preferita), Renato Cerioli (marito dell’europarlamentare Licia Renzulli), l’ex pupa Francesca Cipriani D’Altorio, le gemelle Concetta ed Eleonora De Vivo (che hanno ricevuto almeno un bonifico da Berlusconi), M’hamed El Mahroug (padre di Ruby), Aris Espinosa, Serena Facchineri (ex fidanzata di Luca Risso), Barbara Faggioli, Manuela e Marianna Ferrara, Marystelle Polanco, l’avvocato Luca Giuliante (primo difensore di Ruby), Barbara Guerra, i coniugi Simonetta Losi e il pianista Danilo Mariani, Giorgio Puricelli, Giovanna Rigato, Luca Risso (compagno di Ruby), il giornalista Carlo Rossella, Raissa Skorkina, Alessandra Sorcinelli, Elisa TotiSilvia Trevaini, Ioana Visan. Questi testimoni protrebbero essere indagati per falsa testimonianza, diversi i guai in cui potrebbero precipitare i legali del Cavaliere per le anomale indagini difensive. 

Verbali difensivi precompilati. Alcuni verbali difensivi furono trovati dagli investigatori della Polizia negli appartamenti di via Olgettina 65 a Milano dove vivevano, a spese del Cavaliere, alcune delle ragazze che partecipavano alle feste. Era il giorno delle perquisizioni successivo all’avviso di garanzia al presidente del Consiglio (14 gennaio 2011). I verbali poi non furono depositati ai pm come successo invece per altri documenti nei giorni successivi. Secondo gli investigatori i documenti con i racconti delle ospiti delle “cene eleganti” già siglati dagli avvocati del premier non risultavano controfirmati dalle testi stesse. E addirittura in casa della soubrette domenicana Marystelle Polanco gli uomini della squadra Mobile avevano scoperto non il suo verbale difensivo ma quello di Barbara Guerra.  

La convocazione ad Arcore il 15 gennaio 2011.  Il 15 gennaio scorso, ad appena ventiquattr’ore dalla notifica dell’avviso di garanzia per concussione e prostituzione minorile, il Cavaliere chiama “a corte” tutte le ragazze. L’intento della convocazione è chiarissimo: mettere a punto una strategia che blindi i particolari di quelle serate o meglio li trasformi da “orge bacchiche” (definizione del procuratore aggiunto Piero Forno) a cene eleganti condite con qualche spettacolo di burlesque. Le intercettazioni fanno il resto. Al telefono la soubrette Barbara Faggioli parla chiaro: “Sono chiamata alle 19, da quanto so dalle intercettazioni emergono cose molto brutte”. Quindi avverte Nicole Minetti: “Mi ha chiamato la segreteria del presidente e mi hanno passato il presidente e mi ha detto di convocare tutte le ragazze per parlare con l’avvocato”.  

L’interrogatorio fantasma di Ruby Rubacuori. Dopo l’affaire dei verbali era già emerso il particolare di un interrogatorio fantasma, andato in scena il 6 ottobre 2010, vale a dire 23 giorni prima che scoppiasse lo scandalo con le rivelazioni del Fatto Quotidiano. In quel periodo le indagini della difesa – previste per legge e pienamente legittime – non erano ancora avviate e ufficialmente l’unico interrogatorio della giovane marocchina davanti agli avvocati del presidente del Consiglio è avvenuto i primi giorni di novembre. A definire strana, anzi “allucinante“, quella serata di ottobre è proprio Luca Risso, attuale compagna di Ruby, che manda sms anche all’ex fidanzata Serena Facchineri. “Sono nel mezzo di un interrogatorio allucinante… Ti racconterò ma è pazzesco!” scrive e lei: “Stai attento… ricordati grano”. Poi ancora: “Sono qui, è sempre peggio. In mezzo ci sono pezzi da 90“. Poco dopo l’uomo aggiunge: “Io sono ancora qui… È sempre peggio, quando ti racconterò (se potrò…) ti renderai conto… Siamo solo a gennaio 2010 e in mezzo ci sono pezzi da novanta”. Serena chiede: “Perché stanno interrogando Ruby? E perché tu ascolti tutto? C’è Lele o solo l’avvocato?”. E Risso alle 23.54 le spiega: “C’è Lele, l’avvocato, Ruby, un emissario di Lui, una che verbalizza. Sono qui perché pensano che io sappia tutto”. Poi a mezzanotte e 39 Risso telefona: “Eccomi, sono ancora qua. Ora sono sceso un attimino sotto, a far due passi… Lei è su, che si son fermati un attimino perché siamo alle scene hard con il pr… con la persona”. “Ma figurati” risponde Serena e Risso conferma “Sì, sì”. E lei: “Con lei?”. Lui risponde: “Mmm, guarda, ti racconterò tutto…”.

Il 7 ottobre alle ore 19.21, Ruby racconta a Risso di aver ricevuto una telefonata: “Mi sono sentita con lui”. E Risso: “Chi è lui?”. Ruby: “Lui! Lui!”, . Risso pensa a Berlusconi: “Lui lui? Lui il grande?” e la marocchina “Luiiii, Gesù. Comunque… Mi sono sentita con lui che m’ha chiamato…M’ha chiamato proprio tre minuti fa… Mi ha detto che s’è sentito con Lele, che io ho fatto, ho scritto tutte le cose, con l’avvocato e m’ha detto che ha saputo che ho detto tante cose. Guarda, io ho detto tante cose, ma ne ho nascoste tantissime. Tutte quelle che ho detto le ho dette per un semplice motivo, che ero messa davanti all’evidenza non potevo negare”. E ancora: «Mi fa “ma noi non siamo in pericolo, noi siamo in difficoltà”, mi fa “però sono cose da superare”. Ho detto sì, però io ti volevo fare un’altra domanda, che m’interessa di più. Mi fa “dimmi”, ho detto, cioè, io voglio che almeno da tutta questa situazione io ne esca con qualche cosa, perché di tutta la situazione cioè, sinceramente, non me ne frega niente. Lui fa “è normale”, lui mi fa un detto strano, mi ha detto “quando il mare è in tempesta non è che le persone si lasciano soccombere”, boh, una cosa del genere mi fa…”.  In quella occasione Ruby forse chiese i 4 milioni e mezzo di cui poi scrisse nella sua agendina? “Quattro milioni e mezzo da Silvio Berlusconi che ricevo tra due mesi” mette nero su bianco nel diario. 

Prima dello svelamento delle indagini la notizia circola già tra le ragazze. Il 17 ottobre molti già sanno tutto il casino che sta venendo fuori. La Minetti rivela all’amica Polanco: “Lui me lo ha detto, è per questa perché è successo un po’ un casino… perché ‘sta stronza della Ruby… Ma comunque guarda che io oggi vado da quello che la segue… praticamente mi dice tutto quello che lei ha detto alla sua amica”. La notizia gira tra le ragazze che ne parlano al termine dell’ennesimo festino. Sempre il 17 Minetti chiama Emilio Fede. “Io sono qua in questo preciso momento da Luca Giuliante che ti saluta”. Fede: “Ah sì, eh, per quella vicenda lì, eh… La sto seguendo anch’io su un altro fronte”. Minetti: “Eh immagino… c’è da mettersi le mani nei capelli”. Fede concorda: “Sì, c’è da mettersi le mani nei capelli… Eh io parlo… ti dico subito… ci sono… nell’entourage tre telefoni sotto controllo da parte…”. Minetti: “Ah sì?”. Fede: “Sì, sì, poi ti dico. Io non ho avuto notizie, ma lui stasera mi aveva accennato che ci vedevamo stasera (…) No, gli devo parlare assolutamente… per fortuna ho trovato delle strade…”. Intanto, il 29 ottobre Giuliante lascia la difesa perché è già legale di Lele Mora nel processo dove l’agente è imputato per bancarotta. Eppure Ruby, che viene difesa prima dall’avvocato Massimo Dinoia e poi da Paola Boccardi, e Giuliante si sentono ancora. Le ultime intercettazioni fissano i contatti nei primi giorni di gennaio. Qui Ruby fa riferimento a “una grossa somma” da chiedere al presidente. 

Longo e Ghedini: ”Surreale inviare gli atti a fini di indagini”. “Inviare gli atti a fini di indagini anche per il presidente Berlusconi e i suoi difensori è davvero surreale” scrivono i legali di Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo. ”Quando si cerca di esplicare il proprio mandato defensionale in modo completo, e opponendosi ad eventuali prevaricazioni, a Milano possono verificarsi le situazioni più straordinarie. La decisione del Tribunale di Milano nel processo cosiddetto Ruby bis di inviare gli atti per tutti i testimoni che contrastavano la tesi accusatoria – aggiungono i legali – già fa ben comprendere l’atteggiamento del giudicante. Ma inviare gli atti ai fini di indagini anche per il presidente Berlusconi e per i suoi difensori è davvero surreale. Come è noto né il presidente Berlusconi né i suoi difensori hanno reso testimonianza in quel processo. Evidentemente si è ipotizzato che vi sarebbe stata attività penalmente rilevante in ordine alle esperite indagini difensive. Ciò è davvero assurdo. Silvio Berlusconi non aveva alcun interesse in quel processo e a maggior ragione i suoi difensori”, stigmatizzano gli avvocati. “Alcuni di quei testimoni avevano reso dichiarazioni in altro procedimento in sede di indagine difensiva. Tali dichiarazioni – spiegano Ghedini e Longo – sono state raccolte dai difensori con le regole previste dal Codice e alla presenza di persona di fiducia; e con la massima trasparenza sono state immediatamente depositate alla Procura della Repubblica per le verifiche del caso. Tali testi, per ancor maggiore tranquillità, sono stati poi nuovamente assunti sugli stessi argomenti da altri avvocati mediante stenotipia e registrazione. Ci difenderemo in ogni sede da queste assurde insinuazioni con la certezza che non avranno seguito perché emergerà l’assoluta infondatezza delle ipotesi accusatoria prospettata dal Tribunale”.

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