Avete presente la Francia, quel paese dove un sistema elettorale maggioritario, con collegi uninominali e votazioni a due turni, consente sempre e comunque di costituire una maggioranza salda e duratura in Parlamento? Ebbene, quel paese, tanto invidiato, almeno da questo punto di vista, da numerosi italiani, guarda ora al nostro inciucio, alias il nuovo governo a larghe intese, addirittura con invidia

E’ quanto emerge da un sondaggio dell’istituto Ifop, praticamente il più affidabile oltralpe, realizzato per il Journal du dimanche: il 78% degli intervistati si è dichiarato favorevole anche in Francia a un nuovo esecutivo, che metta insieme esponenti di sinistra, centro e destra. Il 47% si è spinto ad auspicare perfino la partecipazione di esponenti del Front National di Marine Le Pen. Sì’, l’estrema destra, ormai non più ostracizzata da queste parti (undici anni fa, quando Jean-Marie, il padre di Marine, era finito al secondo turno delle presidenziali contro Jacques Chirac, quest’utimo aveva attirato il 90% dei consensi). Il Journal du Dimanche ha giustificato il sondaggio prendendo spunto proprio dal governo presieduto da Enrico Letta, definito “una buffonata” dal leader dell’estrema sinistra, Jean-Luc Mélenchon, ma per il resto accolto a Parigi con una buona dose di interesse. E di subitaneo desiderio di imitazione. 

Cosa sta succedendo in Francia? Succede che la situazione economica si sta deteriorando sempre più, che la disoccupazione macina un record dietro l’altro. E che François Hollande, eletto presidente appena un anno fa, registra una quota di popolarità di appena il 24%, record minimo per un capo di stato francese. Hollande non convince più e neanche Jean-Marc Ayraut, il premier socialista. E se, per gestire l’attuale emergenza sulla base di un amplio consenso, si ricorresse a un governo di larghe intese, come fatto ora in Italia e nel passato da altri paesi, Germania compresa? L’idea era stata lanciata negli ultimi giorni innanzitutto da François Bayrou, leader del centro. Ma poi anche da Benoist Apparu, esponente dell’Ump, il partito di centro-destra, lo stesso di Nicolas Sarkozy. La sua posizione è stata in seguito condivisa dall’ex premier dell’epoca Sarkozy, François Fillon, per il quale “Hollande dovrebbe pensare a una politica sostenuta sia da una parte della sinistra che da una parte della destra”.

Sembrava fantapolitica. Ma il sondaggio, che a Parigi ha rappresentato una sorta di choc, mostra che pure il francese medio sarebbe favorevole a una soluzione del genere. La percentuale è ovviamente alta tra gli elettori dell’Ump (l’89%), esclusi dal governo attuale. L’appoggia anche il 79% di quelli dell’Fn. Ma perfino i due terzi degli elettori della sinistra spera ormai in un epilogo di questo tipo. Secondo Bruno Jérome, ricercatore all’università Paris-II, “le grandi coalizioni rendono più facili le riforme strutturali, ma sono possibili nei paesi dove il consenso sociale è più forte”. Insomma, non proprio in Francia, dove, su certe questioni, vedi la riforma del mercato del lavoro, le divisioni sono nette e dolorose. In effetti l’inciucio alla francese sembra nella realtà dei fatti assai improbabile. Soprattutto perché non è necessario come in Italia. In Francia il Partito socialista (che, va ricordato, alle elezioni del giugno 2012 ottenne all’incirca la stessa percentuale di voti del Pd alle ultime legislative italiane) puo’ contare sulla maggioranza assoluta dei seggi e in più su un presidente, certo impopolare, ma in teoria in sella ancora per quattro anni. E’ dai tempi della Liberazione che la grande coalizione (dalla sinistra alla destra al potere) non vede più la luce. Allora fu il generale De Gaulle a ricorrere a quella soluzione, quando il sistema elettorale non era quello attuale. E quando si doveva affrontare un’emergenza politica ed economica. Apparentemente oggi i francesi ritengono di vivere un momento ugualmente difficile.

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