La notizia dell’estradizione di Vito Roberto Palazzolouno dei riciclatori storici dei capitali di Cosa nostra, cade in uno dei momenti più drammatici per le finanze pubbliche, sia nazionali che regionali, e poiché bisogna saper fare di questi tempi di necessità virtù, mi permetto di suggerire al presidente Crocetta di prendere, come si suole dire, due piccioni con una fava.

L’accumulazione illecita di ricchezze rappresenta la mission di tale consorteria criminale per la quale gli adepti, i punciuti, affrontano rischi di ogni genere, dalla morte violenta al carcere a vita. La presenza di tale organizzazione criminale sul territorio di appartenenza ha determinato un disincentivo agli investimenti e minato la libera concorrenza con un danno valutato in miliardi euro di ritardato sviluppo.

A fronte dei debiti di bilancio causati da decenni di cattiva gestione, il presidente Crocetta potrebbe quindi rivendicare, a nome dei siciliani che rappresenta, un credito al risarcimento del danno subito per l’azione di detta organizzazione criminale, rivalendosi contro i patrimoni, ovunque si trovino, di coloro che siano stati condannati in maniera definitiva per reati di mafia. E per rendere efficace questa pretesa, Crocetta potrebbe attivare, attraverso la conferenza Stato-Regione, i poteri derivanti dallo Statuto che all’art. 31 lo pone addirittura a capo delle forze di polizia con facoltà di creare “corpi speciali di polizia” e quindi anche un organo di intelligence, specializzato nella lotta al riciclaggio, che risponda direttamente a lui e che si coordini con l’autorità giudiziaria e le forze dell’ordine.

Quale effetto avrebbe tra gli investitori l’annuncio di una politica di bonifica di un tessuto economico dalla presenza di capitali di fonte criminale? Non rappresenterebbe forse un incentivo ad investire? E se fosse anche il patrimonio di politici condannati per favoreggiamento a essere toccato dall’azione civile? Quale messaggio si darebbe alla classe politica?

Nel 2008 alcuni dei ragazzi che oggi siedono nel Parlamento siciliano tra le file del M5S raccolsero una petizione che si chiamava appunto, “Chiediamo i danni a Cosa nostra”, che portò a due provvedimenti legislativi regionali. La vicenda l’ho già ricordata in un precedente pezzo. Immagino quindi, per coerenza logica, che i 15 voti del M5S possano essere dati per sicuri.

La lotta ai patrimoni riciclati è innanzitutto un’attività da colletti bianchi e per vincere questa guerra bisogna assicurarsi di aver assoldato dalla propria parte i migliori, con quel pragmatismo tipico del mondo anglosassone in questa materia. A due anni dall’inizio della mia collaborazione con ilfattoquotidiano.it, non posso che rimandare a quanto scrissi allora per la sua attualità e per la favorevole congiuntura politica regionale capace di dare seguito a coraggiose proposte del genere.

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