Il palazzo di giustizia di Torino

Un’azienda poco ‘giusta’ al servizio della giustizia. Nelle aule di molti tribunali d’Italia, al servizio dei magistrati, lavorano fonici con contratti irregolari: “Siamo l’ultimo gradino prima del lavoro in nero”, dice uno dei lavoratori del Tribunale di Torino che, di recente, hanno avviato una vertenza sindacale con l’Istituto Stenodattilo Professional di Giulianova (Teramo) e si sono ritrovati a casa. Con una lettera hanno segnalato la loro condizione di ‘ultraprecari’ al presidente del tribunale Luciano Panzani, che poi la ha inoltrata al dicastero in attesa di una risposta.

La situazione è emersa a fine febbraio, quando due fonici (il cui compito è registrare l’audio delle udienze) hanno avviato una vertenza. “Siamo qui da maggio, assunti con un contratto di collaborazione occasionale che non prevede nulla, né contributi, né malattia, né ferie – spiega uno di loro, che preferisce rimanere anonimo – Può essere usato solo per prestazioni che non durino più di trenta giorni all’anno, per un contributo non superiore ai cinquemila euro e per compiti da svolgere in maniera autonoma. Noi lavoriamo cinque giorni a settimana, quattro o cinque ore al giorno, e siamo subordinati”. L’unico requisito rispettato, invece, è il limite dei cinquemila euro di pagamento all’anno anche perché, segnalano, aspettano ancora i vecchi stipendi.

Dopo diversi mesi alle dipendenze dell’Isp alcuni di loro hanno provato a regolarizzare la loro condizione. Due vertenze individuali sono state avviate tramite l’Usb, altre due con la Nidil-Cgil. Eric Poli, rappresentante di questa sigla sindacale, racconta: “Abbiamo chiesto un incontro urgente all’azienda. C’è stato un primo contatto, ma non è stata ancora programmata una data”. Pure l’Usb ha seguito la stessa procedura: “Noi abbiamo provato a contattarli per una prima mediazione – spiega il fonico -, non ci hanno risposto subito e li abbiamo contattati per un incontro”. Dopo questo passo, però, per loro è arrivata la beffa: “A febbraio chi ha protestato è stato lasciato a casa. Adesso, per questa situazione, sappiamo che i colleghi rimasti in tribunale sono costretti a operare su più aule, una cosa irregolare”.

Oltre alle vertenze, i lavoratori torinesi hanno consultato avvocati, ispettori del lavoro e sindacalisti, da cui hanno ricevuto la stessa risposta: quel contratto è applicato in modo illegittimo. Sono anche andati a bussare alle porte dei magistrati con cui lavorano ogni giorno, inviando loro una lettera per metterli al corrente della “insostenibile condizione lavorativa” e del paradosso: “Sin da subito ci è parsa assurda la situazione all’interno delle aule penali italiane – spiegano -, dove i giudici, anche per condannare imprenditori inadempienti, si avvalgono del supporto di figure irregolari come le nostre. E’ una cosa che va certamente a discapito del buon nome della giustizia italiana”. Dopo aver letto questa lettera il presidente Panzani l’ha inoltrata al Ministero, perché sta a via Arenula valutare che le condizioni del suo appalto siano rispettate.

L’Istituto Stenodattilo Professional è una delle società del consorzio Astrea (comprendente in totale 17 ditte) vincitore della gara indetta nel 2006 per livellare la disparità dei costi di un servizio prima gestito a livello locale. L’Isp opera in distretti giudiziari importanti, come Milano, Torino e Catania, ma anche L’Aquila, Campobasso, Ancona, Bologna, Brescia e Genova. Nel 2011 il consorzio è stato oggetto di due interrogazioni parlamentari riguardanti proprio i contratti stipulati coi dipendenti. Nel 2008 a Torino una delle aziende – la Meeting Service Spa – è finita sotto indagine per “frode nell’esecuzione di gara d’appalto”. Sempre qui la procura generale ha chiesto all’amministrazione di non pagare l’Astrea fino alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro dipendente e all’estinzione di tutte le obbligazioni retributive e contributive con i lavoratori.

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