“Formigoni, tempo scaduto”. Gli scandali in Lombardia compattano il centro sinistra che chiede a gran voce le dimissioni del presidente Roberto Formigoni. Dopo l’inchiesta che ha travolto il leghista Davide Boni, portando a quattro su cinque gli uomini dell’ufficio di presidenza alle prese con guai giudiziari, le voci che chiedono un passo indietro al governatore si sono fatte coro: tutta l’opposizione ha sottoscritto un manifesto con un cronometro e la scritta “Tempo scaduto. E’ ora di cambiare, andiamo subito a votare”. Firmato Pd, Idv e Sel. Che per l’occasione hanno anche rinunciato ai colori di bandiera e usato l’arancione, il colore che ha accompagnato Pisapia, De Magistris e altri esponenti del centro sinistra nell’impresa di espugnare le roccaforti del centrodestra. E’ presto per parlare di prove tecniche di alleanze elettorali, ma quella scelta cromatica già qualcosa rivela. Almeno sulla vicenda Boni e sull’opportunità che Formigoni faccia un passo indietro il centrosinistra non ha dubbi o divisioni.

In vero si era parlato anche di presentare una mozione di sfiducia durante la seduta di martedì in Consiglio regionale, quando lo stesso Boni riferirà all’aula in merito all’inchiesta che lo vede coinvolto con l’accusa di corruzione. Poi l’ipotesi è tramontata per due ragioni: dovrebbe essere Davide Boni a sciogliere il consiglio che lui stesso presiede e i numeri che ancora sostengono la maggioranza sono tali da non garantire un esito favorevole all’opposizione.

Intanto l’iniziativa dei manifesti è andata decisamente di traverso a chi sostiene ancora giunta e presidente lombardi. Dalle reazioni si capisce che i nervi sono tesi e che la certezza che la tempesta passerà anche stavolta si è frantumata. Poche ore dopo la diffusione dei manifesti, è arrivata infatti una durissima replica del Pdl che tenta di buttare la palla nel campo avverso: “L’iniziativa di Pd-Idv-Sel? E’ la banda di Penati che si organizza – commenta il capogruppo del Popolo della Libertà, Paolo Valentini – Ricordiamo che se avessero vinto loro le elezioni oggi avremmo il pluri-indagato Penati presidente della Lombardia”.

Questa è la linea dettata dallo stesso Formigoni ai fedeli e teorizzata pubblicamente anche in un dibattito a “Linea notte” su Rai Tre in cui sono volati gli stracci . Il direttore del Fatto Quotidiano Antonio Padellaro chiedeva al presidente se “è presidente della Regione a sua insaputa”. Il “celeste” a quel punto perde le staffe e dà del comunista, mistificatore e fazioso al giornalista. Insomma, Formigoni perde il proverbiale controllo e mostra segni di cedimento. E presto avrà cento motivi di più. Perché in una nota i tre partiti di opposizione al Pirellone spiegano di aver organizzato altre 100 iniziative in altrettante piazze della regione per distribuire ai cittadini dei volantini col timer. “Dopo diciassette anni di governo del centrodestra in Regione è davvero giunto il tempo del cambiamento – si leggerà nei volantini di cui è stato anticipato il messaggio – Fra ripetuti scandali e immobilità nelle risposte ai bisogni dei cittadini, Formigoni, il Pdl e la Lega non possono più far finta che nulla stia succedendo: non tirino a campare, non si arrocchino nella difesa del fortino, non allarghino il solco tra i cittadini e il palazzo”. Anzi occorrono “idee e volti nuovi, rinnovamento e partecipazione”, attraverso nuove elezioni.

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