Nel giorno della commemorazione della strage di Capaci, il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso va oltre il tono istituzionale e, nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone, si rivolge al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ospite come lui del dibattito moderato da Giovanni Minoli: “Come è possibile dialogare con chi ti prende a schiaffi, con chi chiama i magistrati matti, cancro, golpisti?”. Proprio Minoli aveva appena chiesto a Grasso una battuta per smorzare la tensione tra magistrati e potere esecutivo.

In un acceso botta e risposta fuori programma, il procuratore ha contestato la definizione della “riforma della giustizia” data al pacchetto legislativo approvato dal governo: “Qui si parla di riforma del rapporto tra magistratura e politica e non di riforma della giustizia”. “I magistrati – ha aggiunto il procuratore – chiedono solo un processo rapido e vogliono che le vittime vedano riconosciute le loro ragioni in un contesto come il nostro è difficile smorzare le tensioni”.

Il guardasigilli ha risposto al procuratore citando un’intervista rilasciata da Giovanni Falcone in cui il magistrato ribadiva l’importanza della separazione delle carriere tra i magistrati. Citazione a cui Grasso ha obiettato: “La magistratura non può essere autonoma se le si toglie la direzione delle indagini”.

Per abbassare la tensione il giornalista Giovanni Minoli ha chiesto ai due partecipanti di citare una qualità l’uno dell’altro. Secondo Alfano “il procuratore è un uomo delle istituzioni che non fa sconto al governo”. Grasso, ha invece dato atto al ministro di avere seguito l’input degli investigatori sull’importanza dei patrimoni mafiosì.

Prima del diverbio, il ministro Alfano si era scagliato contro “I parlamentari collusi con la criminalità” che “se ne devono andare, non ho dubbi su questo, anzi, se i partiti hanno la forza di cacciarli è meglio”. “La politica deve aggredire le collusioni, ma non sempre ne ha la forza”, ha spiegato ancora Alfano denunciando la “storica responsabilità in questo senso delle classi dirigenti meridionali”. “Passi avanti – ha aggiunto – sono stati realizzati: le liste sono sempre più depurate, la malattenzione della politica deve rimanere alta”.

Parole quelle del ministro che hanno richiamato la denuncia del procuratore nazionale che ha ribadito la necessità di “colpire le relazioni esterne della mafia”.

I pentiti sono importanti ma vanno maneggiati con cura. Bisogna stare attenti. Le loro dichiarazioni spesso sono fondamentali perché ci permettono di vedere la mafia da dentro, ma ci vuole sempre attenzione”, ha puntualizzato Alfano. D’accordo anche Grasso. “Ci sono dei casi molti importanti negli ultimi tempi – ha spiegato – in cui il pentimento è prima di tutto morale. Però è vero che serve sempre cautela”.

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