Così “Ambrosoli, per dirla in romanesco, un po’ se l’è cercata”. Andreotti ha gettato la maschera? Ma no, è stato solo un po’ più chiaro di altre volte. Quante battute ha fatto in vita sua per far capire, gli altri capivano e facevano finta di niente? Andreotti e Cossiga, Cossiga e Andreotti. Cercheranno di farli santi. Ma guai a dimenticare queste frasi. Che sono una autentica rivendicazione di campo. Perfino peggio del “Mangano eroe”, perché qui si sale fino all’ultimo gradino, lo scherno della vittima. Quell’infame di Ambrosoli, pensate, osò opporsi ai voleri di Giulio Andreotti benché fosse allora l’uomo politico più potente d’Italia; capo del governo, anzi, in perenni rapporti con il latitante Michele Sindona. Che il suo uomo di più stretta fiducia, Franco Evangelisti, incontrò “per caso” in un negozio di giocattoli (trenini? soldatini? bamboline?) a New York.

Dopo questa rivendicazione sarebbe bello che tutti quelli che a suo tempo hanno inondato l’Italia di manifesti sull’ innocenza del Divo facessero pubblica ammenda. E così solennemente dicessero: anche se è uscito indenne per prescrizione dal processo di Palermo, comunque mi fa schifo moralmente e politicamente. E un po’ mi faccio schifo anch’io per averlo portato in trionfo. Quanto a Vespa, il prode Vespa, perché non dà oggi a Umberto Ambrosoli lo stesso diritto di parola che diede a Previti contro i suoi giudici la sera stessa che lo avevano condannato?

Viene un po’ il sangue alla testa a pensare a quante volte mandanti mafiosi e camorristi spremono quella frase sulle brave persone che fanno assassinare: se l’è voluta, se l’è cercata, (in genere aggiungono “quel cornuto”), colpa sua, ha passato il segno. Già, il segno che decidono loro. Lo avranno detto anche su Vassallo. Prendo atto comunque che in nemmeno una settimana le rivendicazioni di campo arrivate via tivù sono almeno due. Questa su Ambrosoli e, mi si perdoni se ancora lì torno, quella di Cossiga sul generale dalla Chiesa alla trasmissione di Minoli. Una frase che, chissà perché, non avevo mai percepito con tanta chiarezza. Cossiga (ridendo) : “Io lo avevo avvisato di non avvicinarsi troppo a Craxi”. Uno dice: e che diavolo c’entra con la fine che ha fatto? Poi ci pensi ed è tutto chiaro, altro che complotti e trame oscure. Traduco: “E tu, generale, davvero pensavi di potere andare in Sicilia a combattere la mafia senza guardare in faccia nessuno, dimenticando la Dc, e addirittura entrando in confidenza con Craxi? Così poi magari lui ti proteggeva mentre tu ci disfacevi l’impero in Sicilia?. Eh, generale, te la sei cercata, io il consiglio te l’avevo dato…”.

Se la sono cercata in tanti. Bisogna dire, in verità, che anche Cossiga e Andreotti se la sono cercata tenacemente, la disistima degli italiani. Solo che non riescono a conquistarla. Andreotti che arrivato quasi ai cent’anni dice una sozzura del genere e non lo cacciano lo stesso dal consesso civile sembra la strega Nocciola che, per quanti prodigi faccia, proprio non riesce a dimostrare a Pippo di essere una strega. Ecco: forza Pippo, forza Italia!

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