Caldo record, aumentano fino al 20 per cento gli accessi ai pronto soccorso. In Francia chiuse 1.350 scuole e la Torre Eiffel

La morsa del caldo che sta mettendo in ginocchio l’Europa non risparmia l’Italia, alle prese con temperature record e relativi problemi soprattutto nelle grandi città. Il primo effetto dell’emergenza sono gli accessi ai pronto soccorso: “Stanno aumentando in tutto il Paese”, ha detto Alessandro Riccardi, presidente della Società italiana di medicina di emergenza urgenza, secondo cui al momento si registra un’impennata dal 5 al 20% in più di entrate. Maggiore affollamento si rileva nei Pronto soccorso delle città più calde e anche nelle zone turistiche. “Registriamo un’alta percentuale di malori in persone pluripatologiche, nei pazienti cronici o tra gli anziani, perché in questi soggetti le ondate di calore possono aggravare patologie preesistenti e portare a manifestazioni acute”, ha spiegato il medico.
Bollino rosso e situazione in Europa – Nella giornata di oggi è sostanzialmente stabile con un solo bollino rosso in più il quadro del caldo sulle città italiane. Ai 17 bollini di massima allerta del Ministero della Salute per oggi ne ne aggiunge uno (per la città di Campobasso) che porta a 18 quelle segnalate con le temperature più calde. Bologna, Bolzano, Brescia, Firenze, Perugia e Torino sono ‘rosse’ dallo scorso 26 giugno, nessuna altra città italiana ha registrato questa successione di giorni di caldo record. A conferma dell’emergenza in tutta Europa, da segnalare che in Francia sono state chiuse 1.350 scuole pubbliche, dopo le 700 circa di lunedì, su un totale di 45mila, a causa dell’ondata di caldo che ha investito il Paese, con sedici dipartimenti francesi, tra cui quello di Parigi, che sono stati messi per oggi e domani in allerta rossa caldo. Nella capitale francese è scattata l’allerta rossa, che ha portato anche alla chiusura della Torre Eiffel almeno fino a domani. Nel frattempo, giugno 2025 ha polverizzato tutti i record in Spagna. La temperatura media è stata di 23,6 °C, ovvero 0,8 °C in più rispetto al precedente giugno più caldo mai registrato, quello del 2017. La temperatura ha superato di ben 3,5 °C la media dei mesi di giugno del periodo 1991-2020. È quanto riferisce l’Agenzia meteorologica spagnola (Aemet) su X. Giugno 2025 è stato anche il mese con il caldo anomalo più elevato mai registrato nella serie storica (dati provvisori). Nessun mese, fino ad ora, aveva mai superato di 3,5 °C la sua media normale. Supera così ottobre 2022 e febbraio 2020. Non va meglio in Belgio. L’Atomium, il celebre monumento a sfere metalliche simbolo di Bruxelles, verrà chiuso parzialmente ai visitatori a causa del caldo. In un messaggio pubblicato sul sito web ufficiale, la direzione del monumento spiega che, a causa del caldo estremo “e dei vincoli legati alla struttura dell’edificio, la temperatura interna dell’Atomium sarà particolarmente elevata” per questo motivo, l’Atomium sarà aperto solo dalle 10 alle 14.30 martedì 1 luglio e mercoledì 2 luglio. Nel 2019, sempre a seguito di un’ondata di calore, la direzione aveva già adottato la stessa misura dopo aver rilevato un calore eccessivo nei tubi che collegano le varie sfere, così come nel vano ascensore che non sono serviti da aria condizionata.
Aumentano i ricoveri sociali – Non solo colpi di calore e aumento di malori. Il gran caldo, soprattutto nelle città, sta determinando un effetto ‘collaterale’ altrettanto grave: i ‘ricoveri sociali’. Si tratta, come spiegato dal dottor Riccardi, di “anziani soli o di persone senza fissa dimora che, in difficoltà per le temperature roventi e senza una rete familiare o assistenziale cui fare riferimento, si rifugiano nei Pronto soccorso anche in assenza di una patologia acuta vera e propria”. “Il Pronto soccorso resta infatti anche un punto di riferimento sociale – ha detto Riccardi – e rappresenta, in un certo senso, un po’ uno specchio della realtà circostante, quella fuori dagli ospedali”.
“A Roma e Parigi si vive come a Tunisi” – Nelle grandi città europee come Roma e Parigi ormai si vive con temperature “come a sud di Tunisi“. Il climatologo Dino Zardi ha spiegato al Corriere che l’estate appena iniziata gli ricorda quella “del 2003, quando avemmo un’alta pressione ininterrotta da giugno a settembre. Con tantissimi morti, purtroppo. In Francia ci fu una strage di anziani, perché le case di riposo non erano attrezzate”. E di fronte ai nuovi record delle temperature spiega: “L’anticiclone africano in pratica ci ha abbracciato, uso questa espressione, allargandosi sempre più verso il centro Europa. Così a Roma come a Parigi oggi abbiamo le temperature come a sud di Tunisi, l’aria calda dell’Equatore raggiunge nuove latitudini e il Mediterraneo ormai è diventato un hot spot, una macchia calda, dimostrazione locale ma amplificata del riscaldamento globale”. Mediterraneo che ha già superato di 5 gradi la media di inizio giugno “con conseguenze terribili anche per le stesse specie ittiche costrette a cambiare habitat e a fare i conti con nuove specie invasive”. Come detto, infatti, chi accusa maggiormente questo innalzamento delle temperature sono coloro che vivono nelle città, dove cemento e scarsità di alberi contribuiscono alla diffusione del caldo: “Le città ormai sono terribili trappole di caldo estremo, più sono grandi più aumenta la temperatura. E così battiamo un record dopo l’altro, 46 gradi sabato in Spagna, 43 nel sud del Portogallo e 40 in Francia e in Italia. È l’effetto urbano sul clima, per questo bisognerebbe piantare gli alberi in giro. Il caldo uccide, purtroppo. E se è vero che rispetto all’era preindustriale la temperatura si è già alzata di 1,5-2 gradi, si calcola che a fine secolo se non faremo niente per ridurre i gas serra avremo un aumento fino a 4-5 gradi. Potremmo arrivare fino a 50 gradi. Condizioni cioè non più vivibili. Pensate soltanto a quando avete la febbre e la vostra temperatura corporea passa da 37 a 39 gradi. Avvertite un disagio, non è vero? Ecco, immaginate di percepirne 50″. E tra le varie cause il climatologo indica anche i conflitti: “Le bombe hanno un effetto visibile, distruggono vite umane, edifici, siti nucleari. Ma ne hanno anche uno invisibile, molto rilevante. Sollevano nell’aria quantità di polveri, solfati, particolati, in grado di avere conseguenze sul clima”.