Garlasco, nuovi rilievi nella villetta. Gli avvocati dei Poggi: “Non capiamo lo scopo”. La difesa Stasi: “Ben vengano”

Sono entrati nella villetta della famiglia Poggi, a Garlasco, per effettuare nuovi rilievi e ottenere una ricostruzione 3D della casa dove il 13 agosto 2007 venne uccisa Chiara e ricostruire la traiettoria delle tracce di sangue, la scena del crimine e la dinamica dell’omicidio, con misurazioni, l’uso di laser scanner e droni e rilievi fotografici. Secondo quanto si è appreso dagli inquirenti, l’attività dei Ris dei Carabinieri in via Pascoli non è un sopralluogo a sorpresa, ma un’attività pianificata e notificata alle parti già da tempo nell’ambito del nuovo filone di indagine sull’omicidio, che al momento vede come unico indagato il 37enne Andrea Sempio, all’epoca del delitto amico del fratello di Chiara, Marco. E i legali della famiglia Poggi dichiarano che gli stessi accertamenti erano stati disposti durante il processo ad Alberto Stasi. Oltre che dal reparto scientifico, il decreto di perquisizione è stato eseguito anche dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano.
Gli avvocati dei Poggi: “Violata la riservatezza” – E proprio la sua avvocata Angela Taccia, in qualità di difensore, sta partecipando al sopralluogo. L’accertamento è stato, infatti, comunicato anche alla difesa del nuovo indagato nell’inchiesta sull’omicidio di 18 anni fa, per il quale Stasi è stato condannato in via definitiva. Nessuna notifica, invece, allo stato è arrivata ai legali della famiglia Poggi, a cui era stata comunque comunicata questa attività. “Non ho idea di cosa stiano facendo o cercando, non si capisce nulla”, si è limitato a dire l’avvocato Massimo Lovati, l’altro legale di Sempio. Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, legali della famiglia Poggi, descrivono i genitori di Chiara come “amaramente sorpresi nel riscontrare che il relativo decreto di ispezione era stato reso immediatamente disponibile alla stampa e non a loro, quali persone offese dal reato, in un contesto nel quale la Procura di Pavia si era formalmente impegnata a garantire la riservatezza della verifica investigativa”. Una circostanza su cui insiste anche Francesco Petrelli, presidente dell’Unione delle Camere penali, il sindacato degli avvocati penalisti: “L’Unione delle Camere penali da sempre denuncia questa prassi degenerativa in tutte le indagini. Il segreto istruttorio è violato costantemente: in questo modo si danneggiano le indagini, si viola la vita privata delle persone e la presunzione di innocenza, che invece dovrebbe costituire il pilastro delle indagini e dell’informazione stessa”, scrive in una nota.
La legale di Stasi: “Passaggio fondamentale” – I difensori dei Poggi esprimo dubbi sull’utilità dei nuovi accertamenti: “Al momento non sappiamo quale sia lo scopo di queste ulteriori verifiche che sembrerebbero sovrapporsi agli accertamenti già compiuti in sede peritale nel contraddittorio tra le parti nel procedimento a carico di Alberto Stasi”, affermano. Opposto invece il punto di vista dell’avvocata Giada Bocellari, una dei legali di Stasi: “In un’ottica di rivisitazione e di approfondimento della dinamica omicidiaria, questo è un passaggio fondamentale e ben venga, perché, anche se è vero che era già stato fatto, mancavano sicuramente dei dati e immagino che quindi si voglia averli tutti per poter fare un’analisi ancora più approfondita. E credo che tutte le parti dovrebbero accogliere con favore questi ulteriori approfondimenti, aldilà delle polemiche e del fatto che alcuni accertamenti erano già stati fatti”, afferma. “Abbiamo appreso stamani dalla stampa di questa ispezione”, ha chiarito l’avvocata, “naturalmente non abbiamo ricevuto alcuna notifica noi, quindi non sapevamo assolutamente niente, ma è chiaro che accogliamo con assoluto favore questo ulteriore approfondimento, tenendo conto che è vero che il laser scanner fu già fatto sia nel 2007, sia poi nel 2014, ma il focus dell’epoca era tutto concentrato sulle mappe ematiche e sul ricostruire il discorso della camminata di Alberto Stasi”.
Il sopralluogo – Già nelle scorse settimane è emerso che i carabinieri, delegati per le indagini dai pm pavesi, devono ricostruire la dinamica dell’aggressione del 13 agosto 2007, con l’ipotesi, tra l’altro, della presenza di Sempio e altre persone, attraverso la cosiddetta “Bloodstain Pattern Analysis”, ossia una nuova lettura delle moltissime tracce ematiche che allora avevano ricoperto la scena del crimine: pavimento, muri, telefono, divano, porte e altre zone. Da qui l’attività fatta di misurazioni e rilevazioni, fotografie e riproduzioni video, con tutte le strumentazioni scientifiche a disposizione per rileggere la traiettoria delle tracce e la dinamica dell’omicidio.
L’inchiesta – Nelle nuove indagini, infatti, fino ad oggi non c’era stato alcun accesso alla villetta da parte degli investigatori, ma solo lo studio di immagini e documenti dell’epoca e dei vari processi. Ingresso necessario, dunque, per raccogliere eventuali elementi, come le distanze e la collocazione delle varie tracce ematiche rispetto all’aggressione. Una rilettura che verrà fatta anche rispetto alla posizione, nell’ipotesi dei pm, dell’aggressore sulle scale che portano alla cantina, in fondo alle quali venne trovato il corpo di Chiara.
Oltre al Dna sulle unghie di Chiara, che la Procura di Pavia sulla base di una nuova consulenza attribuisce a Sempio, uno dei pilastri dell’accusa è infatti l’impronta papillare “33” individuata ai tempi sulla parete destra delle scale. Impronta del palmo di una mano, di Sempio sempre sulla base di una consulenza dei pm, di cui si hanno solo le immagini repertate all’epoca e che, vista la sua posizione, fa ipotizzare che Sempio, sempre ammesso che sia responsabile, non avrebbe sceso i gradini ma si sporse dall’inizio della scala, appoggiando la mano sul muro. Ipotesi questa compatibile col fatto che, come accertato dalle precedenti indagini, non sono state rilevate impronte insanguinate di scarpe dell’assassino sugli scalini verso il basso.