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Ho scelto di non votare al referendum per non dare un alibi al centro sinistra

Negli ultimi trent'anni il centro sinistra ha adottato politiche neoliberiste, antipopolari e classiste nei settori del lavoro, dell'economia e della cultura. Prendetevela con voi stessi
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di Manfredi Mori

Non voterò a questo referendum. Non darò alla sinistra e ai sindacati l’alibi con cui lavarsi le coscienze macchiate dal fango del tradimento. Negli ultimi trent’anni il centro sinistra ha adottato politiche neoliberiste, antipopolari e classiste nei settori del lavoro, dell’economia e della cultura in continuità con i governi di centro destra. Gli intellettuali che si sono fortemente opposti a questa deriva come Revelli e Scarpinato sono stati isolati e tagliati fuori dal dibattito pubblico.

In una società guidata da una classe dirigente così profondamente immobile e corrotta, la retorica della partecipazione al voto come strumento di cambiamento, e di rilevanza politica e sociale, non può che essere un inganno: l’ennesima menzogna cacciata a forza nelle gole aride e senza voce di un popolo che, piuttosto che vomitare, ingoia con la cieca voracità di chi ha fretta di crepare.

È vero che se non voto lascio decidere qualcun altro, ma il risultato di un’azione politica blanda, inefficace e senza sostanziali differenze fra partiti, produce nella popolazione il crescente convincimento che gli effetti della decisione altrui, qualunque essa sia, saranno assolutamente irrilevanti nel ridisegnare radicalmente la sovrastrutture sociale, economica e giuridica del nostro paese.

La responsabilità della crisi della partecipazione popolare agli eventi elettorali va quindi attribuita al fallimento dell’azione politica, non alla mancanza di senso civico della popolazione. Cara pseudo-sinistra e sindacati corrotti, vi indico alcuni temi del referendum a cui mi piacerebbe partecipare:

1. Abrogazione dei tirocini curriculari, extracurriculari, praticantati e appredistati.

Andando nella sezione “offerte di lavoro” sulla pagina LinkedIn di grandi società quotate come Snam, Pirelli e Moncler è possibile prendere atto di come la desolante offerta lavorativa di alcune fra le più grandi e profittevoli società quotate italiane sia quasi esclusivamente basate su stage e internship: vale a dire lavoro dipendente abusivo per 700 euro al mese.

Questi contratti vengono usati impunemente dalle grandi aziende come strumenti di flessibilità, per gestire i picchi di lavoro, per coprire illegalmente assenza di organico dovute a malattia e maternità. Abbattono i diritti dei lavoratori, costituiscono barriere all’ingresso in alcune professioni, creano frustrazione, povertà e aumentano l’iniquità della nostra società.

2. Abrogazione dei Voucher, dei contratti a chiamata e dei cococo.

I voucher e i contratti a chiamata costituiscono una pezza di appoggio per il lavoro nero e alimentano la precarietà, mentre i cococo costringono milioni di lavoratori ad accettare il paradosso per cui hanno tutti gli svantaggi della libera professione e nessuno dei vantaggi del lavoro dipendente.

3. Abrogazione di tutti i contratti collettivi nazionali con retribuzione inferiore ai 14 euro l’ora.

4. Abrogazione delle sigle sindacali che hanno firmato contratti sotto i 9 euro l’ora: la soglia Istat di povertà relativa.

5. Abrogare i 5,7 milioni di poveri assoluti; gli 1,3 milioni di minori poveri assoluti; gli 8,5 milioni di poveri relativi; i 6,2 milioni di lavoratori poveri sotto i 1000 euro/mese; i 4,9 milioni di italiani che non sono riusciti a permettersi un pasto completo ogni due giorni (2023).

Impostare una battaglia ideologica sui temi del referendum dell’8 e 9 giugno, cioè su questioni semi-tecniche da disciplina giuslavoristica (esclusa la cittadinanza) e non sulle emergenze strutturali del paese è di una sconsideratezza rivoltante: ed è per questo che il referendum fallirà.

Cara pseudo-sinistra e sindacati, martedì mattina non prendetevela con gli illetterati e gli analfabeti funzionali, con il fascismo, con queste destre maledette, con quelli che hanno disertato le urne per protesta, ma con voi stessi e con la vostra dirigenza bollita che combatte i poveri, non la povertà, e gli ignoranti, non l’ignoranza.

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