Torna il Piacenza Pride: “Qui mentalità un po’ tradizionale, invitiamo tutti in piazza”. Ma cade nel vuoto l’invito alle forze dell’ordine

Dopo l’esordio del 2023 che ha visto la partecipazione di circa 3mila persone, Piacenza Pride torna con una seconda edizione in programma sabato 24 maggio. “Sarà una grande festa oltre che una marcia di rivendicazione”, spiega a Ilfattoquotidiano.it Davide Bastoni, presidente di Arcigay Piacenza Lambda. Una rivendicazione avvertita con ancora più urgenza dopo quanto accaduto nelle scorse ore a Calendasco, dove la panchina arcobaleno inaugurata il 17 maggio è stata vandalizzata con tanto di scritte omofobe.
Con quale spirito arrivate alla seconda edizione?
Con il motto di quest’anno: “Nessuna censura ci fermerà, liberə di amare”. Viviamo in un periodo di difficoltà internazionale dal punto di vista dei diritti civili per l’avanzamento delle destre. Odio e omobilesbotransfobia sono sempre più presenti, come dimostrano anche i dati di Gay Help Line rilasciati pochi giorni fa, e noi vogliamo dire che saremo sempre presenti per combattere per la nostra comunità.
Come mai si è dovuto attendere fino al 2023 per una prima edizione del Piacenza Pride?
Prima di tutto perché ci voleva un gruppo di persone volenterose che accettasse la sfida di organizzarlo, poi Piacenza è una città in cui la mentalità è ancora un po’ quella tradizionale. Basta vedere cosa succede sui social quando i giornali locali riportano notizie sulle nostre iniziative, anche se secondo me gli atteggiamenti di odio e ostilità non appartengono alla maggioranza delle persone. Invitiamo quindi tutti a scendere in piazza per lanciare il messaggio che la comunità di Piacenza dice no alle discriminazioni.
Avete chiesto anche alle forze dell’ordine di sfilare. L’invito è stato recepito o è caduto nel vuoto?
Non abbiamo ricevuto nessuna risposta ufficiale da parte loro. C’è però l’adesione di “Polis aperta”, l’associazione di persone LGBTQIA+ che lavorano nelle forze armate e di polizia. Nel 2022 c’era stata una polemica rispetto alla loro partecipazione al Pride di Bologna, perché alcune sensibilità all’interno del movimento LGBT considerano le forze dell’ordine un’istituzione che si è resa complice di atti violenti nei confronti della comunità. Noi invece vediamo la questione da un altro punto di vista.
Quale?
L’obbiettivo è sensibilizzare sempre di più e portare le tematiche che ci stanno a cuore anche in luoghi dove solitamente non vengono trattate. Più istituzioni scendono in campo con noi più si dà l’idea di una comunità che cammina tutta insieme. In un secondo momento vorremmo anche invitare le forze dell’ordine a fare dei corsi di formazione sul linguaggio inclusivo e dare loro nozioni di base sull’identità e sull’orientamento sessuale. È importante che tutti coloro che lavorano con il pubblico sviluppino una certa sensibilità.
È ancora complicato per uomini che vestono una divisa pensare di unirsi al Pride?
Mi risulta che le forze dell’ordine, a differenza di quanto avviene in altri Paesi, non possono sfilare in divisa come noi avevamo auspicato, però non c’è neanche mai stato un comunicato ufficiale di vicinanza da parte loro. Se invece si lanciasse il messaggio che sostengono il Pride e i diritti civili, sarebbe d’aiuto per le persone della comunità LGBT che ci lavorano e che potrebbero avere difficoltà ad aprirsi sul luogo di lavoro.
Qual è la scena queer di Piacenza, che in fin dei conti non è così lontana dalla grande e più “attraente” Milano?
Spesso sia dal punto di vista dell’intrattenimento che dell’attivismo le persone fanno riferimento proprio a Milano, e quindi Piacenza rimane una città in cui si fa fatica a portare avanti certe istanze perché non si trovano persone che ci si dedichino. Da alcuni anni abbiamo il sostegno di realtà del terzo settore con cui facciamo rete: collaboriamo con la USL per il consultorio e per uno spazio di supporto psicologico, abbiamo una serata drag al mese al ChezArt e gli aperitivi al circolo Arci. Non è mai abbastanza, però ce la mettiamo tutta. È giunto il momento per la comunità LGBT di attivarsi, di non partecipare solo al Pride ma fare qualcosa anche negli altri 364 giorni dell’anno.
Al Pride prenderà parte il “Borgo delle Perse” di Milano. Quanto è importante che una realtà così grande vi tenda una mano?
Frequentandolo insieme a mio marito abbiamo conosciuto il gestore e lo staff. Si è creata un’amicizia ed è nata da parte loro la volontà di sostenere una realtà più piccola come la nostra per ribadire il concetto che siamo un’unica comunità ed è ora di scendere in campo insieme. Li ringrazio, per noi è un onore averli, avranno un loro carro e organizzeranno un pullman che porterà i milanesi nella nostra città.