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La sinistra Ue chiede ritorsioni contro Israele e pressa von der Leyen: “Basta doppi standard, sostenere Gaza come Kiev”

Da The Left ai Verdi fino ai Socialisti, mezza Eurocamera chiede di prendere provvedimenti contro la mattanza nella Striscia
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Genocidio, piano di sterminio, sanzioni ed embargo. Termini che non si erano mai sentiti, tutti insieme, all’interno dell’aula del Parlamento europeo in riferimento a Israele. L’atteggiamento dell’Europa nei confronti del governo di Benjamin Netanyahu sta cambiando in maniera repentina dopo due anni e mezzo di massacri e ben poche denunce arrivate da Bruxelles. Martedì 20 maggio il Consiglio Ue a maggioranza semplice si è espresso a favore della revisione dell’accordo di associazione tra l’Unione e Israele, anche col sostegno dell’Alto rappresentante per la Politica Estera, Kaja Kallas. Il giorno dopo, il tema è passato in Plenaria e anche all’interno della maggioranza Ursula aumentano le voci di coloro che chiedono di trattare Israele con lo stesso rigore che viene riservato alla Russia.

La seduta si è aperta con il discorso della presidente della Slovenia, Nataša Pirc Musar, che ha subito rotto l’impasse passando presto a parlare della drammatica situazione nella Striscia di Gaza: “Lasciatemi essere franca, lo dirò qui al Parlamento europeo – ha premesso – A Gaza stiamo assistendo a un genocidio, lo stiamo vedendo, ma restiamo in silenzio“. Applausi da metà dell’aula, silente l’altra parte, con alcuni che hanno protestato per l’intervento del capo di Stato sloveno. Che ha ribattuto: “Se non vi piacciono le mie parole potete lasciare quest’aula”.

Solo un antipasto di quello che sarebbe successo di lì a poco, quando la Presidenza ha dato inizio al dibattito sulla crisi umanitaria nella Striscia di Gaza. Già prima della seduta, i Verdi hanno diffuso una nota in cui si accoglieva la decisione del Consiglio Ue e si chiedevano altri duri provvedimenti: “Alla luce del rapido peggioramento della situazione umanitaria a Gaza e per esercitare pressioni diplomatiche sul governo israeliano affinché rimuova il blocco degli aiuti in corso, il Gruppo Verdi/Efa accoglie con favore la revisione dell’accordo di associazione Ue-Israele, attesa da tempo, e chiede un’azione immediata, come la sospensione dell’accordo di associazione, un embargo sulle esportazioni di armi e attrezzature utilizzate per alimentare la guerra a Gaza e l’espansione degli insediamenti illegali. Ogni arma inviata aumenta le sofferenze e ogni insediamento costruito viola il diritto internazionale. Continuiamo a chiedere un cessate il fuoco immediato, sanzioni mirate e la piena assunzione di responsabilità. Il tempo sta per scadere non solo per i bambini di Gaza, ma per l’intera popolazione. L’Ue non deve rimanere in silenzio. Dobbiamo agire ora, perché le vite umane dipendono da questo”.

Il gruppo The Left, prima della seduta, aveva organizzato un die-in, con decine di sostenitori sdraiati a terra come se fossero privi di vita davanti al Parlamento Ue e altri che sventolavano delle kefiah insanguinate. “Gaza viene massacrata. Oggi abbiamo organizzato una manifestazione die-in insieme ad attivisti e società civile fuori dal Parlamento europeo. Una ‘revisione’ delle relazioni commerciali è troppo poco e troppo tardi. Embargo sulle armi ora. Sospendere subito l’accordo di associazione Ue-Israele!”, è la posizione espressa.

Ma non ci sono solo le opposizioni a dare battaglia. Il peso maggiore lo si trova nelle parole della capogruppo dei Socialisti, Iratxe Garcia Perez, che, riprendendo le posizioni intransigenti del capo del governo spagnolo, Pedro Sanchez, sposta il gruppo che fa parte della maggioranza su posizioni molto dure nei confronti dello Stato ebraico e della stessa capa del Berlaymont: “Come è possibile che la signora von der Leyen non abbia mai condannato in modo chiaro e fermo questi crimini? Come può la presidente della Commissione europea restare in silenzio di fronte a un progetto di sterminio e pulizia etnica trasmesso in diretta, ogni giorno, da Gaza? – ha detto nel suo intervento in aula – La nostra risposta all’invasione russa dell’Ucraina è stata energica, rapida ed esemplare. E adesso? Che valore ha la legalità internazionale se viene applicata solo quando conviene? Vogliamo che l’Unione europea passi alla storia per aver ripetuto gli errori della comunità internazionale in Ruanda e a Srebrenica? Ieri l’Unione europea ha deciso di rivedere l’accordo di associazione con Israele. Ma quella decisione avrebbe dovuto essere presa molto tempo fa. Il presidente Pedro Sánchez e l’allora primo ministro irlandese Leo Varadkar scrissero una lettera alla signora von der Leyen il 14 febbraio 2024 chiedendo questa revisione urgente. E non ci fu alcuna risposta. Perché ci sono voluti più di 53.000 morti perché l’Unione europea intervenisse? La revisione non basta. Sospendiamo l’accordo di associazione. Imponiamo un embargo totale sulle armi a Israele. Vietiamo il commercio con gli insediamenti illegali. E imponiamo sanzioni individuali agli alti funzionari del governo Netanyahu”.

Anche due esponenti del Pd, spesso su posizioni diverse quando si parla di conflitti, hanno chiesto con toni diversi il rispetto dei diritti umani a Gaza. Per Pina Picierno “il diritto internazionale non si piega agli interessi di parte, va rispettato tanto a Kiev quanto a Gaza. Per questo motivo, il massacro nella Striscia deve essere fermato”. Cecilia Strada, indipendente eletta nelle liste Dem, è stata ancora più dura: “C’è stato finalmente un passo importante, la decisione di rivedere l’accordo Ue-Israele, ma non basta davanti a un genocidio. L’Europa deve fermare il piano criminale di conquista della Striscia. Deve pretendere l’ingresso illimitato e senza impedimenti degli aiuti umanitari, che devono essere gestiti dalle Nazioni Unite e non da un’oscura fondazione americana, militarizzati. Dobbiamo fermare la compravendita di armi per e da Israele. Pretendere la fine dell’apartheid e la restituzione dei territori occupati illegalmente. Signori, tutto quello che facciamo ogni settimana, giustamente, per l’Ucraina, lo dobbiamo fare anche per la Palestina. Europa, abbi coraggio”.

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