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Gaza, primo segnale Ue contro Israele: l’ok di 17 Paesi a rivedere l’accordo di associazione. Il ‘no’ di Italia e Germania

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Gli Stati dell’Ue hanno deciso: Israele a Gaza ha superato ogni limite. E il Consiglio Affari Esteri ha preso una posizione netta: “La situazione è catastrofica. Gli aiuti devono arrivare subito senza ostruzioni. La pressione è necessaria per cambiare la situazione. C’è una forte maggioranza favorevole a condurre una revisione del rispetto dell’articolo 2 dell’accordo di associazione con Israele e ora lo lanceremo”. Le parole sono dell’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Kaja Kallas, al termine del summit, dopo la richiesta avanzata dai Paesi Bassi che ha trovato l’appoggio, da quanto si apprende, di 17 Stati membri. Contrari, invece, altri dieci Stati tra i quali, secondo fonti di Bruxelles, ci sono anche Italia e Germania.

La revisione implica una valutazione del rispetto dei diritti umani e dei principi democratici da parte di Israele, dato che questi stessi valori costituiscono un “elemento essenziale” dell’intesa. La proposta di revisione è stata avanzata dai Paesi Bassi e sostenuta da 17 Stati membri, tra cui Francia, Spagna, Irlanda, Belgio e Svezia, in seguito alle preoccupazioni riguardanti la situazione umanitaria a Gaza e le azioni militari israeliane. Se la revisione dovesse concludersi con l’accertamento di violazioni gravi e persistenti dell’articolo 2, l’Ue potrebbe sospendere parzialmente o interamente l’accordo. La decisione, comunque, spetterà alla Commissione europea.

“Abbiamo avuto un confronto molto intenso sulla situazione in Medio Oriente. La situazione a Gaza è catastrofica, gli aiuti che Israele ha consentito di far entrare sono una goccia nel mare, devono fluire immediatamente, senza ostacoli e su larga scala perché ce n’è bisogno – ha aggiunto la capa della diplomazia Ue – Ho sollevato questo punto con Israele, le Nazioni Unite e i leader regionali. Serve pressione per cambiare la situazione”.

Il gruppo dei 27 non riesce però a trovare l’unanimità nemmeno sull’imposizione di sanzioni nei confronti dei coloni israeliani violenti. “Abbiamo avuto una discussione – ha annunciato Kallas – ma purtroppo sono state bloccate da uno Stato membro”. Secondo indiscrezioni, lo Stato membro contrario è l’Ungheria.

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