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Sciopero Ilva, scoppia la rabbia degli operai a Taranto: occupata la statale

In centinaia si sono riversati lungo l'arteria che porta verso Bari. Scanditi cori contro il ministro Urso. L'urlo dei lavoratori: "Vogliamo lavorare, non vivere di sussidi"
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Sale la tensione per l’ennesimo momento difficile dell’Ilva. Mentre a Palazzo Chigi il governo ammette di fronte ai sindacati che la trattativa per la cessione è complicata, gli operai del siderurgico di Taranto hanno occupato la statale durante lo sciopero di 4 ore proclamato da Fim, Fiom e Uilm per richiamare l’attenzione dell’esecutivo sulla vertenza. I lavoratori si sono diretti verso la statale 7ter che collega il capoluogo jonico a Massafra e quindi poi a Bari, una delle arterie cruciali per la viabilità del territorio.

Durante la protesta – scattata per la mancanza di collegamento proprio con la riunione tra governo e sindacati – sono stati scanditi cori contro il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e più volte è stato esplicitato: “Vogliamo lavorare, non vivere di sussidi”. La situazione è precipitata negli scorsi giorni quando Acciaierie d’Italia, gestore e in amministrazione straordinaria, ha chiesto il raddoppio della cassa integrazione che ora coinvolge 4mila dipendenti, buona parte dei quali a Taranto.

La richiesta è arrivata dopo l’incidente nell’Altoforno 1 e il seguente sequestro senza facoltà d’uso disposto dalla magistratura che indaga su dinamiche e cause dell’incendio. In realtà, quell’impianto avrebbe dovuto essere spento. In questo momento dovrebbero essere in marcia Afo 4 e Afo2 ma il secondo è fermo perché non si riesce a riavviarlo a causa di numerosi problemi.

L’incidente ha insomma scoperchiato i ritardi del cronoprogramma di ripartenza impostato dai commissari del governo: se tutto fosse andato come era previsto, l’incendio non ci sarebbe stato e oggi la fabbrica produrrebbe quanto previsto. Oggi, nel corso della riunione a Palazzo Chigi, il governo ha ammesso che ci vorrano mesi per poter rimettere in marcia il secondo altoforno, che avrebbe dovuto iniziare a produrre lo scorso marzo.

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